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Giornate Fai d'Autunno. Sabato 16 e domenica 17 ottobre 2021

Giornate Fai d'Autunno. Sabato 16 e domenica 17 ottobre 2021

Mandria

I Giovani del FAI, con il supporto di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture, propongono per sabato 16 e domenica 17 ottobre la decima edizione delle Giornate d’Autunno con visite in 600 luoghi solitamente inaccessibili o poco noti in 300 città d’Italia tra cui 42 luoghi del Ministero della Difesa, dello Stato Maggiore della Difesa e delle Forze Armate, aperti in occasione del centenario del Milite Ignoto.
Torna la grande festa delle Giornate FAI, la più importante manifestazione di piazza dedicata al nostro patrimonio artistico e culturale. Con energia, coraggio, voglia di fare, di migliorare e migliorarsi, di condividere e soprattutto con una passione travolgente per il nostro Paese, oltre 5.000 tra delegati e volontari FAI sono pronti a far innamorare tutti gli italiani dell’Italia. L’opportunità, ogni anno nuova e diversa, per accostarsi a un patrimonio smisurato e policromo, raccontato per l’occasione con l’entusiasmo contagioso di tutti i giovani che sposano la missione culturale del FAI: diffondere e coltivare la consapevolezza che l’Italia custodisce tesori inestimabili, fondamento dell’orgoglio che ogni cittadino prova davanti all’eccezionale bellezza del Paese e solida base su cui costruire la prosperità del futuro. Le Giornate FAI sono, dunque, un incontro sentimentale, un abbraccio collettivo tra i visitatori e l’ambiente che li circonda, prodigo di natura, arte e storia. In una parola: cultura. Il catalogo dei luoghi visitabili è, come di consueto, amplissimo così come tantissime sono le tipologie rappresentate: dai complessi religiosi ai palazzi, dai castelli alle aree archeologiche, dai piccoli musei ai parchi e giardini storici, e ancora borghi, aree naturalistiche, luoghi produttivi e molto altro. Inoltre, in occasione del centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto, il Ministero della Difesa, lo Stato Maggiore della Difesa e le Forze Armate concederanno l’accesso straordinario in 42 loro luoghi-simbolo di significativa importanza storica e istituzionale.  Tutti i visitatori potranno sostenere il FAI. È infatti suggerito un contributo non obbligatorio di 3 euro. La donazione online consentirà, a chi lo volesse, di prenotare la propria visita, assicurandosi così l’ingresso nei luoghi aperti dal momento che, per rispettare la sicurezza di tutti, i posti saranno limitati. Chi lo vorrà potrà anche iscriversi al FAI online oppure nelle diverse piazze d’Italia durante l’evento. Agli iscritti saranno dedicate aperture speciali. Prenotazione online consigliata (salvo diverse indicazioni segnalate sul sito) su www.giornatefai.it; i posti sono limitati. N.B. il programma potrebbe subire variazioni. La realizzazione dell’evento nelle singole Regioni dipenderà dal loro colore nella settimana dell’11 ottobre. Le Giornate FAI d’Autunno si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito uncontributo libero, utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione.Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali. Le visite si svolgeranno nel pieno rispetto delle normative anti Covid-19. In base alle disposizioni del D.L. 105 23/07/2021, l'accesso sarà possibile solo alle persone in possesso della certificazione verde Covid-19 (Green Pass). La certificazione verde è richiesta anche per l'ingresso ai luoghi di carattere naturalistico. Per i bambini al di sotto dei 12 anni il Green Pass non è obbligatorio. Le Giornate FAI d’Autunno chiudono la Settimana Rai di Sensibilizzazione dedicata ai beni culturali in collaborazione con il FAI. Dall’11 al 17 ottobre la Rai racconterà luoghi e storie che testimoniano la varietà, la bellezza e l’unicità del nostro Paese: una maratona televisiva e radiofonica a sostegno del FAI, per emozionare e coinvolgere sempre più italiani sul valore del nostro straordinario patrimonio artistico e paesaggistico e per promuoverne la partecipazione attiva.  Rai è Main Media Partner del FAI e supporta in particolare le Giornate FAI d’Autunno 2021 anche attraverso la collaborazione di Rai per il Sociale. Luoghi FAI Piemonte   Selezione di itinerari e aperture in Piemonte TORINO Scuola di Applicazione Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 17 Durante le Giornate d’Autunno 2021 si potrà visitare eccezionalmente Palazzo Arsenale, sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell'Esercito, di solito chiuso in quanto luogo militare. Unica testimonianza del complesso del Regio Arsenale, edificato nella prima metà del Settecento su progetto di Filippo Juvarra per ospitare dal 1783 le Regie Scuole di Artiglieria e Fortificazione, il palazzo, tra i più imponenti di Torino, è caratterizzato da forme grandiose e profilo regolare: un fabbricato quadrangolare di tre piani e otto padiglioni che poggia su strutture binate, decorato da finestre rettangolari e quadrate, sollevato dal porticato, ornato da una torre barocca e uno scalone a doppia rampa. L'istituto provvede alla formazione degli ufficiali dell'Esercito e, con circa 1.000 ufficiali frequentatori, circa 100 studenti civili, 118 professori universitari e 30 docenti militari, rappresenta uno dei poli didattici di eccellenza nel panorama italiano e internazionale. La scuola vanta con orgoglio l'eredità dei grandi personaggi che l'hanno frequentata: illustri intellettuali e scienziati, come Lagrange, grandi politici come Cavour e Menabrea e generali che fecero la storia d'Italia, da Lamarmora a Cadorna a Diaz e Badoglio. Tra gli spazi che si potranno scoprire durante la visita ci saranno il salone delle armi, la biblioteca, la cappella e lo splendido cortile d’onore, lungo 66 metri, restaurato e valorizzato nel 2021 grazie al rifacimento della pavimentazione, riproposta in pietra di Luserna, e alla nuova illuminazione a LED delle facciate interne. Polo teologico – Palazzo del Seminario Metropolitano di Torino Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 17 Aprirà al pubblico il Palazzo del Seminario Metropolitano, oggi sede del Polo Teologico Torinese, fondazione nata nel 2013 dall’unione di tre realtà profondamente collegate: il Ciclo Istituzionale della Sezione parallela di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, università della Chiesa cattolica la cui sede è a Milano; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose; la Biblioteca del Seminario Metropolitano. L’edificio è un grande complesso barocco costruito a partire dal 1711 per volere del rettore Pietro Costa e progettato da Pietro Paolo Cerutti, cui si devono il disegno del portale e delle ali di levante e di mezzanotte e da Carlo Ceroni per l’ala meridionale. Il palazzo è quasi sconosciuto al pubblico e l'attività svolta è nota perlopiù a coloro che intendono insegnare religione o assumere responsabilità pastorali specializzate. Durante le visite straordinarie delle Giornate d’Autunno 2021 si potranno scoprire il grandioso chiostro a doppio ordine, l’Aula Magna, dalle preziose sovraporte e la Cappella dell’Immacolata Concezione, completata nel 1774 e ampliata nel 1793, che custodisce numerose opere di autori vissuti tra l’inizio del Seicento e la metà dell’Ottocento e attivi in residenze sabaude e chiese piemontesi: dalle porte della sacrestia dipinte da Vittorio Amedeo Cignaroli, attivo per la corte sabauda alla Venaria, Stupinigi e Moncalieri, considerate suoi capolavori giovanili, alla statua dell’Immacolata Concezione eseguita dallo scultore toscano Giovanni Domenico Olivieri, presente a Torino tra il 1730 e il 1740; dalla volta della cappella affrescata dal modenese Giovanni Battista Alberoni, che tra il 1744 e il 1761 ebbe come committenti i Savoia per lavori nella palazzina di caccia di Stupinigi e nella reggia di Venaria; dai gradini lignei dell’altare maggiore, scolpiti nel 1766 dal piemontese Stefano Maria Clemente fino all’organo del celebre Francesco Concone. Infine, del monaco camaldolese di Orvieto, Gregorio Cartaro, in Piemonte all’inizio del Seicento, è il notevole ritratto del beato Ascanio da Ceva. Il percorso toccherà anche la Biblioteca, la più grande del Piemonte tra quelle ecclesiastiche, da sempre accessibile al pubblico, con la Sala Monumentale di Lettura. Gran Loggia d’Italia degli Alam Regione Piemonte – Circolo Carignano Ingresso dedicato agli iscritti FAI Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 17 Solitamente inaccessibile, aprirà in via eccezionale il Circolo Culturale Carignano, tempio massonico del ramo della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, in Piazza Castello, nel piano nobile di un palazzo seicentesco il cui accesso è attiguo allo storico caffè Baratti&Milano. Gli ambienti occupati dalla sede della Gran Loggia d'Italia presentano pregevoli tracce artistiche e architettoniche, dal tardo Seicento ai primi del Novecento come tre soffitti lignei a passasotto con motivi decorativi di gusto rococò, quali nastri, ramages, pelacette, ripresi nella decorazione “in stile” di fine Ottocento di porte e pareti nell’attuale salone delle conferenze. Al primo piano una grande targa accoglierà i visitatori: “Associazione Culturale Carignano. Massoneria Universale di Rito Scozzese Antico Accettato. Comunione italiana. Obbedienza di piazza del Gesù. Sezione piemontese”. Dietro la porta, oltre alle sale pubbliche, ci sono quattro templi segreti, ricchi di simboli esoterici, filosofici e religiosi, figure mitologiche e rappresentazioni astronomiche: dai dodici segni zodiacali al baldacchino dello scranno del Maestro Venerabile, su cui sono inscritte sette lettere – l'acronimo di “A Gloria Del Grande Architetto Dell'Universo” – separate da tre punti, che rappresentano il triangolo, la sintesi del pensiero pitagorico, fino alle statue di Venere, Minerva e Ercole. Di particolare interesse è un fregio, risalente a fine Seicento, con immagini allegoriche allusive alla fortuna e alla virtù umana.   CHIVASSO (TO), Regia Mandria Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 17.30 Prenota
Mandria Mandria
Durante le Giornate d’Autunno si potrà scoprire la storia della Mandria, a circa 30 chilometri da Torino, creata tra il 1760 e il 1770 per volere del re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia: un tenimento dipendente dalla Venaria Reale, dedicato all’allevamento dei cavalli, in particolare di cavalle e puledre destinate alla riproduzione per coprire i fabbisogni della Corte e dell'esercito. A questo scopo furono acquistati 767 ettari di terreno nella zona di Chivasso, Mazzè, Rondissone e Verolengo e fu costruita una nuova fabbrica progettata da Giuseppe Giacinto Bays; i terreni erano attraversati da viali alberati che si intersecavano nella corte d'onore. Le cascine che circondavano il fabbricato centrale vennero raccordate con un’ordinata rete di strade. Gli edifici furono realizzati in mattoni a vista e con coperture lignee “alla piemontese” con manto in coppi. Le scuderie erano collocate sotto ordinate e magnifiche sequenze di archi: quella delle femmine e delle fattrici con puledri era collocata a nord, circondata da pascoli più nutrienti, e quella degli stalloni a sud, in modo da non disturbarsi a vicenda. Il cortile centrale, vera e propria corte d'onore con funzione di rappresentanza, presentava una forma quadrata ed era pavimentato con “sternito di pietra riccia”: al centro fu realizzato, su disegno del regio machinista Mathej, un grande abbeveratoio circolare per i cavalli (del diametro di 17,5 metri circa e altezza di 1,54 metri). Per avere l'acqua, che serviva anche per irrigare i pascoli della tenuta, venne prolungata e allargata la bialera di Caluso, a una decina di chilometri dalla Mandria. Al centro del lato di ponente vi era il cosiddetto "castello", destinato alla direzione del tenimento – direttore fu Giovanni Brugnone, che nel 1969 fondò la Scuola di Veterinaria di Torino – a cui fa pendant sul lato opposto un analogo edificio per ospitare il personale di servizio. A est, la chiesetta dedicata a Sant'Eligio, patrono dei maniscalchi, ha un delizioso interno ad aula unica, ornato nella volta di elegantissimi vasi e bracieri in stucco di gusto rocaille. Nel dicembre 1919 – dopo aver ospitato un campo destinato ad accogliere i volontari dell'esercito polacco, in via di formazione, arruolati tra i prigionieri dell'esercito austro-ungarico – la Mandria fu lottizzata e venduta a privati; attualmente una porzione di essa appartiene al Comune di Chivasso, mentre un'altra è di proprietà della Regione. VALCHIUSA (TO), Casa Gattere Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 18.00 Prenota
Casa Gattere Casa Gattere
Il paese sorge in Valchiusella, a 20 chilometri da Ivrea, sulla riva destra del torrente Chiusella, che fino al 1969 era attraversato da un ponte in pietra ad un solo arco. La Valchiusella o Val Chiusella è un territorio lungo circa 25 chilometri, situato in Canavese, che prende il nome dal torrente che la attraversa (il Chiusella). La Valchiusella è incastonata in un paesaggio sempre aperto e tra dolci pendenze, fino a Traversella dove si incunea in una forma a V, verso le Alpi Graie, fra la bassa Valle d'Aosta a nord-est e la Valle dell'Orco e Val Soana a sud-ovest. La bassa valle è caratterizzata da rilievi collinari coperti da fitti boschi e sui quali si trovano numerosi paesi. Quest'area appartiene geologicamente all'Anfiteatro morenico d'Ivrea e ospita alcuni laghi come il Lago di Alice e di Meugliano. Nella sua parte più alta, la Valchiusella è delimitata da una catena di monti le cui vette più importanti arrivano ai 2820 metri del Monfandì e ai 2756 metri del Monte Marzo. Antica frazione di Drusacco, in sponda destra del Chiusella. Una strada, completata solo nel 1920, passante per il ponte di Trausella, la collega a Novareglia e quindi all'attuale capoluogo di Vico. Il nome, comune nell'arco alpino occidentale, fa riferimento alla sua posizione sul versante in ombra della vallata principale (invèrs = a rovescio del sole). In realtà il territorio comprende il soleggiato versante sinistro del Vallone del rio Truseisa, sul quale un susseguirsi di casolari e alpeggi creano un paesaggio di grande suggestione. Sul versante opposto passa la strada asfaltata per cima Bossola (1509 m), tra bei boschetti a betulle. Attorno alla chiesa della Visitazione parrocchiale dal 1830, vi sono solo poche case. Nei dintorni bella cascina del 1785 con lunga lobbia in legno e sottostanti arcate canavesane. Lo scrittore provenzale Jean Giono (Manosque 1895-1970), discende da un ceppo familiare originario di Inverso. Il nonno, Pietro Antonio Giono, emigrò in Francia o causa dei moti del 1821, e li sposatosi, ebbe il figlio Jean Antoine, padre dello scrittore. Camminando lungo la mulattiera che da Inverso porta al monte Liun si raggiunge una cascina localmente conosciuta come "Casa Gattere" o “casa del parroco”. La casa ed il pilone votivo-tempietto posto di fianco all'edificio, quasi interamente affrescati, testimoniano l'opera realizzata dal pittore valchiusellese Giovanni Vacchio nel 1824. Sulle pareti murali dei due edifici i dipinti riprendono temi religiosi quali la trinità, l'ascensione di Gesù, e diverse figure di santi. Mentre i soffitti che portano ai ballatoi della scala interna sono dedicati a miti e dei pagani quali la Fortuna, Flora e Minerva. All'esterno, invece, sono presenti due medaglioni con simboli massonici. Allo stato attuale delle ricerche non si hanno notizie precise di chi commissionò gli affreschi nel 1824 e della proprietà.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

L'apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso guidato alla scoperta della misteriosa Casa Gattere, situata in un punto panoramico molto suggestivo, circondata da un faggeto centenario.   VAL DI CHY (TO), LUGNACCO, La tessitura del cashemere Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 18.00 Prenota
La tessitura del cashemere lugnacco La tessitura del cashemere
Il paese sorge in Valchiusella, a 18 chilometri da Ivrea, sulla riva destra del torrente Chiusella, che fino al 1969 era attraversato da un ponte in pietra ad un solo arco. La Valchiusella o Val Chiusella è un territorio lungo circa 25 chilometri, situato in Canavese, che prende il nome dal torrente che la attraversa (il Chiusella). La Valchiusella è incastonata in un paesaggio sempre aperto e tra dolci pendenze, fino a Traversella dove si incunea in una forma a V, verso le Alpi Graie, fra la bassa Valle d'Aosta a nord-est e la Valle dell'Orco e Val Soana a sud-ovest. La bassa valle è caratterizzata da rilievi collinari coperti da fitti boschi e sui quali si trovano numerosi paesi. Quest'area appartiene geologicamente all'Anfiteatro morenico d'Ivrea e ospita alcuni laghi come il Lago di Alice e di Meugliano. Nella sua parte più alta, la Valchiusella è delimitata da una catena di monti le cui vette più importanti arrivano ai 2820 metri del Monfandì e ai 2756 metri del Monte Marzo. Il paese è situato nel vallone di Chy in un ambiente naturale ricco di pascoli, di boschi e di vigneti terrazzati che scendono verso Loranzè. La sua altitudine varia sensibilmente da un'altezza minima di 245 metri fino alla quota di 2000 metri negli alpeggi Saler e Moriondo, a nord-ovest di Rueglio. Il nucleo dell'antico abitato con la cappella del Carmine e la torre campanaria si ergono a fianco di vetuste cascine , con ballatoi in legno ed archi in pietra intonacata, parla di un paese ricco di storia. Contrastano con l'antico nucleo abitativo le case moderne e le rare costruzioni industriali sorte fuori dal paese. L'origine di Lugnacco è probabilmente celtica, come sostengono secondo alcuni studiosi e sarebbe confermato dal nome del luogo e dal ritrovamento dal 1975 di un menhir nei pressi dell'abside della Parrocchiale. Proprio questo rinvenimento sarebbe da associare a un'antichissima divinità celtica, solare o lunare associata ai riti della fertilità. Il territorio venne poi abitato in epoca romana : a riprova di ciò le numerose testimonianze di urne cinerarie o lanternette sepolcrali ritrovate. Già rammentato, secondo il Casalis, nell'atto di erezione dell'abbazia di Santo Stefano ad Ivrea nel 1041, nel Medioevo Lugnacum seguì e vicende degli altri paesi della Valchiusella: prima appartenne ai Vescovi di Ivrea, poi ai Conti di San Martino (con una prevalenze del ramo degli Arondello) e alla fine del XIV secolo prese parte alla rivolta antinobiliare del tuchinaggio, nel croso della quale, secondo la tradizione, venne distrutto il castello di Chy (del quale parlano gli atti savoiardi). Alcuni studiosi locali hanno pensato di identificare alcune rovine che sorgono nei dintorni del paese, in regione Castellazzo, i ruderi di questo castello che dominava su tutta la Valle del Chiusella. Nel 1410 Rueglio fu l'ultimo comune della valle a disgiungersi dalla Parrocchia di Lugnacco. In seguito il paese ebbe lunghe liti con le terre vicine ed in particolare con Rueglio nel 1574, con Vistrorio nel 1602 e con Pecco nel 1663. La tessitura a mano ha una storia antichissima. In origine era legata alla necessità dell'uomo di difendersi dalle intemperie, nel corso dei secoli si è evoluta seguendo le trasformazioni portate dai tempi e dalle civiltà. Qualunque tipo di tessitura, anche la più elaborata, può essere eseguita con un minimo di strumenti, come testimoniano gli antichi tessuti e tappeti realizzati su telai rudimentali. Oggi sono rimasti in uso telai verticali e orizzontali: i primi per tessere tappeti e arazzi, gli ultimi per i tessuti. L'operazione della tessitura consiste nell'intrecciare i fili di ordito (verticali) con quelli di trama (orizzontali). Il lavoro consiste nel dare forma ad un'idea e tradurla in manufatto: comincia con il disegno del progetto e prosegue con la selezione dei filati in base al titolo, composizione e accostamento colori. Segue il processo di attuazione, che comprende le seguenti fasi: orditura, tessitura, finissaggio/follatura e finitura.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

L'apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso guidato alla scoperta della antichissima tradizione della tessitura a mano su telai settecenteschi e ottocenteschi, fino ai telai più moderni utilizzati nei giorni nostri: un'occasione unica di scoprire e riscoprire gli antichi mestieri dell'artigianato.   CASELLE TORINESE, Museo dell'industria e dell'aeronautica Apertura: sabato 16 dalle ore 9 alle 10.30 e dalle 14 alle 15,30 Prenota
Museo Leonardo Museo Leonardo
Situato presso lo stabilimento Leonardo Velivoli di Torino-Caselle, il Museo dell'Industria Aeronautica Leonardo ospita alcune tra le produzioni più significative dell'Azienda: dai velivoli costruiti in legno e con le superfici alari ricoperte in tela, a quelli prodotti in fibra di carbonio e titanio, con sofisticati sistemi di navigazione e gestione della missione, sino agli innovativi aerei pilotati da remoto. Il Museo è frutto di un progetto, avviato nel 2013, di recupero e conservazione dei velivoli storici presenti presso i siti industriali della Divisione Velivoli di Leonardo, grazie al supporto del GAVS - Gruppo Amici Velivoli Storici di Torino e dei volontari del Gruppo Seniores Leonardo, che gestiscono le attività di manutenzione degli aerei e l'accoglienza dei visitatori.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

In mostra sono esposti alcuni velivoli storici completi ad ala fissa tra cui: il biplano SVA 9 del 1917, utilizzato tra gli altri da Gabriele D'Annunzio, recuperato negli anni ‘70 dall'allora Aeritalia e restaurato dall'Azienda con la collaborazione del GAVS-Torino; il primo prototipo dell'Eurofighter del 1994, che rappresenta ancora oggi la maggiore realizzazione tecnologica europea nel campo dei velivoli da difesa; un AMX, aereo di cui sono stati prodotti tra gli anni '80 e '90 oltre 250 esemplari, utilizzato per speciali test di un apparato di trasmissione di dati satellitari; un Fiat G.91 modello che ha segnato la rinascita industriale del Paese negli anni '50, primo aereo a getto, prodotto in serie progettato e sviluppato in Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale; il dimostratore dello Sky-X, velivolo non pilotato con motore a getto e, infine, un esemplare di Tornado, utilizzato anch'esso come piattaforma per test della versione ECR, Electronic Combat Reconnaissance. Il percorso inoltre è corredato da una serie di equipaggiamenti di bordo, come fotocamere del G.91, radar F-104, orizzonti artificiali e strumenti di navigazione sia dell'F-104, sia dell'AMX, una riproduzione della macchina fotografica Lamperti/Garbagnati usata sullo SVA negli anni 1915-1920, manichini con le tute dei piloti, modelli da esposizione e riproduzioni, a partire dal 1918 fino ai giorni nostri.   RUEGLIO, Casa Museo Kà 'd-Mezanis Apertura: sabato 16 e domenica 17, dalle ore 10 alle 17.00 Prenota
Casa museo Ka 'd-Mezanis Casa museo Ka 'd-Mezanis
Il paese sorge in Valchiusella, a 16 chilometri da Ivrea, sulla riva destra del torrente Chiusella, che fino al 1969 era attraversato da un ponte in pietra ad un solo arco. La Valchiusella o Val Chiusella è un territorio lungo circa 25 chilometri, situato in Canavese, che prende il nome dal torrente che la attraversa (il Chiusella). La Valchiusella è incastonata in un paesaggio sempre aperto e tra dolci pendenze, fino a Traversella dove si incunea in una forma a V, verso le Alpi Graie, fra la bassa Valle d'Aosta a nord-est e la Valle dell'Orco e Val Soana a sud-ovest. La bassa valle è caratterizzata da rilievi collinari coperti da fitti boschi e sui quali si trovano numerosi paesi. Quest'area appartiene geologicamente all'Anfiteatro morenico d'Ivrea e ospita alcuni laghi come il Lago di Alice e di Meugliano. Nella sua parte più alta, la Valchiusella è delimitata da una catena di monti le cui vette più importanti arrivano ai 2820 metri del Monfandì e ai 2756 metri del Monte Marzo. L'ipotesi più accreditata per quanto concerne l'origine di Rueglio è legata alla fase di espansione dell'Impero Romano (a partire dagli ultimi decenni del III secolo a.C) nei territori che prenderanno la denominazione di Gallia Cisalpina, e alla scelta di confinare in siti montani i cittadini sospettati di infedeltà verso gli occupanti. I riferimenti a un bosco di rovi collocato su una altura di quasi settecento metri, confinante con il territorio entro cui sorgeva un agglomerato significativamente denominato “Exilium” (l'odierna Issiglio), sono più di un indizio sulla nascita del primo insediamento ruegliese, che con ogni probabilità costituì rifugio per quei prigionieri che riuscivano a fuggire dal centro di detenzione; il professor G. D. Serra (ordinario di glottologia all'Università di Cagliari) sostiene infatti che il toponimo Rueglio derivi proprio da quello stesso bosco di rovi, e nello specifico dal plurale latino “rubelli” (“rovi”). È possibile che i fuggiaschi abbiano anche trovato rifugio e accoglienza presso alcune popolazioni di origine celtica, delle quali è attestata la presenza a partire dal 500 a.C. Secondo il Casalis e il Bertolotti queste popolazioni vissero per lungo tempo alla macchia, osservando riti pagani, elementi che forse possono contribuire a comprendere la particolare parlata ruegliese, nata da un latino volgare pesantemente influenzato dal sostrato celtico, e le molte usanze che restano in parte indecifrabili e di difficile inserimento nel resto delle tradizioni valchiusellesi. Quando cominciarono a dare una forma stabile all'insediamento, i primi abitanti di Rueglio ebbero cura di disporre le abitazioni al centro di un anfiteatro, raggruppate e al riparo sia dai venti freddi delle Prealpi che dagli eventi di tracimazione delle acque. Questa collocazione temporale dell'origine del nucleo di Rueglio è avvalorata anche da alcuni ritrovamenti di tombe romane, avvenuti a fine ottocento. La casa di Mezanis venne edificata all'inizio del XV secolo dalla famiglia Scala. Verso la fine del 1600 il proprietario era il notaio ruegliese Antonio Scala giudice nominato dal conte San Martino di Parella, il quale fece costruire una torre con funzione di avvistamento e segnalazione. La casa a quel tempo era circondata da un vasto terreno e Domenico ne donò una parte del terreno alla popolazione di Rueglio perchè vi fosse costruito un forno pubblico che in seguito divenne sede di carbonari e negli anni '20 ospitò il primo gruppo di socialisti ruegliesi. Verso la metà del settecento la casa fu abbandonata per la morte dei proprietari durante una epidemia di peste e rimase per molti decenni disabitata, conservando gli arredi e gli affreschi. Nella prima metà dell'800 divenne proprietario della casa Battista Cura Stura, che frazionò il giardino vendendolo a diversi ruegliesi che vi costruirono le attuali case. La casa è di attuale proprietà del Comune il quale lo ha recentemente restaurato grazie ad un finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture dei Trasporti nell'ambito del progetto "6000 campanili". Casa museo Ka d'-Mezanis La sua struttura è rurale, ma la presenza di alcuni elementi di pregio ne fanno un unicum architettonico nel panorama canavesano. I lineamenti che contraddistinguono l'edificio sono testimonianza dell'edilizia del territorio montano fra il XVI e il XIX secolo. L'intero edificio è stato in perenne trasformazione sin dal suo inizio: dal nucleo quattrocentesco semi-fortificato, fino alle aggiunte settecentesche. La Sfera metidrica di Pietro Corzetto Vignot Globo del diametro di 5 metri che non pesava più di 500 quintali e quindi galleggiava naturalmente, era l'antenato del sommergibile e doveva servire per scendere solo in profondità senza effettuare spostamenti laterali.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

L'apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso guidato alla scoperta dell'unicum architettonico di Ka 'd-mezanis, testimonianza dell'edilizia del territorio montano fra il XVI e il XIX secolo, passando attraverso la storia della Sfera Metidrica e del suo ideatore Pietro Corzetto Vignot e ponendo l'accento sulla Chiesa parrocchiale di San Filippo e San Giacomo.  
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