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“C’era una volta il Natale”: viaggio nelle tradizioni del Canavese

Maria Jose Ragona guida un percorso tra storia, simboli e memorie delle feste canavesane

“C’era una volta il Natale”: viaggio nelle tradizioni del Canavese

“C’era una volta il Natale”: viaggio nelle tradizioni del Canavese

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Il Comune di Castellamonte dedica il pomeriggio di sabato 13 dicembre 2025, alle ore 16, a un viaggio dentro la memoria natalizia del Canavese con una conferenza che riporta alla luce riti, credenze e piccoli gesti tramandati per generazioni. L’incontro, ospitato al Centro Congressi “Piero Martinetti” di via Pasquale Educ 59, porta un titolo che racconta già tutto: “C’era una volta il Natale. Storia, racconti, testimonianze e tradizioni del periodo Natalizio in Canavese”, narrato dalla ricercatrice Maria Jose Ragona.

Ragona, studiosa delle tradizioni agricole e delle testimonianze popolari, intreccia storia documentata e memoria orale. Dalle sue ricerche emerge che non esiste una data certa della nascita di Gesù e che la scelta del 25 dicembre come giorno del Natale è frutto di un lungo percorso storico e simbolico. La consuetudine risale alla fine del IV secolo e trova una collocazione stabile solo nel V secolo, legandosi al solstizio d’inverno, alla rinascita della luce e alle profezie che annunciano il Cristo come luce eterna.

Nel suo racconto compare anche il monaco Dionigi il Piccolo, che nel VI secolo propose di contare gli anni a partire dalla nascita di Gesù, dopo secoli in cui il tempo si misurava dalla fondazione di Roma o dalla creazione del mondo secondo il calcolo biblico. Sono passaggi che mostrano quanto il Natale sia una costruzione storica complessa, nata dall’intreccio di riti, esigenze liturgiche e culture differenti.

La conferenza attraversa poi le testimonianze canavesane raccolte da Costantino Nigra e Delfino Orsi. Dai loro documenti emergono recite natalizie del Settecento e dell’Ottocento, con gruppi di pastori che durante la messa di mezzanotte offrivano alla parrocchia prodotti della terra: burro, uova, latte, miele, uva, farina da polenta, polli, colombe o tortore, fasce per neonati. Doni semplici, simboli di una fede radicata nella vita quotidiana e nella concretezza del lavoro agricolo.

Accanto alla storia, Ragona porta in scena la voce delle persone. Ricordi di quaderni decorati con vischio e pungitopo, di canti in latino che nessuno capiva ma che alimentavano il mistero, di angioletti di zucchero assaggiati lentamente per conservarne la magia il più a lungo possibile. E poi la Letterina di Natale, nascosta sotto il piatto dei genitori e piena di promesse: impegnarsi a scuola, aiutare in casa, seguire i consigli degli adulti, rispettare le regole.

Il viaggio proseguirà tra Re Magi, previsioni del tempo per l’anno successivo basate su antiche pratiche popolari, simboli come presepe, vischio e agrifoglio, fino alle lotterie e ai piccoli premi che accompagnavano le feste di un tempo. Un mosaico di memoria collettiva che racconta come il Natale sia cambiato, ma senza perdere del tutto le sue radici.

L’ingresso è libero e gratuito.

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