Si aggrava la posizione di uno dei due siriani fermati mercoledì all'aeroporto bergamasco di Orio al Serio mentre tentavano di imbarcarsi su un volo per Malta con due passaporti falsi, uno austriaco e l'altro norvegese. Mentre per il diciannovenne Alari Azma resta solo l'accusa del documento falso visto che sul suo telefonino è stato trovato un video ironico sull'Isis, con miliziani armati di kalashnikov che sparano però pernacchie, che di fatto lo ha scagionato, per il suo connazionale trentenne Alali Faowaw si aggiunge l'accusa di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo, anche internazionale. Nel frattempo un afgano di 22 anni è stato fermato alla frontiera italo-francese di Bardonecchia, su un treno Tgv della tratta Parigi-Milano, per il possesso di 23 schede sim e di telefonini su cui erano salvate foto di guerra in Siria e Iraq, una delle quali ritraeva due miliziani con sei teste appena tagliate. Il giovane è stato condotto al Cie di Torino. Il ventiduenne ha spiegato ai giudici che era diretto a Roma per chiedere asilo politico: "Nel mio Paese un talebano mi voleva obbligare a combattere - ha detto - e sono fuggito". Quanto al siriano bloccato a Bergamo, nei suoi confronti la Direzione distrettuale antimafia di Brescia ha disposto il fermo: domattina comparirà davanti al gip di Bergamo Ezia Maccora per l'interrogatorio di convalida. Entrambi i siriani sono comunque in carcere a Bergamo, in isolamento, mentre la Digos della Questura sta terminando gli accertamenti sulle decine di immagini e video inneggianti l'Isis trovati sui loro smartphone (tra cui anche quello ironico sul telefonino del diciannovenne). A far scattare il fermo per il trentenne è stata proprio una sua foto con la divisa dell'Isis: i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga hanno fatto scattare il fermo. Dal canto suo, l'uomo si è sempre giustificato: "Ero un poliziotto che doveva presidiare un incrocio di Raqqa", spiegando che, quando è arrivato il Califfato, "ci si doveva iscrivere a delle liste per poter lavorare". A Raqqa il siriano ha raccontato di avere moglie e figli e di essere incappato, da poliziotto, in un episodio di corruzione e, per questo, di essere stato arrestato, condannato a cento frustate e fuggito per il timore di essere ucciso dal regime islamista. Il dubbio degli investigatori nasce dal fatto che la moglie e i figli sono però rimasti a Raqqa: il siriano non temeva ripercussioni su di loro? Per i documenti falsi i due torneranno poi davanti al giudice di Bergamo il prossimo 17 dicembre. Un'attesa che aveva gettato nello sconforto il più giovane, scoppiato in lacrime: "Odio l'Isis - aveva detto -: mio fratello era un soldato ed è rimasto ucciso. Come potrei sposare la causa che è stata all'origine della sua morte, che ha causato un così grande dolore a me e a mia madre?". Nel frattempo da Agrigento, dove era impegnato nella presentazione del libro del ministro dell'Interno Angelino Alfano, il capo della Polizia Alessandro Pansa ha parlato in generale di lotta al terrorismo: "abbiamo arato bene il terreno estirpando parecchia gramigna che voleva trasformarsi in qualcosa di pericoloso. Il Giubileo, che è un ampio palcoscenico, è un evento che fa crescere il rischio, ma che poi ci sia realmente una azione diretta contro il simbolo della cristianità e che realmente vogliano attaccarla - ha precisato ancora Pansa - è un'altra cosa. Da oltre un anno abbiamo notizie di propaganda per incutere terrore. Nessuna di questa notizia era vera. Loro sono bravissimi, noi ci mettiamo paura quando vediamo il cupolone con la bandiera dell'Isis sopra e cambiamo il nostro modo di vivere. Se il terrorista ti vuole ammazzare - ha concluso - non è che te lo viene a dire il giorno prima".
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