I rifugiati portano con sé nella fuga un bagaglio di competenze, coraggio e determinazione che possono arricchire le comunità ospitanti, diventando risorse preziose per la società e per il bene comune. #ilcieloèditutti (un hashtag per questa giornata) Il 20 giugno viene celebrata la Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita dall’ ONU per commemorare l’approvazione della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati sancita nel 1951, organizzata dall’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, per sensibilizzare governi, forze politiche e opinione pubblica sul fenomeno delle migrazioni. Ma quanti sono i migranti che hanno raggiunto il nostro Paese? Da quali nazioni provengono? Quali sono i motivi che li spingono a emigrare? Quali sono le aspettative per il futuro loro e delle loro famiglie? I dati pubblicati sul sito dell’UNHCR indicano che a gennaio 2021 sono arrivate in Italia 16.819 persone delle quali il 20% sono minori, accompagnati e non-accompagnati. La maggior parte si sono stabilite in Sicilia. A partire dal 2014, anno in cui sono arrivate 170.100 persone, è stato raggiunto un “picco” di arrivi nel 2016, con 181.436 persone, seguito da un calo negli anni successivi: gli arrivi sono stati nel 2019 11.471 e, nel 2020, 34.154. Purtroppo, come sappiamo, durante il viaggio, attraverso le tristemente note “rotte balcaniche” via terra o con i “barconi” via mare, molte altre persone hanno perso la vita: si parla di circa 16.477 dal 2014 al 2020. La maggior parte dei rifugiati proviene dal Bangladesh (17,8%), dalla Tunisia (13,5%), dalla Costa d’Avorio (9,6%), dall’Eritrea (6,6%), dalla Guinea (6,4%), dall’Egitto e dal Sudan (6,2%), altri dal Marocco, dal Mali e dall’Algeria. I principali motivi che spingono i migranti a lasciare il loro paese di origine sono la fuga dalla guerra, le carestie, la miseria endemica e le persecuzioni etniche e/o religiose. Saber, non ha mai visto il suo paese, il Sudan. È diventato un rifugiato a 2 anni, quando è stato costretto a fuggire in Etiopia con la sua famiglia, ha trascorso tutta la sua vita in un campo rifugiati, dove faceva 16 km a piedi ogni giorno per raggiungere la scuola, non ha mai rinunciato al suo desiderio di studiare. A 22 anni ha ottenuto l'opportunità di una vita, quando è stato selezionato per una borsa di studio dall'Università di Milano attraverso il programma University Corridors for Refugees, racconta: “è stato incredibile per me venire in Italia, perché ho passato 20 anni nel campo-profughi e chi era con me non aveva mai visto nessuno andare fuori, all’estero. Chi è cresciuto in un campo-profughi è qualcuno che ha un disagio psicologico, è qualcuno che ha perso la famiglia, è qualcuno che ha perso la sua Patria, è qualcuno che ha perso tutto, anche le cose essenziali come acqua, cibo, vestiti, riparo…. Adesso frequento un corso sui diritti umani... Avevo paura di non riuscire a interagire con la comunità italiana, perché nuova per me, ma l’università. gli enti che mi hanno seguito mi hanno aiutato.Sono venuto qui per aumentare la mia conoscenza e per diventare un esempio per la mia comunità… quando dormo sogno questo, ho bisogno di migliorare la vita dei bambini nel campo-profughi.” Il COVID-19 ha messo a dura prova l’assistenza sanitaria, le scuole e le nostre comunità. Tutti abbiamo dovuto fare la nostra parte e, nonostante le sfide, i rifugiati si sono fatti avanti e noi, come Consulta Stranieri siamo al loro fianco nel ricostruire un futuro in dignità. Dobbiamo e vogliamo essere parte attiva di sostegno nell’accoglienza ed integrazione nella nostra Città, partendo da semplici azioni come quello della riapertura dello sportello informativo per stranieri, o al reperimento di un’adeguata sistemazione abitativa, o all’accompagnamento ai corsi di alfabetizzazione e/o professionali. #ilcieloèditutti, adoperiamoci perché lo sia veramente, insieme possiamo fare la differenza!
Gabriella Colosso Presidente Consulta Stranieri del Comune d’Ivrea
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