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SETTIMO TORINESE. La Stella del Piccolo Principe

SETTIMO TORINESE. La Stella del Piccolo Principe
Trattare il tema del Piccolo Principe non è facile. O meglio è molto facile ma è difficile affrontarlo senza scadere nella banalità o nella riedizione di retoriche già viste e riviste. Il Piccolo Principe è un libro meraviglioso, famosissimo, e si fa fatica a trovare qualcuno che lo abbia letto e che non lo abbia amato. Un testo denso di significati e metafore, una fonte inesauribile di aforismi e citazioni. Una delle mie preferite è questa…… “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.” Mio figlio conferma….. Il Piccolo principe è stato tradotto in tutto il mondo, e sulla sua base sono stati prodotte innumerevoli storie, illustrazioni, fumetti film di animazione, adattamenti teatrali, canzoni e opere liriche. Su di lui si scrivono saggi di interpretazione psicologica e filosofica. La sua forza sta tutta nell’essere un libro aperto, capace di sostenere senza difficoltà diversi piani di lettura. È un racconto per bambini, è una storia d’amore ma è anche una riflessione esistenziale sui limiti dell’esistenza umana. Chi lo legge può trovarci sé stesso. Proprio per questo, il celebre racconto di Antoine de Saint-Exupéry, se da una parte garantisce sempre facili consensi è anche un territorio dove è difficile non cadere nella retorica dei buoni sentimenti. Confesso quindi di avere avuto un pizzico di prevenzione quando ho sentito dell’allestimento de “La Stella del Piccolo Principe”. Una mostra personale dell’illustratrice italo-svizzera Madeleine Frochaux realizzata presso l’Ecomuseo del Freidano e curata dallo studio di comunicazione Imperfect. Antenne drizzate in alto, quindi. Sotto Natale poi, il rischio cinepanettone de buoni sentimenti era altissimo. Per maggiore sicurezza ho portato con me mio figlio, uno dei critici più severi che conosca sulle cose di bimbi (quello che deve spiegarmi sempre tutto, ecc.). I figli sanno spiegarti cose che non sai, e ti tengono saldamente ancorati alla realtà. Insomma, per farla breve, la mostra mi è decisamente piaciuta. I buoni sentimenti erano tutti li, presenti, dopotutto stiamo parlando sempre de Il Piccolo Principe, mica di un film di Lars von Trier, ma sono stati tenuti a bada dall’illustratrice che ha saputo riportare nelle sue tavole proprio quel senso di visione caleidoscopica che restituisce il libro. Un caleidoscopio fatto di amore, ma anche, e soprattutto di debolezza umana. Madeleine Frochaux illustra la storia con uno stile indiscutibilmente suo senza farci dimenticare le origini della storia. Ricordiamo che Antoine de Saint-Exupéry ha illustrato a sua volta tutto il racconto, e i suoi disegni sono altrettanto iconografici quanto il testo del racconto. Madeleine ha saputo mettersi in continuità con quella iconografia, sviluppandola e restituendo una visione di sogno decisamente convincente. Ancora più convincente l’idea performativa di prevedere una doppia visione, alla luce e al buio: una idea tutto sommato semplice, spegnere le luci per fare apparire qualcosa in fluorescenza, ma del tutto appropriata. La visita alla mostra si trasforma così in una piccola caccia al tesoro. Si divertono grandi e bambini. Dopotutto “l’essenziale è invisibile agli occhi”.    
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