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25 aprile. Il contributo del professor Luciano Canfora

Il professor Luciano Canfora doveva essere con noi ad Ivrea e a Lace per celebrare il 25 Aprile. Purtroppo la situazione sanitaria non lo ha permesso. Lo ringraziamo comunque per la sua disponibilità e la squisita cortesia dimostrata durante gli incontri telefonici. Ci ha inviato la pagina di un libro del 1963 “Aldo dice 26x1” di Pietro Secchia (troverete l’immagine qui al fondo). Il professor Canfora, di suo pugno, invita a meditare su quelle ormai lontane parole. In sostanza, vi si affronta quello che è il nodo centrale della Resistenza e del dopoguerra, sino ad oggi. Il nodo della politica, ancora non risolto.
Luciano Canfora
Diceva, Secchia: «Il vero problema politico era ed è… se la vittoria della Resistenza e dell’insurrezione doveva significare la rottura del vecchio ordine… l’instaurazione di una effettiva democrazia oppure rappresentare il ritorno allo stato prefascista ed in un certo senso la continuità anche di quello fascista…» E’ in parte quel che avvenne, e prendendo a prestito un giudizio coniato quasi trent’anni prima per la grande guerra, si può dire forse che quella della Resistenza fu una “vittoria mutilata”? «Si trattava di restaurare il vecchio stato liberale prefascista oppure di dare vita ad un regime veramente democratico?» Sappiamo che la realtà oscillò sempre fra i valori nuovi della Costituzione e la riluttanza, se non opposizione degli apparati statali e delle forze politiche più retrive. «Non era possibile fare meglio e di più…- si chiede Secchia - … mantenere più saldamente certe posizioni conquistate, non cedere al ricatto degli occupanti e delle forze reazionarie?... Certe posizioni non furono conquistate come avrebbero dovuto, altre abbandonate senza la necessaria lotta.» In quella situazione emersero “debolezze ed errori “ e si giunse in breve alla “restaurazione del capitalismo senza realizzare la “vera democrazia”. «Questo è il problema, e non altro.» Ce lo siamo trascinato sino ad oggi, partendo dall’ “amnistia” del 1946 dell’allora ministro della giustizia Togliatti, passando poi attraverso le pagine più buie della Repubblica, con i tentati colpi di stato, gli apparati deviati, il terrorismo di destra e di sinistra talvolta intrecciati e mai chiariti. Lo riscontriamo nelle parole e negli sguardi di tanti Partigiani, delusi dal mondo qual è, non come lo speravano combattendo. Oggi il significato più sostanziale di “destra” e “sinistra” rischia di perdersi, a tutto vantaggio delle forze più reazionare, sovraniste, neofasciste. Dandoci libertà e democrazia, i Partigiani hanno per definizione concesso una libertà di pensiero, parola, azione anche a chi continuò ad essere fascista. E’ la caratteristica precipua della democrazia, della quale purtroppo approfittano maggiormente le destre. «Tutti i partiti antifascisti, nessuno escluso, dovrebbero approfondire lo studio con uno spirito autocritico che prescinda per quanto è possibile dal patriottismo di partito.» raccomandava Secchia. Con una sola pagina, e la sua nota a margine, il professor Canfora ci ha suggerito l’argomento per un dibattito che, prendendo spunto dalla Festa di Liberazione, potrebbe continuare nei mesi prossimi. Magari con un nuovo Direttivo allargato nella Sede dell’Anpi, con partiti, associazioni, movimenti, cittadini… Grazie professor Canfora, buon 25 Aprile a Lei!    La pagina del libro inviata dal professor Canfora, con le note di suo pugno
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