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15 Gennaio 2015 - 11:44
Anche il Comune di Ivrea si è dotato di un Registro per il testamento biologico. L'istituzione è stata approvata dal Consiglio Comunale, su proposta della Commissione politiche sociali e sanità, presieduta da Erna Maria Restivo, insieme all'Associazione Luca Coscioni ed alcuni membri della Chiesa Valdese.
"Oltre 130 Comuni in Italia - ha illustrato Restivo nella seduta del consiglio di dicembre - hanno istuito il registro in attesa di una legge su questo tema, che non è ancora affrontato a livello nazionale. Due sono le finalità. Una è pratica. Serve a mettere per iscritto ed in anticipo le volontà della persona. In secondo luogo serve a dare un forte segnale politico, per promuovere una cultura di profondo rispetto nei confronti dei diritti sanciti dagli articoli 13 ("La libertà personale è inviolabile") e 32 ("La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell' individuo") della Costituzione Italiana. Così come della Convenzione di Oviedo, ratificata nel 2011 anche dal governo italiano, e del nuovo codice di deontologia medica".
Il testamento biologico (chiamato più tecnicamente "dichiarazione anticipata di trattamento") è l'espressione della volontà da parte di una persona (testatore), fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità, per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione. Non contempla pero' l'eutanasia.
"Le dichiarazioni - ha evidenziato Restivo - possono essere depositate presso la Chiesa Valdese e presto, mi auguro, presso gli uffici comunali".
Dai banchi della minoranza sono stati indirizzati a Restivo i complimenti di Alberto Tognoli (il quale ha espresso voto a favore, così come i colleghi Blasotta e Comotto, unendosi alla maggioranza) mentre Tommaso Gilardini del centrodestra ha preferito astenersi, insieme ai due colleghi Borla e Gambone, "nella convinzione che si debba procedere in maniera legislativa".
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