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Cronaca
05 Luglio 2025 - 10:46
Il tribunale di Torino
Una storia che sembra scritta per la sceneggiatura di una serie crime. Invece è tutto vero. Succede a Piossasco, cittadina della cintura torinese, dove tra il 31 ottobre e il 1° novembre 2022 si consuma una vicenda che ha dell’incredibile. Protagonisti: un imprenditore 30enne, un 17enne e un cast corale di amici, botte, vendette, spranghe, minicar distrutte, minacce e persino un sequestro di persona. Sullo sfondo, un’offerta di denaro per un incontro sessuale in auto.
I fatti, chiari solo all’apparenza, si snodano in una spirale crescente di violenza e ripicche. L’imprenditore contatta un minorenne e propone un incontro in auto: “Mille euro, un’ora, ci vediamo in un posto appartato”. Il ragazzo, 17 anni all’epoca, accetta. O meglio: finge di accettare. Si presenta all’appuntamento non da solo, ma con tre amici, due dei quali più grandi. Non è chiaro se l’intento fosse di derubare l’uomo, punirlo o semplicemente impartirgli una lezione.
Quello che è certo è che l’imprenditore finisce all’ospedale, con una frattura all’orbita oculare e un trauma facciale, dopo essere stato colpito con spranghe e preso a calci e pugni. Secondo l’accusa, gli aggressori avrebbero anche rubato un borsello contenente 1.500 euro, ma il dettaglio, per mancanza di prove, è caduto.
Il giorno dopo, il secondo tempo. L’imprenditore non ci sta. Chiama due amici, anche loro giovani, 24 anni, e organizza una rappresaglia da far west. I tre individuano il 17enne a bordo di una minicar Ligier, in compagnia di un amico e un’amica. Lo bloccano. Lo aggrediscono. Prendono a calci anche l’auto, ne sradicano una portiera. Poi caricano il ragazzo su un’altra vettura e lo portano alla caserma dei carabinieri. Durante il tragitto, lo minacciano per fargli confessare il pestaggio del giorno prima, senza però menzionare l’offerta iniziale, quella dei mille euro in cambio di sesso. Come dire: racconta tutto, ma non tutto-tutto.
La giustizia ha fatto il suo corso e il 3 luglio 2025, è arrivata la parola fine – o meglio, un punto e virgola – a questa vicenda grottesca e violenta, con sei patteggiamenti e una condanna sospesa per tutti. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Luca Paparozzi, ha ottenuto una pena di due anni, sospesa. Per lui le accuse erano pesanti: sfruttamento della prostituzione minorile, rapina, danneggiamento, sequestro di persona. Il legale ha spiegato che si tratta di una scelta “dolorosa”, motivata anche da ragioni professionali e personali: “Ha voluto chiudere un capitolo che lo ha segnato nel corpo e nello spirito”.
I due amici coinvolti nella “spedizione punitiva” hanno patteggiato pene lievemente inferiori. Non erano coinvolti nella proposta iniziale, ma restano comunque responsabili per il danneggiamento e il sequestro. Per loro, la legge è stata comunque indulgente.
Dall’altro lato, i tre amici del minorenne, autori materiali del pestaggio con spranghe, sono stati condannati a otto mesi, anche in questo caso con pena sospesa. Per loro, nessuna patteggiamento: hanno affrontato il giudizio e sono stati assolti dall’accusa di rapina, quella legata al presunto furto del borsello.
Resta ancora aperto il procedimento che riguarda l’ex minorenne, oggi 20enne, il quale sarà giudicato separatamente dal Tribunale per i Minorenni. E chissà se il giudice di turno avrà mai immaginato di dover affrontare casi simili, in cui sesso, vendette e spranghe si intrecciano in una spirale da romanzo pulp.
Una storia da dimenticare, ma che merita di essere ricordata. Perché ci dice qualcosa su come la rabbia, la fragilità, l’abuso di potere e il desiderio di vendetta possano deflagrare in una comunità tranquilla come Piossasco. E perché, alla fine, in questa vicenda nessuno può davvero dirsi innocente.
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