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31 Gennaio 2022 - 10:26
Elezioni
Siamo davvero strani. Alle ultime amministrative di ottobre un italiano su due ha scelto di non votare, come a dire che della politica, alla metà di noi, per delusione, rabbia o anche solo perché in quel fine settimana aveva di meglio da fare, non frega assolutamente nulla.
Ma quando il Parlamento deve scegliere il Presidente della Repubblica, improvvisamente, tutti si appassionano di politica, più o meno come capita per i Mondiali di calcio, quando l’Italia arriva ai quarti di finale.
Autorevoli “quirinalisti”, abbandonati i panni di esperti virologi, iniziano ad avanzare previsioni che Nostradamus manco si sogna e, soprattutto, secondo la migliore tradizione italica, i tifosi scendono in campo.
I social si riempiono di invettive, di speranze, di aspettative, tutte declamate eludendo rigorosamente l’insidioso, e mai sufficientemente comprensibile, uso dell’acca. “Il popolo vuole un segnale di cambiamento!”, scrive qualcuno, convinto che il Parlamento possa eleggere Mosè; “È giunta l’ora di un Presidente donna!”, tuonano altri, come se fossimo sull’orlo di un momento apocalittico; “Alberto Angela Presidente!”, incalza qualche creativo, neanche troppo ironicamente; “No, meglio Piero. Alberto è troppo giovane!”, rispondono altri.
Ma la Nazione non ribolle soltanto per il suo futuro Presidente. No, gennaio è, innanzitutto, mese di calciomercato e Vlahovic che va alla Juve è, obiettivamente, argomento ben più delicato e serio dell’elezione di un Presidente che poi, parliamoci chiaro, ti fili solo all’ultimo dell’anno, quando fa il discorso in televisione a reti unificate.
Sono giorni di ansia, di fervida attesa. La tensione cresce. Dopo la prima votazione andata buca, i tifosi sono già in rivolta: “Loro discutono ed il popolo fatica a tirare avanti!”, riportano giacobini post-moderni, nostalgici dei bei tempi andati della ghigliottina; “Fanno tutti schifo!”, inveiscono i più incazzati che, verosimilmente, sono gli stessi che non vanno a votare perché “la politica è tutto un mangia-mangia e non cambia mai niente…”; “Noi li paghiamo e loro ci prendono in giro!” (beh, un voto per Rocco Siffredi suona effettivamente un po’ come una burla….); “Ma parliamo di cose serie: Vlahovic, che fa?”.
Infine arriva il giorno della scelta. L’Italia ha il suo Presidente e la Juve il suo nuovo centravanti. Tutto può tornare al solito tran-tran. I tifosi della Juve, dopo aver maledetto dirigenti, allenatore e giocatori, possono ricominciare a sognare chissà quali trofei, mentre quelli della Fiorentina maledicono l’ex idolo traditore.
Certo è che loro continueranno a guardare le partite, perché nella vita si può cambiare tutto, tranne la squadra del cuore. I tifosi delle elezioni presidenziali, invece, torneranno a fregarsene della politica. Continueranno a lamentarsi, guarderanno con sospetto i loro concittadini decisi a spendersi per la propria comunità e non andranno a votare.
No. Aspetteranno, piuttosto, che i vincitori delle consultazioni elettorali, una volta diventati Sindaci o Assessori o Consiglieri, dicano la fatidica frase, tipo: “…e, considerata la scarsa affluenza alle urne, sarà nostro compito riavvicinare i cittadini alla politica… ecc, ecc...”. Sì, così torneranno a sentirsi importanti, decisivi, e potranno ancora dire con fierezza: “È proprio tutto uno schifo!”
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