Metti una sera al club per scambisti, una trasgressione per sconfiggere la noia di un inizio d'estate in provincia. E metti allo stesso tavolo un'insegnante giovane e avvenente, fisico slanciato e tacchi a spillo, con due sue studentesse, una delle quali ancora minorenne. Quella che sembra la trama di un film osé è invece la storia che andrà in scena oggi al tribunale di Ivrea, nel processo alla docente, oggi trentaseienne. E' accusata di violenza privata: avrebbe minacciato di bocciare le due ragazze se il loro 'segreto' fosse stato rivelato. Tanto è bastato agli inquirenti per farla finire davanti al giudice, dopo la denuncia della direttrice della scuola, un istituto professionale dell'eporediese. "Quando la voce di quella serata hard è diventata più che un pettegolezzo - raccontò la direttrice - ho convocato le due studentesse, che mi hanno confermato di essere state in quel locale con l'insegnante, così mi sono recata dalla polizia. E poi l'ho licenziata". Il racconto 'boccaccesco' è già stato confermato sul banco dei testimoni da un amico dell'insegnante. L'uomo che in una serata del giugno 2010 accompagnò le tre donne al club per scambisti riferì dei drink consumati sui divanetti del locali dalle luci soffuse, delle battute e delle risatine. "Ma non sapevo che una di loro fosse minorenne, non chiedo mai l'età a una donna...", tentò di giustificarsi. L'insegnante - che nel frattempo ha già vinto la causa contro il licenziamento ottenendo anche un risarcimento economico attraverso il suo avvocato, Stefano Catalano ha sempre raccontato un’altra versione. "Quelle due studentesse non sono mai entrate nel privè", sostiene il legale. Niente sesso, dunque, ma solo il desiderio di scoprire quel mondo tanto decantato dalla loro insegnante. Tanta "curiosità", insomma, quella che ha finito per rendere pubblica la storia per cui una delle due studentesse, che all'epoca dei fatti aveva diciannove anni, si è costituita parte civile. "Chiederò al giudice che vengano ascoltate", aveva riferito l'avvocato Catalano smontando il reato ipotizzato dagli inquirenti. "E' un'accusa priva di fondamento - disse -: per violazione privata si intende impedire qualcosa a qualcuno con la forza. Non a parole". Tanto più, concluse, "che l'insegnante non avrebbe potuto bocciare le due studentesse. I fatti si sono svolti a giugno inoltrato e i registri per l'ammissione agli esami erano già stati compilati". Di tutt’altra avviso le due studentesse. "La professoressa mi chiedeva con insistenza se volevo uscire con lei", aveva riferito agli inquirenti una delle due, quella che all'epoca dei fatti era appena maggiorenne. L'altra allieva ha raccontato che un giorno, in classe, l'avvenente prof avrebbe mostrato un babydoll da infermiera rivelando che lo avrebbe indossato quella sera. Il processo ricomincia oggi La professoressa, intanto, ha rimosso la sua pagina Facebook ed è emerso che serate trascorse nel club privè sarebbero addirittura due...
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