Appuntamento, sabato 22 ottobre 2022, alle ore 21, allo Zac! Di Ivrea (via Dora Baltea 40 b, zona Movicentro) per la presentazione del libro “Via con te” (ed. Albatros), scritto da Francesca Dighera. La presentazione sarà curata da Federico Bona, interverrà Luisa Dodaro, psicoterapeta EMDR. L’autrice è la figlia di Osvaldo e Liliana Dighera, vittime, il 10 aprile 2021, del vicino di casa Renzo Tarabella, pensionato di Rivarolo Canavese chepoco prima di ucciderli, aveva freddato la moglie Maria Grazia Valovatto e il figlio disabile Wilson. Ricordi di una vita famigliare felice e di un “dopo” difficile da capire e ancor più da spiegare a una bambina, la figlia di Francesca, che chiede «Dove sono i nonni?». «Via con te è nato per non dimenticare -spiega Francesca-:il tempo, si sa, è un anestetico per il dolore ma io vorrei che, con me, si comportasse in maniera un po’ speciale. Così lo scrivere è diventato naturale per non perdere ricordi e particolari».Una serie di istantanee felici, spezzata da quel 10 aprile che, per Francesca è stato quello che l’11 settembre 2001 ha rappresentato per il mondo: «Dico spesso che quella notte la mia prima parte di vita è finita. Da quel momento in poi ne è iniziata un'altra, completamente diversa». Le pagine del libro contengono anche un appello che Francesca non smette di lanciare: «Basta armi: non portano a nulla di bello. Le armi in casa, a maggior ragione, possono essere solo strumento di grande dolore e profonda sofferenza. Nell’ultimo anno ho parlato con tante persone di quello che è successo. E in molti casi ho trovato interlocutori che, nelle proprie case, per svariati motivi, custodiscono armi. Io lo trovo molto estremo, lontano dagli insegnamenti della mia famiglia e lontano dal mondo che vorrei per le generazioni future». Alla serata parteciperà Luisa Dodaro, psicoterapeuta EMDR:«La sua presenza–spiega Francesca Dighera -èun valore aggiunto. Lei mi ha aiutato ad alleggerire la mia anima da un peso che a momenti era davvero soffocante. Il suo intervento é volto a fare conoscere il metodo EMDR nella gestione di grandi traumi, come il mio. Nonostante io sia sempre stata una persona molto salda e positiva, mi sono resa conto fin da subito che avevo bisogno di un aiuto, di un supporto perché quanto accaduto era davvero più grande di me. Ed è quanto mi preme sottolineare anche alle altre persone che per un motivo o per l'altro si possono trovare in difficoltà. Farsi aiutare non deve essere una vergogna, ma un diritto per salvaguardare il nostro essere e cercare di fare star bene noi stessi e chi ci sta intorno».
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