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Cronaca

Barriera di Milano, fiamme nelle ex piscine: “È una crack house a cielo aperto”

La denuncia della consigliera Verangela Vera Marino: roghi, fumi tossici, una ragazza ferita e residenti esasperati. “Il Comune si limita ai cartelli, qui serve un presidio continuo in attesa della demolizione”

Barriera di Milano, fiamme nelle ex piscine: “È una crack house a cielo aperto”

Barriera di Milano, fiamme nelle ex piscine: “È una crack house a cielo aperto”

È ancora una sera tesa, l’ennesima, nel tratto di Barriera di Milano compreso tra via Toscanini e il Parco Sempione. Una zona che da mesi vive in bilico, sospesa tra degrado, incendi ricorrenti e segnalazioni che si moltiplicano, mentre i residenti sono sempre più esasperati. A denunciare quanto accaduto nelle ultime ore è Verangela Vera Marino, consigliere di Circoscrizione e capogruppo di Fratelli d’Italia, che descrive una scena ormai familiare a chi abita in quella parte di città: «Anche questa sera siamo stati costretti ad allertare i vigili del fuoco», spiega, indicando il tratto che costeggia le ex piscine e il cantiere di proprietà di Ferrovie dello Stato.

Le fiamme, racconta, si levavano chiaramente dall’interno dell’area abbandonata, illuminando per alcuni istanti la struttura fatiscente che un tempo ospitava attività sportive e che oggi è diventata uno dei punti più critici di Barriera. Non un episodio isolato, ma l’ennesimo capitolo di una situazione che sfugge di mano. Sul posto, come documentano le immagini scattate dai residenti, intervengono i Vigili del Fuoco, i Carabinieri e anche il personale del 118. A rendere la serata ancora più complicata c’è una giovane donna che si presenta con una mano piena di sangue, «probabilmente a causa di una lite», spiega la consigliera. Un dettaglio che restituisce perfettamente la precarietà di un luogo dove tutto può accadere.

Il quartiere osserva, segnala, chiama aiuto. «Sono stata contattata da alcuni residenti», sottolinea Marino, «i quali lamentavano di essere costretti a respirare continuamente fumi nocivi». Fumi provocati dai roghi che, notte dopo notte, divampano all’interno dell’area delle piscine e nella fascia che corre verso il Parco Sempione. Una zona in mano all’incuria, dove recinzioni, divieti e cartelli non sono mai stati un deterrente. «Non basta apporre dei cartelli con su scritto pericolo di crollo, accesso vietato ai non autorizzati», afferma la consigliera, accusando il Comune di Torino di essersi limitato al minimo indispensabile senza considerare la reale portata del problema. Perché oltre le barriere e oltre i divieti, quella stessa area è diventata, denuncia Marino, «una vera crack house a cielo aperto, dove ogni giorno viene messa a repentaglio la vita degli stessi frequentatori».

Il paradosso è tutto lì: un luogo che dovrebbe essere interdetto, messo in sicurezza, protetto dal degrado, continua invece a funzionare come una terra di nessuno. E mentre i residenti vivono tra paura e rassegnazione, aspettando interventi che da anni vengono annunciati senza mai concretizzarsi, la politica locale torna a chiedere ciò che sembra ormai indifferibile. «Questo tratto di quartiere andrebbe presidiato, come richiesto più volte», ribadisce Marino, chiedendo un controllo costante dell’area nell’attesa della demolizione delle strutture fatiscenti e della riqualificazione dell’intera zona.

A pesare, sottolinea poi la consigliera, è anche un altro aspetto: la mancanza di un progetto concreto. «Non si può continuare a millantare investitori fantasma», afferma, lanciando una frecciata all’amministrazione comunale accusata di aver parlato più volte di possibili interventi privati senza però portare risultati tangibili. Una promessa di rinascita che non arriva mai, mentre la situazione continua a peggiorare.

Nel frattempo, Barriera di Milano aspetta risposte. Aspetta un intervento vero, non l’ennesimo annuncio. Aspetta che qualcuno metta la sicurezza dei cittadini al centro: «Si intervenga tempestivamente», conclude Marino, «pensando alla sicurezza di ogni singolo cittadino, bambino, donna e anziano». Una richiesta semplice, che però a Barriera è diventata una battaglia quotidiana.

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