Ci eravamo ripromessi di non parlarne più ma la vicenda Fondazione Via Maestra si è arricchita di un nuovo episodio promosso, manco a dirlo, dalla premiata ditta Falcone-D’Afflitto. Infatti, lo scorso 5 giugno è stato convocato il Collegio dei Fondatori della Fondazione con all'ordine del giorno la discussione circa la chiusura dell’Ente così come da delibera di indirizzo del Consiglio comunale dell’11 aprile. (Ricordiamo che solo il Collegio dei Fondatori può procedere alla chiusura della Fondazione con una maggioranza qualificata dei ¾ dei membri, essendo tre i membri è necessaria l’unanimità). Fin qui niente da dire, salvo scoprire dopo che prima del Collegio del 5 giugno, il 25 maggio, la giunta comunale aveva già approvato una delibera di “revoca del contratto di comodato d’uso gratuito in favore della fondazione “via maestra” dell'immobile destinato a biblioteca civica "tancredi milone"”. Non sappiamo se gli altri membri del Collegio e il CdA ne fossero al corrente, e se il 5 giugno ne hanno discusso, ma come al solito le cose vengono montate al contrario. Infatti, la delibera avrebbe dovuto essere il passaggio successivo (e non precedente) alla chiusura dell’Ente come recita la delibera Giunta Comunale n. 49 dell’11/04/2013 “… è stato inoltre disposto che la Fondazione potesse servirsi dell’immobile in parola fino all'esistenza della Fondazione medesima e con l’obbligo di restituire lo stesso in caso di estinzione”. La Fondazione esiste ancora ed è nel pieno delle sue funzioni. Ecco perché mi rivolgo a lei Presidente. Come ben sa ho criticato la sua nomina in quanto, essendo il commercialista dell’assessore D’Afflitto cui forse la lega anche un rapporto di conoscenza, non si è trattato di un esempio della tanto proclamata trasparenza e correttezza del Movimento. Tuttavia, al di là delle amicizie, lei ricopre un ruolo preciso cui derivano responsabilità precise, non siamo nel salotto di casa né in un ufficio privato. Mi chiedo se sapeva della delibera e come ha reagito alla scorrettezza subita. Mi chiedo a che titolo i dipendenti di Fondazione oltrepassino la soglia dei locali di Via Verdi che sono stati anticipatamente ed impropriamente tolti dalla disponibilità della Fondazione. Presidente, ha già dovuto digerire la vicenda pista di pattinaggio. Come farà a spiegare, nelle sedi opportune, a che titolo un ente no profit, la Fondazione, oltretutto di un ente pubblico, ha potuto elargire un contributo ad un ente profit nell'esercizio di un’attività commerciale? Quale leggi e/o regolamenti lo prevedono? Per non parlare dell’affermazione del Sindaco che nel suo personale Codice Civile ha trovato conferma che in una votazione ¾ e 2/3 danno risultati simili, basta solo approssimarli correttamente (secondo convenienza s’intende). Un commercialista dovrebbe rabbrividire. Senza contare il kilometrico comunicato stampa dell’Amministrazione, post Festa delle Rose, che mentre loda se stessa, nei corridoi critica l’operato della Fondazione o di parte dei suoi dipendenti, secondo la vecchia e sempre attuale formula del divide et impera. (Formula adottata anche con le nostre associazioni che se ne rendono conto solo quando tocca a qualcuno di loro ma di questo ne parleremo un altro momento). Spero almeno che i dipendenti di Fondazione restino compatti e non caschino nel giochino. Questi per citare solo alcuni esempi ma lei Presidente ne conoscerà di molti altri dai quali ha avuto conferma di una volontà da parte di Assessore e Sindaco di vedere nella Fondazione un ente completamente assoggettato ai propri desiderata. Tant’è che non essendoci riusciti, la vogliono chiudere. Ora, mi chiedo Presidente, quante ingerenze è disposto ancora ad accettare? Qui i rapporti personali non contano, qui contano i ruoli e le competenze di ciascuno che prevedono prerogative ma anche limiti. Ormai da un po’ di tempo le fanno fare la parte dell’utile idiota. Al contrario, mi aspetterei che lei esercitasse il suo ruolo fino in fondo (perché la Fondazione non è chiusa e il fatto che chiuderà è ancora tutto da vedere), come prevede la legge, lo statuto e un minimo di deontologia professionale (è lecito applicarla anche alla politica), magari assumendo anche delle posizioni forti. Del resto, non si dimentichi, che è stato nominato da una parte politica che ha fatto dell’imprecazione offensiva che esprime profonda rabbia o estrema insofferenza verso qualcuno o qualcosa il suo tratto fondante e distintivo. Quindi, è autorizzato ad avvalersene se le circostanze lo richiedono. Non abbia paura di sembrare maleducato, vedrà, oltre alla valenza terapica e liberatoria, le varrà molto consenso. A partire dal sottoscritto, naturalmente.
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