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05 Maggio 2017 - 18:54
La Corte d'Assise d'Appello di Torino ha condannato all'ergastolo Antonio Giambò, accusato di aver freddato con un colpo di pisola alla nuca, nel gennaio 2012, il 39enne Pietro Tevere. In primo grado l'uomo era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Cosimo Vasile, 38 anni, ucciso il 5 gennaio 2013 all'uscita di una pizzeria, ma era stato assolto per l'omicidio di Tevere. Entrambi i delitto, secondo quanto emerso nei due processi, erano maturati all'interno di un regolamento di conti tra una banda specializzata in furti e rapine.
Carmelo Conti, presunto complice di Giambò, scagionato in primo grado e condannato a nove anni per altri reati, è stato nuovamente assolto dall'accusa di complicità nell'aggressione a Vasile.
Il movente dell'omicidio Tevere sembra essere la droga, mentre all'origine del delitto Vasile, secondo gli inquirenti, ci sarebbe una lite sulla spartizione dei profitti della rapina messa a segno il 22 settembre 2011, sulla bretella Ivrea-Santhià, a un camion della ditta Verres Spa, che trasportava tondelli per coniare monete: un bottino da circa 6 milioni di euro.
Giambò è difeso dagli avvocati Mauro Ronco e Nicola Ciafardo, che, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, annunciano ricorso in Cassazione. Carmelo Conti è seguito dai legali Roberto De Sensi e Tindero Grasso.
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