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11 Gennaio 2021 - 10:56
Margherita Rosso dei Pogliani
Riceviamo e pubblichiamo.
Spesso le paure sono governate dalla frequenza e dal modo in cui i media parlano di certi argomenti, ma i pericoli dipendono dalla frequenza con cui si verificano i fatti dannosi. Per questo noi ambientalisti abbiamo paura di queste ultime allarmanti notizie: altro non sono che la somma di una serie di cattive notizie con la quale conviviamo e contro cui combattiamo da tempo immemore.
Percorrendo le arterie stradali che collegano le nostre città, non occorre fare molta strada per incontrare colline di rifiuti coperti da strati erbosi che rilasciano scie maleodoranti per km. Io stessa vivo a ridosso di una discarica da oltre 30 anni e ho visto portarci qualunque cosa e non è ancora finita.
La ricerca ora di un sito per il deposito nucleare nei nostri paraggi ci sconvolge: le aree individuate qui in Piemonte sono incredibilmente belle tra tanta devastazione.
Sembra che i nostri soloni della politica abbiano giocato a incastrare pezzi di un puzzle, andando alla ricerca di posti ancora liberi da riempire di rifiuti. Perché proprio in Piemonte così tanti siti idonei?
La mia opinione, condivisa da altri ambientalisti è che sia proprio un’indicazione ben precisa, altrimenti non si spiega questo accanimento con la continua richiesta di impianti di riciclo, lavorazione Forsu, e quant’altro, di ogni sorta, contro i quali dobbiamo produrre documentazioni, studiarci carte, fare petizioni per combatterli.
Le cave sono in aumento spaventoso, la storia ci insegna, basta pensare a Valledora, cave su cave riempite da qualsiasi porcheria.
Le cave fanno paura e preoccupano, gli elenchi sono infiniti e in aumento, strade sempre più grandi e buchi infiniti.
Ora la richiesta di un impianto nazionale proprio qui vicino in un’area dove ci sono tutti campi coltivati a mais e grano, dove esistono cascine produttive e addirittura a ridosso della tenuta storica della Mandria, che è sotto la tutela delle Belle Arti, e dove si porta avanti un discorso di ritorno alla natura e alle coltivazioni.
Un impianto che coinvolgerebbe Comuni come Chivasso, Mazzè, Caluso. A Caluso, a ridosso delle colline dove si produce l’Erbaluce, famoso in tutta Italia. Con quale criterio si scelgono siti “idonei” come questo? Chi conosce e studia e vive il territorio non può farsene una ragione, ci si può solo dare risposte negative, che è già deciso dalle alte sfere, che nemmeno sanno dove sono le nostre produttive frazioni di contadini. O le piccole città dove ancora si cerca di vivere in misura umana.
Io spero nel grande lavoro che si sta facendo in Città Metropolitana, ho fiducia in Marco Marocco e nei suoi collaboratori, che stanno cercando di demolire anche questo progetto infame.
Ho meno fiducia nei politici di turno, che prenderanno in mano la palla, per farsi propaganda elettorale, ma conoscendo un po’ i loro movimenti sfrutteranno la loro popolarità e le conoscenze varie per scambiarsi favori e non darsi dispiaceri l’uno con l’altro. E magari riusciranno in qualche strano modo a rispedire al mittente. Tutto questo movimento dà loro visibilità e le ambizioni son tante. Auguriamoci che i vari telegiornali seguano quelli giusti che dicono no al progetto nelle campagne a noi vicine.
Margherita Rosso
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