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04 Ottobre 2014 - 10:45
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, lo ha definito oggi ''un verdetto senza possibilità di appello''. In effetti, il parere del Comitato di esperti chiamato a stabilire se esistano o meno le condizioni per avviare una sperimentazione del metodo Stamina ideato da Davide Vannoni, non lascia dubbi: non c'è sicurezza per i pazienti, affermano gli specialisti di nomina ministeriale, e non ci sono i requisiti di base per l'avvio di una sperimentazione clinica. Nella conclusioni del parere giunto al ministro, redatto in inglese per la presenza di membri stranieri, il Comitato boccia dunque senza mezzi termini il protocollo Vannoni che utilizza cellule staminali mesenchimali (Msc): ''Le condizioni per avviare una sperimentazione con il cosiddetto metodo Stamina - si legge - con particolare riferimento alla sicurezza dei pazienti, non esistono'' e ''i metodi Stamina per la preparazione di Msc non sono adeguati''. Ed ancora: ''Le Msc prodotte col metodo Stamina non soddisfano i requisiti per la definizione di tali cellule come 'agenti terapeutici'''. Su questa base, Lorenzin ha confermato che "la sperimentazione non si farà''. Poi, riferendosi alle tante famiglie dei malati che riponevano le speranze nel protocollo Vannoni, Il ministro ha commentato che questa è ''la parte più triste della vicenda'' ed ha ribadito l'intenzione di "destinare i 3 mln di euro stanziati per la sperimentazione Stamina alle malattie rare". Quindi un riferimento a Vannoni: ''E' un imprenditore, e come tale legittimamente può fare ricorso a tutti gli strumenti che ci sono per tutelare i suoi interessi. Il mio interesse è tutelare la salute dei pazienti".
Ma se dal punto di vista "sanitario e scientifico la questione è chiusa'', come ha sentenziato il ministro, resta tuttavia ancora aperta una spinosa 'partita' politica. I tanti giudici che hanno autorizzato in questi mesi il metodo Stamina a vari pazienti, infatti, si sono appellati al decreto Balduzzi, o meglio alla sua conversione in legge, che prevede la possibilità di continuare il trattamento per chi lo abbia già iniziato, oltre all'avvio di una sperimentazione. Considerando ciò, ha avvertito oggi Ezio Belleri, direttore generale degli Spedali civili di Brescia, dove erano in trattamento i pazienti, ''serve un intervento legislativo'' perché ''la vicenda non è ancora chiusa''. Di ciò è consapevole la stessa Lorenzin, che ha annunciato come ''la via è quella della soppressione del decreto Balduzzi", auspicando anche che ''il nuovo Csm apra una fase di riflessione sul rapporto tra giustizia e scienza''. Un invito accolto con favore da Balduzzi, neo-eletto componente del Csm, il quale precisa tuttavia come il decreto che porta il suo cognome sia ''cosa diversa dalla legge uscita dal Parlamento''. L'altra medaglia della vicenda resta però quella delle famiglie: ''I nostri governanti cercano di salvare immigrati dal mare ma, di contro, stanno di fatto buttando a mare mio figlio", ha scritto la madre di Daniele Tortorelli, un bambino di 7 anni di Matera affetto dalla malattia di Niemann-Pick e curato a Brescia fino allo stop dell'autorità giudiziaria. E se Vannoni ha già annunciato un nuovo intervento al Tar, il vice di Stamina, Marino Andolina, afferma che ora potrebbe esserci la possibilità di effettuare il trattamento all'estero: il Paese 'candidato' è l'Albania.
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