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CASTELLAMONTE. Consegnata la cittadinanza benemerita ad Alfeo Ciolli

CASTELLAMONTE. Consegnata la cittadinanza benemerita ad Alfeo Ciolli

Il Consiglio Comunale di Castellamonte, convocato in seduta straordinaria nella mattinata di sabato 30 agosto, ha consegnato la cittadinanza benemerita all'artista, scultore, professore ed ex preside preside del Liceo Artistico "Felice Faccio", Alfeo Ciolli.

Castellamonte Ciolli Alfeo e Mascheroni Paolo"Ha lasciato numerose opere d'arte alla Città – ha sottolineato il Sindaco Paolo Mascheroni di fronte ad una sala consiliare affollata -, molte testimonianze della sua professionalità, le ultime nell'ambito del recente restauro della Chiesa di San Pancrazio annessa al cimitero, da lui sostenuto, facendo avvicinare tanti giovani all'arte con i suoi insegnamenti". "Assolutamente d'accordo e felici" ha sottolineato Pasquale Mazza della minoranza, anche a nome della collega Giuliana Reano.

Presente alla cerimonia anche l'ex Sindaco ed ex Senatore Eugenio Bozzello, che tra l'altro ha compiuto 86 anni proprio nella giornata di sabato. Vivo come fosse oggi quell'incontro nel 1941, "io ero studente alla Faccio, lui giovane professore che arrivava da Firenze" ha ricordato Bozzello.

Intimo e coinvolgente l'intervento di Ciolli che ha fatto da preludio alla visita alla Chiesa di San Pancrazio. Nato il 13 otobre del 1922 a Fiesole, in Provincia di Firenza, era arrivato nella Città della Ceramica trascinato dagli eventi di quel periodo.

Castellamonte cristo san Pancrazio opera Alfeo Ciolli"Quando alla fine del 1941 – ha ripercorso Ciolli – venni a Castellamonte c'era la guerra ed un insegnante era stato chiamato alle armi. Mi sono sempre trovato bene con i ragazzi e ritrovai subito la mia allegria. Arrivò anche per me la famosa cartolina rosa. Mi disse: prendi la borsa e vai a fare il soldato. Feci il mio dovere, prima per l'Italia e poi per la libertà dell'Italia.

Quando tornammo a casa cominciammo davvero a cercare lavoro. Io sognavo l'America, invece ci andò mio fratello. Mi arrivò una lettera da Castellamonte: se vuoi, il posto c'è ancora. Ritornai. Qualcosa era cambiato, ma non molto. Con molta energia mi misi a lavorare. Scolpivo, modellavo. Partivo la mattina con la mia 500 e andavo a dipingere nelle Langhe, nelle risaie del Biellese. Grazie a Bozzello che, allora Senatore, mi fece arrivare contirbuti per sopraelevare la scuola e dotarla di attrezzature moderne. La scuola cominciava a funzionare bene, si rinnovava.

Cominciai a pensare a me stesso: feci la casa, mi sposai. Comincia a vivere una vita tranquilla ma felicissima. Arrivò la pensione e devo dire che me la sono goduta. Con mia moglie ho fatto viaggi bellissimi. Poi le disgrazie: la lunga malattia di mia moglie che e la morte che mi buttò a terra, e le morte del bambino Matteo che con lei avevo cresciuto, a Torino, per un incidente stradale.

Piano piano, con sforzi e aiuto medico, mi ripresi, ma la ceramica era finita. Finchè un giorno, portando un fiore al cimitero, mi misi a gaurdare questa chiesa meravigliosa. Feci i preventivi, iniziarono i lavori. Fare questa Chiesa è stata un'agonia. Grazie al Vicesindaco Giovanni Maddio che con i suoi interventi ha messo ordine dove si creavano attriti e ai fratelli Bracco, con cui è stata conclusa l'opera.

Di una cosa permettemi di rammaricarmi. Quando la Sovrintendenza mise il veto sul Cristo centrale che avevo modellato: non volle accenni cromatici. L'ho fatta con tutto il cuore e l'anima".

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