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cronaca
12 Marzo 2024 - 11:01
I bombardamenti che stanno seminando distruzione e lutto nella Striscia di Gaza non hanno risparmiato neanche il mondo dello sport, tradizionalmente visto come un ambito di evasione e unità, ma che ora piange la perdita e il dolore di molti dei suoi eroi.
In quello dell'11 marzo che ha colpito la città di Khan Yunis, è morto Mhamed Barakat, ex stella e leggenda del calcio palestinese, noto per essere stato per anni il capitano del club di questa città.
Il suo contributo al calcio, con oltre 114 gol segnati tra club e nazionale, nonché le sue esperienze in Giordania e Cisgiordania, lo hanno reso un punto di riferimento e ispirazione per molti.
La sua perdita non è stata solo un duro colpo per la sua famiglia e i suoi amici, ma ha risuonato profondamente all'interno della comunità sportiva palestinese.
Khalid Abu-Habel, difensore di Khadamat Al-Maghazi e uno degli avversari storici di Barakat, ha espresso il suo dolore a Al Jazeera: "Sono arrabbiato. Mohamed è un'icona del nostro sport. Lo sport a Gaza ha perso molto durante questa guerra, quanto dobbiamo ancora perdere?". Parole dure per un paese che continua a perdere i suoi talenti e le sue speranze sotto i colpi di una guerra che sembra non risparmiare nessuno.
Non si tratta di un caso isolato. Il calcio palestinese ha dovuto dire addio, solamente il mese scorso, al ct. della nazionale olimpica, Al-Masdar, un altro lutto che si aggiunge a una lista purtroppo sempre più lunga.
Dal 7 ottobre, circa 88 tra giocatrici e giocatori professionisti di vari sport hanno perso la vita, un numero che si amplia se si considerano anche dirigenti, tecnici e altri esponenti del movimento sportivo palestinese. Un bilancio devastante che testimonia quanto profondamente il conflitto stia incidendo sulla vita culturale e sociale della Palestina, inclusa la sfera sportiva.
Il calcio, che in molti contesti funge da collante sociale e veicolo di speranze e sogni, in Palestina diventa simbolo di resistenza ma anche di profonda ferita. Gli atleti, che in tempi di pace sarebbero ambasciatori dello sport e della loro nazione, si trovano a lottare non solo per le vittorie in campo, ma per la sopravvivenza stessa e quella delle loro comunità.
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Questi eventi tragici ricordano al mondo intero quanto sia preziosa la pace e quanto sia urgente trovare vie di dialogo e soluzioni pacifiche ai conflitti.
La storia di Mhamed Barakat, così come quelle di molti altri sportivi palestinesi, deve servire da monito: lo sport può essere un potente strumento di unione e pace, ma affinché ciò avvenga, è necessario che a prevalere siano il rispetto e la salvaguardia di ogni vita umana.
In mezzo al dolore e alla perdita, resta la speranza che il calcio palestinese possa un giorno tornare a essere quello spazio di gioia, passione e condivisione che è stato per tanto tempo, libero dall'ombra della guerra e della violenza.
Affinché ciò avvenga, è essenziale non solo un impegno internazionale verso la pace, ma anche un riconoscimento del potere dello sport come mezzo di dialogo, comprensione reciproca e guarigione.
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