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Cronaca
11 Luglio 2025 - 16:08
Giochi con la sabbia pericolosi
Si chiamava Riccardo Boni, aveva 17 anni e viveva a Roma. Mercoledì 10 luglio era al mare con la famiglia, in una delle tante giornate d’estate che segnano le vacanze di luglio. Una spiaggia tranquilla, quella di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Un luogo dove non dovrebbe accadere nulla, se non il suono delle onde, le risate dei bambini, il sole che batte forte sulla pelle.
Riccardo stava giocando con i fratellini più piccoli. Aveva scavato un tunnel nella sabbia, un buco profondo circa un metro e mezzo. Una cosa che in tanti hanno fatto da bambini, senza pensare che possa essere pericolosa. E invece il tunnel ha ceduto. La sabbia si è richiusa su di lui, in pochi secondi. Nessun rumore. Nessuna possibilità di reazione.
Il padre, che si era appisolato sotto l’ombrellone, si è svegliato e non ha visto Riccardo. Ha chiesto ai fratellini dove fosse. Uno di loro ha indicato un punto nella sabbia. E lì è iniziata la corsa contro il tempo: i bagnanti hanno cominciato a scavare a mani nude, poi sono arrivati i soccorritori, i bagnini, il 118. Ma ci sono voluti circa 40 minuti per ritrovarlo. E quando finalmente Riccardo è stato tirato fuori, era troppo tardi.
“Una tragedia che ci ha lasciati sconvolti” ha detto il sindaco di Montalto, Emanuela Socciarelli, che ha annullato tutte le manifestazioni pubbliche previste per il giorno successivo in segno di lutto. In città regna il silenzio. Una vicenda difficile da accettare, difficile persino da raccontare.
Secondo i dati degli esperti, quello che è successo a Riccardo non è un caso isolato. Negli Stati Uniti, il fenomeno è noto come sand entrapment, “intrappolamento nella sabbia”, ed è più comune di quanto si creda. Più letale degli attacchi di squalo, secondo alcune statistiche. Ma poco conosciuto. Le spiagge non hanno cartelli che lo segnalano, nessuno pensa davvero che scavare una buca possa uccidere. Finché non succede.
Riccardo aveva 17 anni. Aveva appena finito il quarto anno del liceo. Aveva una famiglia, una vita davanti, dei progetti. Invece è rimasto sotto la sabbia, in una giornata che doveva essere di festa. I genitori sono sotto choc. Le autorità indagano, ma si tratta di un dramma che non ha colpevoli, se non forse l’ignoranza dei rischi.
È una storia che lascia sgomenti, che impone domande. E che chiede rispetto. Per il dolore di chi resta. Per la memoria di un ragazzo che, come tanti, amava il mare. Un mare che mercoledì, senza volerlo, lo ha portato via.
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