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Nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, il ricordo attraverso le conferenze tenute al Centro Culturale Olivetti

Nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, il ricordo attraverso le conferenze tenute al Centro Culturale Olivetti

Pasolini e lavoratori Olivetti 1966

Qualche giorno fa, per la precisione il 5 marzo, cadeva un anniversario importante: in questa data, esattamente cento anni fa, nasceva Pier Paolo Pasolini. È impossibile, in modo telegrafico, disegnare una biografia del personaggio che in soli cinquantatré anni di vita ha lasciato tracce indelebili nel campo cinematografico e letterario. In questo articolo voglio ricordare le presenze di Pier Paolo Pasolini sul territorio canavesano: il segno del suo passaggio sul nostro territorio è nella partecipazione alle conferenze organizzate dal Centro Culturale Olivetti. Introdotti fin dai primi anni di attività, i servizi sociali della Olivetti raggiunsero nel dopoguerra un livello tale da costituire un sistema organico di welfare. L'ampiezza dei servizi di assistenza (per l'infanzia e la maternità, sanitari, culturali, assistenza sociale, istruzione professionale, mensa, trasporti, alloggi per dipendenti), l'eccellenza della qualità, l'indipendenza della gestione e l'apertura verso la comunità locale rappresentavano un unicum nella storia industriale italiana. Per Adriano Olivetti, il legame tra fabbrica e cultura era fondamentale per sostenere il progresso tecnico e per creare un luogo di elevazione culturale e sociale dei lavoratori. Un'attenzione particolare era rivolta alle iniziative in campo culturale, quale strumento di crescita personale e di emancipazione sociale: questo spingeva l’azienda a promuovere in modo sistematico ogni iniziativa che potesse contribuire ad accrescere il livello culturale dei dipendenti e dell’ambiente sociale in cui erano inseriti. Il Centro Culturale nacque alla fine degli anni Quaranta, su iniziativa di Geno Pampaloni [1], come completamento delle attività già avviate con la nascita della biblioteca aziendale, perno dell’intero sistema olivettiano e strumento di promozione culturale e sociale nella fabbrica e nel territorio. Fu proprio Geno Pampaloni, subentrato nel 1948 al fondatore Umberto Campagnolo [2], a creare le tre sezioni, culturale (20.000 volumi), tecnica (30.000 volumi), divulgativo ricreativa (40.000 volumi) e l’emeroteca (2.500 testate tra giornali e riviste). La biblioteca gestiva consultazioni e prestiti, offriva programmi di istruzione popolare, corsi di lingue e cicli di conferenze. Dal 1952 la direzione fu affidata a Luciano Codignola [3], mentre dal 1963 fu direttore Ludovico Zorzi [4]. Le attività del Centro Culturale e della biblioteca erano rivolte ai dipendenti ed ai loro familiari, alcune attività erano aperte anche al pubblico esterno. Il Centro Culturale organizzava numerose manifestazioni quali dibattiti, convegni e conferenze su temi di attualità, invitando esponenti di spicco della cultura contemporanea, intellettuali, filosofi, illustri personalità del cinema e del teatro, scrittori ed artisti. Le attività erano svolte durante le pause pranzo, ma anche in orario preserale e serale. Inoltre, erano organizzate mostre, concerti, cineclub. Ottorino Beltrami [5], nel libro autobiografico Sul ponte di comando dalla Marina Militare all’Olivetti (Mursia, 2004), così ricordava la sua prima visita a Ivrea nel 1949: «Sono stato ospite di Adriano Olivetti a Ivrea e ho assistito ad una riunione nella biblioteca. Erano riunioni serali a cui intervenivano personalità di primo piano, che a quei tempi a me sembravano dei veri mostri sacri. Quella sera c’era Gaetano Salvemini e il tema era la ricostruzione del Paese e della democrazia. Dopo un breve intervento dell’ospite, iniziava la discussione che durava fino a tardi. Parlava Adriano Olivetti e parlavano gli operai; mi sorprese l’estrema libertà e democrazia con cui tutti interloquivano. Adriano parlava come se fosse uno dei tanti: lo interrompevano anche. Non ho mai visto un simile esempio di democrazia neppure in America: erano tutti eguali, una cosa emozionante, da far venire i brividi. Mi sembrava di essere entrato nella città dell’utopia. Me ne sono tornato a Roma più che mai convinto di aver fatto la scelta giusta accettando la proposta di entrare in Olivetti». Pier Paolo Pasolini fu ospite del Centro Culturale Olivetti per ben tre volte: nel 1957, nel 1966 e nel 1971. Proprio quest’ultima conferenza dal titolo Dialogo con il pubblico sui rapporti tra cultura e società, cinema e poesia che si tenne ad Ivrea la sera del 1 giugno di quell’anno, è oggi fruibile all’ascolto, grazie al lavoro dell’Associazione Archivio Storico Olivetti che ha messo a disposizione del pubblico i podcast di una serie di incontri organizzati dal Centro Culturale Olivetti, ascoltabili su Spotify e su Spreaker. L’introduzione alla conferenza spettò a Ludovico Zorzi che riassunse brevemente la produzione letteraria e cinematografica e segnalò agli astanti la sua ultima pubblicazione di poesie, intitolata Trasumanar e organizzar [6]. Durante il dibattito, moderato da Guido Aristarco [7], Pasolini precisò di non essere interessato a discutere del suo ultimo libro di poesie, ma preferiva che si entrasse subito nel vivo del dibattito, parlando di cinema, tema che consentiva di allargare il discorso a qualsiasi argomento e quindi anche alla poesia. Durante la conferenza vennero soprattutto trattati i temi della grande trasformazione culturale e sociale del tempo, in particolare della differenza tra cultura borghese e marxista, «cultura nel senso di civiltà» in quanto «alla vecchia cultura umanistica apparteniamo tutti noi». Nonostante il tentativo del moderatore di indirizzare il dibattito sull’opera ultima di Pasolini, egli volle a tutti i costi «far parlare i giovani», per favorire una analisi del contesto sociale dell’epoca e un dibattito sull’approccio alla religione, definendosi «un reazionario non di destra». Il dibattito appare molto acceso ma libero, partecipato e senza preclusioni: un segno dell’approccio aperto e democratico che era una delle caratteristiche delle attività del Centro Culturale. Riascoltate il suo intervento. Nonostante siano trascorsi cento anni dalla nascita di Pasolini, nonostante siano passati 51 anni da quella serata, l’approccio è realistico: il dibattito restituisce uno spaccato della società giovanile di allora e dell’illusione marxista radicata negli operai e il podcast sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, la qualità del dibattito culturale ai tempi dell’Olivetti. Il tempo in cui, in Canavese, «esistevano le grandi fabbriche». [1] Geno (Agenore) Pampaloni (Roma, 25 novembre 1918 – Firenze, 17 gennaio 2001) è stato uno tra i maggiori intellettuali e critici letterari del dopoguerra, iniziò a lavorare in Olivetti nel 1947, come direttore della biblioteca aziendale, diventando poi direttore delle relazioni culturali e capo dell’ufficio della presidenza. Alla sua vastissima produzione di saggistica letteraria affiancò la collaborazione con i principali quotidiani e riviste italiane. [2] Umberto Campagnolo (Este, 25 marzo 1904 – Venezia, 25 settembre 1976) nel 1941 tornò in Italia accettando la proposta di Adriano Olivetti, conosciuto durante l’esilio svizzero, di occuparsi delle pubbliche relazioni nell’industria di Ivrea e di costituire una biblioteca di fabbrica. Gli fu affidata anche la progettazione delle Nuove Edizioni di Ivrea, che diventeranno poi le Edizioni di Comunità. [3] Luciano Codignola (Genova, 21 giugno 1920 – Sestri Levante, 19 luglio 1986) è stato sceneggiatore e drammaturgo italiano, attivo fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta in campo cinematografico, televisivo e teatrale. È conosciuto anche per la sua attività di critico letterario e teatrale. [4] Ludovico Alvise Zorzi (Venezia, 2 agosto 1928 – Firenze, 15 marzo 1983) è stato un critico teatrale e saggista italiano. Negli anni Cinquanta lavorò presso l'Olivetti a Ivrea dove curava il settore culturale e la biblioteca aziendale dal 1963. [5] Ottorino Beltrami (Pisa, 13 agosto 1917 – Milano, 17 agosto 2013) è stato un militare distintosi nel corso della Seconda guerra mondiale come ufficiale sommergibilista, decorato con due Medaglie d'argento, due di bronzo e una Croce di guerra al valor militare. Nel 1949 entrò in Olivetti; nel 1955 divenne direttore generale. Nel 1970, Beltrami passò alla Finmeccanica, per ritornare poi in Olivetti come amministratore delegato, rimanendovi fino al 1978. [6] Trasumanar e organizzar è una raccolta in versi, pubblicata da Pier Paolo Pasolini nel 1971; raccoglie poesie scritte durante la lavorazione di Medea e altre già pubblicate sulla rivista Nuovi argomenti. [7] Guido Aristarco (Fossacesia, 7 ottobre 1918 – Roma, 11 settembre 1996) è stato un critico cinematografico e sceneggiatore italiano.
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