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Fiera Green Pass

Fiera Green Pass

Green Pass

Succede in giro che ripartono sagre e fiere. Col vincolo green-pass, superfluo spiegare cos’è. Insieme alle fiere, arrivano quelli che del green-pass non vogliono saperne, e in vista dell’imminente Fera dij coj, bisogna prepararsi: ci vorrà il green.pass, ci saranno i ciula che tenteranno di entravi senza.

Tuta mimetica, bazooka, elmetto, mitra, bombe in tasca e muschio in testa. Gireranno per la fiera tranquilli come puciu, sbalzando senza tema da un anfratto all’altro, giocando alla guerra.

Dopo un primo momento di sconcerto, capiremo che stanno baloccando, le armi finte spareranno palline rosse gialle verdi e blu (vere), se ti beccano ti sverniciano. Non faranno male a nessuno, ma sarà il caso di mettere su un teatro del genere, in assetto di guerra, con altri ventimila schiacciati come acciughe sotto sale? Vero che sono finti, ma la sagra sarà vera, la folla pure: cosa ci faranno dei somari in costume da bagno in centro città senza green-pass? Non ce l’hanno un campo di battaglia immaginario per fare la loro guerra immaginaria? Allarmi! Non c’è tempo, scatta l’ora zero.

Un legionario impugna deciso la ricetrasmittente e avverte i camerati: “Tango uno a tango due.” “Vai avanti Tango due.”

“Tango due sei tu, coglione, io sono Tango uno.”

“Togliti il muschio dalla bocca che non si capisce niente.”

“Dimmi.”

“Si dice passo.”

“Passo.”

“Il nemico sta uscendo dalla chiesa di San Pè!”

“Vai a prendere il carro armato!”

“È parcheggiato sulle strisce blu.”

“Orcavacca… Non ho messo le monetine.”

“Come facciamo, Tango quattro?!”

“Siamo in tre!”.

“Tango tre.”

“Io sono Tango uno, piciu.”

“Vai subito a togliere il blindato da lì, Tango tre, se passano i civich ci inchiappettano un’altra volta!”

“Un’altra volta?”.

“La prima era eccesso di velocità.”

“Col carro armato!?”.

“Andava troppo piano.”

“E la seconda, tango tre?”.

“Uno, badola!”.

“Dimmi della seconda contravvenzione.”

“Per il green-pass.”

“Ti avevo detto di fartelo!”. “Ma… non stavamo protestando contro?”. “Ah già. Scusa, Tango uno.” “Due, scimunito!”

Il nemico sfrutta l’esitazione, avanza. Tre vecchiette dalla dubbia identità in quanto mascherinate, una zoppica di qua, l’altra di là, quella dietro ha la cuffia di flanella e occhiali spessi un dito. Soprattutto, hanno il green-pass, sono pericolosissime, bisogna abbatterle.

I combattenti reduci armano l’obice, pronti a sverniciare le antenate… Fortuna vuole che metta il naso fuori il prevosto, e di fronte alla talare, che pur sempre divisa è, i militi da fiera sbandano.

Va peggio che a Caporetto, le reclute trombate suonano la ritirata e si nascondono dietro al banco delle marmellate, mentre le pensionate vanno all’attacco menando con l’ombrello, belle che non piove. Poi, soddisfatte, arrancano verso casa.

Scende la sera, i no-tutto sono ancora lì, nascosti nel campanile, tipo leghisti a San Marco. Bisognerà chiamare l’aviazione.

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