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Cronaca
25 Aprile 2025 - 17:42
Capriolo rischia di annegare alla Reggia di Venaria
Sembrava una mattina come tante, alla Reggia di Venaria, quella di oggi. Il cielo terso, il profumo dell’erba ancora umida, le risate dei bambini che correvano tra i sentieri fioriti, i fotografi già pronti ad immortalare il verde brillante dei giardini storici, risvegliati dalla primavera. Tutto parlava di bellezza e armonia in occasione di Libera la Natura, l’evento pensato per far dialogare uomo e ambiente, arte e paesaggio. Ma la natura, si sa, a volte prende la scena con una forza e una verità che nessun programma, per quanto ben organizzato, può prevedere.
All’alba, quando ancora i cancelli erano chiusi e la Reggia si preparava ad accogliere i primi visitatori, un capriolo — forse disorientato, forse in cerca di cibo o semplicemente spinto dalla curiosità — si è avventurato fino al cuore del complesso. Silenzioso e spaesato, ha attraversato prati e viali deserti, fino a raggiungere la Peschiera, specchio d’acqua incastonato tra i giardini come un gioiello. Ma quello che per i visitatori è un luogo da sogno, per lui si è trasformato in una trappola.
Il capriolo è scivolato all’interno della vasca e non è più riuscito a risalire: le pareti troppo alte, l’acqua fredda, l’assenza di appigli. Le sue corna affioravano appena, e i suoi occhi, pieni di terrore, cercavano una via di fuga che sembrava non esistere. Nessuno, nelle prime ore del mattino, si aspettava di assistere a una scena simile. È stato un operatore della manutenzione a dare l’allarme, dopo aver notato strani movimenti tra le acque.
In pochi minuti la notizia si è diffusa e la tranquillità della Reggia è stata spezzata da un misto di apprensione e trepidazione. Tra gli alberi e le siepi, i visitatori si sono raccolti in silenzio, tenendosi a distanza, ma col fiato sospeso. Le autorità sono intervenute prontamente: le guardie del Parco della Mandria, conoscitori esperti della fauna selvatica, hanno preso in mano la situazione, affiancati da una squadra dei Vigili del Fuoco, accorsi con mezzi di soccorso e tutta la delicatezza necessaria in casi simili.
È iniziata così una lunga operazione di salvataggio, durata diverse ore. Il primo obiettivo era tranquillizzare l’animale, che si muoveva nervosamente, spaventato, sfinito dal freddo e dallo sforzo. Ogni gesto doveva essere calibrato, ogni rumore contenuto. Il rischio era che, in preda al panico, il capriolo si ferisse o annegasse.
Con corde, reti e infinita pazienza, i soccorritori hanno studiato ogni possibilità. Il tempo sembrava dilatarsi, mentre l’attenzione di tutti — bambini, adulti, operatori — era rivolta a quell’unico punto d’acqua dove la lotta tra istinto di sopravvivenza e paura si faceva visibile. In molti, tra il pubblico, avevano gli occhi lucidi.
Finalmente, tra gli applausi liberatori e qualche lacrima, il capriolo è stato sollevato fuori dalla Peschiera, accolto da braccia sicure, avvolto in teli caldi, protetto e accudito. Non era ferito, ma esausto. Gli occhi si sono chiusi per un momento, quasi in segno di resa fiduciosa. L’animale è stato trasportato con ogni cura verso il Parco della Mandria, il suo habitat naturale, dove potrà ritrovare la sua libertà.
Libera la Natura, oggi, ha preso un significato più profondo. Non solo come slogan per laboratori o passeggiate ecologiche, ma come testimonianza concreta di un legame autentico tra l’uomo e gli esseri viventi che condividono il nostro stesso mondo. Un messaggio che non ha bisogno di microfoni né palchi: bastano due corna che spuntano da uno specchio d’acqua, e un gruppo di uomini e donne che decidono di fermarsi e aiutare.
Perché la natura non è solo da ammirare, ma da proteggere. Anche, e soprattutto, quando irrompe all’improvviso, ricordandoci con forza che la sua libertà è anche la nostra.
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