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SALERANO. Sopraelevazione A5, braccio di ferro tra Ottino e Autorità di Bacino

SALERANO. Sopraelevazione A5, braccio di ferro tra Ottino e Autorità di Bacino

Elio Ottino

Braccio di ferro tra il Sindaco di Salerano Elio Ottino e l'Autorità di Bacino del Fiume Po. Il primo esprime e ribadisce i forti dubbi sull'utilità della sopraelevazione del tratto di autostrada dell'A5, da Pavone e Borgofranco, con cui Ativa ha barattato con la Regione la proroga trentennale della concessione autostradale, e che comporterà l'innalzamento di quattro metri e la creazione di un viadotto a Fiorano in sostituzione dell'attuale terrapieno.

Ottino, in un documento di sette pagine inviato il 26 gennaio, ha espresso tutte le critiche riguardanti l'impatto sulla sicurezza, e sul fatto che la nuova opera condizionerà pesantemente il nodo idraulico, specie di fronte al mancato abbassamento del piano di compagna dell'incile, ovvero l'area di sfogo in cui dovrebbe defluire la Dora Baltea, e che non è detto riesca a contenere tutta l'acqua.

La risposta è arrivata il 2 febbraio. E non contiene affatto rassicurazioni. L' Autorità di Bacino risponde, anzi, in maniera piuttosto seccata. Come dire: "l'autorità competente sono io, non scocciare". Rigetta infatti le preoccupazioni, affermando, in due brevi pagine, che la ricostruzione di Ottino è "formalmente ineccepibile" ma "non tiene del fatto che le conoscenze sul nodo idraulico hanno continuato ad approfondirsi anche per effetto di un costante monitoraggio" ed è "più circostanziata di quanto fosse nel 2001 o nel 2003". Poi l'Autorità di Bacino aggiunge che "la sistemazione del nodo idraulico ha comportato non solo la realizzazione di opere di difesa spondale ma anche la messa in sicurezza e l'adeguamento di opere stradali, i progetti sono stati oggetto di approfondite valutazioni di compatiibilità e di prescrizioni anche molto rilevanti. Vedesi la messa in opera di barriere perla chiusura del varco autostradale, la prescrizione sulla gestione della vegetazione del Rio Ribes al fine di migliorare la capacità di deflusso".

L'Autorità di Bacino dà ragione ad Ottino sul fatto che il "ripetersi di un evento di entità pari a quello del 2000, oggi avrebbe un impatto devastante sui rilevati autostradali che non sono adeguati". Ma precisa che "nel 2000 i rilevati furono tracimati ed erosi con interruzione del traffico e ingenti costi per il ripristino. E' quindi opportuno procedere con rigore e senza enfatizzazioni delle condizioni di rischio, che sono ben noti agli enti impegnati all'adeguamento dei rilevati in conformità alle previsioni del Pai (Piano Assetto Idrogeologico)".

In chiosa l' Autorità di Bacino ammette che sì, in conseguenza della realizzazione degli argini di difesa, le portate ed i livelli di piena aumenterebbero oggi rispetto al 2000. E' inevitabile. Ma puntualizza che, comunque, se nel 2000 la piena allagò Ivrea ed altri centri abitati, oggi non accadrebbe. E tanto basta. "Gli argini – termina - hanno franchi idraulici ritenuti adeguati".

 

OTTINO: RESPINGIAMO OGNI SUBDOLA INSUINAZIONE SU ENFATIZZAZIONE SITUAZIONI DI RISCHIO

Ottino, a sua volta, non ci ha messo molto a replicare. "Respingiamo con fermezza – rincara Ottino- ogni subdola insinuazione che da parte nostra si vogliano enfatizzare le condizioni di rischio e con altrettanta fermezza e rinnovato doveroso vigore vigileremo affinché nelle successive fasi, quanto prescritto sia effettivamente osservato e non limitatamente agli argini di via Aldisio e via delle Rocchette ma su tutte le opere arginali presenti, ivi compresa la dubbia funzionalità dell'incile senza dover attendere la prossima alluvione”.

E poi ribatte anche alla superbia dell'Autorità di Bacino. Dottori e studiosi quanto si voglia. Ma qui, la gente, l'alluvione l'ha vissuta sulla propria pelle. “Per aver vissuto direttamente sia l'alluvione del '93 che del 2000, ben conosciamo sia la dinamica che gli effetti di questi due disastrosi eventi – ribadisce Ottino -. Così come perfettamente ricordiamo che ben prima delle previsioni del PAI, a cura della allora Provincia di Torino, attraverso i modelli matematici e i progetti commissionati e prodotti dallo Studio Endaco di Ivrea già fin dal lontano 1996, fossero già noti i rischi per il nodo idraulico. Già fin da allora venivano progettualmente individuate le possibili soluzioni che consentissero la mitigazione del rischio su questo territorio, che ottennero poi la definitiva approvazione soltanto nell’ottobre 2000. I 1265 m3/sec (fonte Hidrodata) che nel 2000 si incanalarono nel Rio Ribes (passando dapprima attraverso alcuni fornici presenti nel rilevato autostradale e successivamente tracimando la stessa arteria, coprendo un fronte di oltre 3 km), a viadotto Fiorano realizzato, troverebbero immediatamente un varco aperto lungo 450 metri per incanalarsi poi immediatamente in 280 metri di larghezza presenti tra l'argine di Salerano e quello di Fiorano senza che per altro la quota dell'incile sia stata rimodellata”.

Ottino continua a chiedere certezze, senza dover attendere, come scrive l'Autorità di Bacino, che “non appena il numero di eventi osservati avrà una consistenza adeguata ad assumere una decisione fondata, si potrà affrontare in via tecnica la questione se è necessario rimodellare l'incile sulla base dei vantaggi ottenibili in termine di funzionalità idraulica”.

Il carteggio è stato inviato anche alla Prefettura di Torino, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Regione, alla Città Metropolitana e ai Comuni di Pavone, Ivrea, Banchette, Perosa, Samone, Fiorano, Lessolo, Borgofranco, Romano, Loranzè, Colleretto Giacosa, Montalto Dora, interessati dalla nuova infrastruttura.

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