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08 Settembre 2020 - 11:04
Scuola
Cosa pensano gli studenti del ritorno a scuola in modalità covid? Me lo sono chiesta a fine agosto, quando giungevano, a pioggia intermittente, le novità da parte della Ministra Azzolina sulle linee guida per la tanto sospirata riapertura. Tutti si sono espressi: medici, politici, insegnanti, presidi, esperti, meno esperti, tutti tranne gli studenti, per questo ho realizzato un piccolo sondaggio, tra gli studenti di Chivasso dai 14 ai 19 anni. Da esso scaturisce una preferenza per l’uso della mascherina fuori dalla classe, per impedire il contagio, mentre restano perplessi sull’adozione dei nuovi banchi che vengono considerati del tutto inutili ai fini della prevenzione, e per lo più scomodi o addirittura pericolosi, se ci riferiamo in particolare a quelli con le rotelle. Inoltre, la maggioranza degli studenti, attende fiduciosa il vaccino, anche se preferirebbe fosse sperimentato nei tempi previsti dalla ricerca medica. Tuttavia, alla mia domanda se sapessero cosa fosse un virus RNA, sono rimasti tutti silenti. Allo stesso modo, con mia sorpresa, ho scoperto che sebbene affermino di sapere cosa sia la prevenzione, circa il 31% degli intervistati non si pone il problema di metterla in pratica e, purtroppo devo constatare che quasi tutti non hanno una conoscenza base degli alimenti e delle loro caratteristiche ai fini della cura della salute. Ignorano non solo in quali alimenti ci sia la vitamina C, ma anche il legame fondamentale tra produzione di vitamina D ed esposizione solare. Ma veniamo all’aspetto per me più interessante, in quanto docente, ovvero quello che ha riguardato l’analisi dell’esperienza da parte degli studenti, della DAD, la Didattica a Distanza. Partiamo con il suddividere le voci pro e contro. Pro vi sono: la possibilità di svegliarsi più tardi, di non prendere i mezzi pubblici per recarsi a scuola, la flessibilità degli orari di lezione, infine la possibilità di rivedere le lezioni registrate su Google suite. I contro sono: i problemi di connessione, le distrazioni in casa, la scarsa organizzazione di alcuni docenti, la superficialità con cui sono stati trattati alcuni argomenti, la maggiore possibilità di copiare gli scritti, anche le verifiche, infine la mancanza di socializzazione con i compagni e con i professori.
Da questa breve analisi vorrei trarre un’osservazione personale. La Didattica online non è democratica. I ragazzi che hanno seguito bene e hanno potuto completare il programma, sebbene ridotto dai loro insegnanti per ovvi motivi, rappresentano quella minoranza che è già motivata di suo nei confronti della didattica tradizionale e che allo stesso tempo è fornita di PC e di un’ottima connessione. Gli altri, la maggioranza, oserei dire un 80%, o non sono motivati, o non hanno i mezzi per seguire a dovere la DAD, o si trovano in entrambe le situazioni di difficoltà. Inoltre, la presenza in classe è fondamentale per la crescita emozionale e culturale dei discenti. La DAD ha avuto un senso nel periodo di emergenza sanitaria, ma non si può pensare di adoperarla come sostitutiva a quella tradizionale. Un computer non può sostituire il sorriso, il calore dei rapporti umani, soprattutto nella scuola. E, personalmente, non credo che le lacune accumulate durante la chiusura dovuta alla pandemia, potranno essere recuperate in toto, nel prossimo anno scolastico che inizierà con ancora tanta incertezza sull’organizzazione a livello nazionale.
Emilia Capasso
Insegnante di Inglese
Ist. Europa Unita Chivasso
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