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01 Giugno 2015 - 15:00
Pier Giorgio Lunardi
"Giorgio è volato in cielo!" Così sono stato avvertito stamattina della morte di PierGiorgio Lunardi dall’amica Giovanna. Lo temevo, lo temevamo tutti, ed anche lo sapevamo, che per Giorgio il tempo terreno era finito. Ma quando accade, è sempre troppo presto, si è sempre troppo impreparati, non c’è ragionamento o razionalità che tenga. Accidenti. Avevamo programmi e progetti da realizzare insieme, come è stato in questi ultimi anni. Progetti con il gruppo, il GAT, quello che hai fondato e che ti ha dato un sacco di soddisfazioni. Amici e compagni di viaggio. Avevamo immense praterie da percorrere insieme, e capacità per farlo in modo elegante, raffinato, e intelligente. Così come avevi plasmato il gruppo, così erano le rappresentazioni teatrali di cui tu sei stato regista. Abbiamo sempre apprezzato i tuoi complimenti al gruppo, dopo una recita, con i piccoli rilievi volti a migliorare. Quando non abbiamo visto la tua email dopo il 25 aprile, abbiamo capito che qualcosa non andava, qualcosa di pesante stava succedendo. E infatti sei stato ricoverato in quei giorni. C’era l’amicizia personale, pensavo proprio che avremmo potuto realizzare qualche viaggio, vedere posti nuovi, in compagnia, una gran bella compagnia, la tua. Ci tenevo da matti, ci contavo proprio. Accidenti. Accidenti. Sembra che ci sia tanto tempo, tempo per preparare, tempo per realizzare, e poi si scopre di colpo che non ce n’è più. In un attimo, quel che c’era, persona, intelligenza, attivismo, iniziative, spariscono. La velocità della malattia è tremenda. Che dire? A me succede ancora oggi di piangere ogni qual volta ripenso ai mie genitori, deceduti da molti molti anni. Le parole sono sempre uguali, diciamo tutti la stessa cosa. E nessuno sa dire con precisione come è questo “dopo”. Sappiamo come si sta qui, e abbiamo visto come sei stato tu in questi ultimi giorni: male. Nonostante tutti abbiano fatto il possibile per alleviarti. Non amavi la retorica e quindi la eviterò. Non ho parole, solo lacrime. Ora cercherò un po’ di silenzio, tra tante emozioni dolorose che mi abitano. I tuoi affetti famigliari sono tutti vicino a te. Come i tuoi amici. Ora posso solo augurarti buon viaggio: la musica della tua chitarra, i paesaggi della tua macchina fotografica ti accompagnino, le tue idee per un buon teatro e il tuo amore per il prossimo ti sostengano. Buon viaggio, Giorgio.
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