Riceviamo e pubblichiamo. La Giunta Regionale del Piemonte, in un emendamento al Disegno di Legge 181, ossia il Bilancio di previsione finanziaria 2022-2024, a prima firma dell’Assessore regionale Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia), prevede uno stanziamento, nell’anno in corso, di Euro 400 mila ad associazioni del privato ed organizzazioni di volontariato, affinché “premino” le prime 100 donne che decidono di non ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (ci sarà il click-day tanto di moda in questo periodo?), ossia 4 mila euro a ciascuna una tantum, una volta e basta, ossia una “mancetta” propagandistica inutile a sostenere la libera autodeterminazione delle donne ma utile a carpire la benevolenza di alcune realtà associative. Nella stessa legge di bilancio, la Giunta Regionale del Presidente Cirio non ha previsto alcuno stanziamento per l’applicazione della delibera 211/2018, “Indirizzi e criteri per garantire l’effettivo accesso alle procedure per l’interruzione di gravidanza e l’effettiva applicazione della legge sui Consultori familiari”, per la piena applicazione della legge 194/1978, che sancisce l’accesso libero, diretto e gratuito per tutte le prestazioni erogate nei consultori della Regione per tutte le cittadine e i cittadini, italiani o stranieri, residenti o domiciliati sul territorio con particolare attenzione agli adolescenti. Inoltre, al fine di adottare azioni atte a promuovere la salute sessuale e riproduttiva delle giovani generazioni, di facilitare le scelte di pianificazione familiare efficaci e di tutela della salute delle donne, e, quindi, di ridurre i tassi di abortività, promuove e garantisce opportunità di accesso facilitato alla consulenza e alla pratica contraccettiva. In particolare, l’opportunità di accesso facilitato alla consulenza contraccettiva all’interno dei consultori, in spazi dedicati, non giudicanti, con professionisti formati, è risultata efficace a ridurre le gravidanze indesiderate. Per sostenere realmente l’autodeterminazione delle donne e la maternità consapevole non servono bonus demagogici ma interventi a sostegno alla maternità, di conciliazione della vita familiare e lavorativa, servono welfare e servizi alla famiglia come asili nido, “baby pit stop”, politiche per la realizzazione delle pari opportunità e Consultori Familiari messi in condizioni di essere efficaci collettori tra i servizi sanitari e socioassistenziali disponibili e le necessità delle donne. D'altronde i numeri dicono che nell'Italia del 2021 il 42,6% delle donne con figli non lavora, una donna su tre è costretta ad un part time involontario e soltanto 1/10 dei contratti a tempo indeterminato attivati nel primo semestre del 2021 è stato a favore di donne (i dati sono tratti dal report "Le equilibriste - la maternità in Italia 2022" di Save the Children) e come risulta dalla relazione ministeriale annuale sulla 194 la fragilità economica non è la causa principale del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre, dalla relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri (Anno 2018) si evince che su un numero complessivo pari a 49.451 le dimissioni e le risoluzioni consensuali hanno riguardato principalmente le lavoratrici madri, a cui sono riferiti n. 35.963 provvedimenti, pari a circa il 73% dei casi. La motivazione più ricorrente permane l’incompatibilità tra l’occupazione lavorativa e le esigenze di cura della prole, pari a circa il 36% del totale. Nell’ambito della citata motivazione sono ricomprese le seguenti voci a giustificazione della necessità di lasciare il lavoro: per l’assenza di parenti di supporto: 27% del totale; per l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato, es. asilo nido o baby-sitter: 7% del totale; per il mancato accoglimento al nido: circa il 2% del totale. Il servizio di asilo nido comunale è da considerarsi un servizio sociale di interesse pubblico non solo finalizzato alla temporanea custodia dei bambini per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia ed anche per facilitare l’accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale e sostegno alla genitorialità, ma anche come strumento fondamentale nei percorsi di crescita del bambino. Infatti, la diffusione di questi servizi concorre a garantire le pari opportunità di educazione e di cura e a ridurre le disuguaglianze territoriali, economiche, etniche e culturali. Pertanto, in vista del ballottaggio del prossimo 26 giugno, sarebbe interessante abbandonare per un attimo le interessantissime questioni su incroci/rotonde, lampioni e parcheggi, per comprendere la prospettiva politico-amministrativa dei due candidati, Clara Marta e Claudio Castello, sul futuro sviluppo della città come città attenta ai giovani, alle giovani famiglie ed alle future famiglie attraverso politiche attive sui servizi socioassistenziali e sanitari per l’autodeterminazione delle donne, la sessualità e la genitorialità consapevole e per l’infanzia. Quindi, propongo alcuni quesiti, sicuramente non esaustivi, sui quali mi piacerebbe sapere il parere dei due contendenti alla carica di sindaco della Città di Chivasso:
La sua Amministrazione interverrà presso l’assessore regionale alla Sanità affinché ai consultori pubblici sia garantita la necessaria dotazione di risorse umane ed economiche, per poter svolgere e potenziare i percorsi di genitorialità responsabile, educazione alla sessualità e alla contraccezione, alla tutela della salute riproduttiva delle donne e degli uomini, compresa l’attuazione di quanto previsto dalla delibera regionale 211 del 2018 sull’erogazione gratuita di metodi contraccettivi?
La sua Amministrazione collaborerà con l’ASL per sostenere l’attività e la conoscenza tra i giovani frequentanti le scuole del territorio comunale del Consultorio Giovani, presente all’interno dei Consultori Familiari, come luogo dove i giovani abbiano l’opportunità di ricevere informazioni su sessualità responsabile e consapevole, prevenzione delle Malattie Sessualmente Trasmesse e prevenzione delle gravidanze indesiderate con la contraccezione da parte di professionisti competenti in spazi dedicati?
La sua Amministrazione potenzierà il lavoro di rete tra i Consultori e la rete sanitaria e i servizi socioassistenziali rivolto al sostegno delle donne in condizioni di fragilità socioeconomica, che consenta loro di affrontare percorsi concreti di autodeterminazione, che ne garantiscano la dignità e la libertà di scelta?
Quanti asili nido comunali ci sono a Chivasso? Quanti posti a disposizione e quanti ne sarebbero necessari in base alle richieste? Cosa si è fatto fino ad ora per adeguare l’offerta alla domanda e cosa intende fare nei prossimi 5 anni, in caso di elezione?
Gli “asili famiglia” possono essere un’opportunità di imprenditoria individuale femminile e, contemporaneamente, di servizio alle famiglie? Sono presenti a Chivasso? La sua Amministrazione interverrà con percorsi “accompagnati” per lo sviluppo e la facilitazione di questo servizio?
Sempre in ottica di servizi volti a rendere la Città più “friendly” per le famiglie, parliamo di “Baby pit-stop”. Sono presenti a Chivasso? La sua Amministrazione implementerà il servizio negli uffici ed edifici pubblici aperti al pubblico (Uffici comunali, Palazzo Einaudi) e ne sosterrà l’attivazione in luoghi di aggregazione pubblici e privati?
Cittadino Marco Riva Cambrino
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