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Lo Stiletto di Clio
30 Dicembre 2025 - 15:59
Il teologo Domenico Caccia (1906-1979)
«Il suolo natio ci attrae con un’ineffabile dolcezza, ci guida e non ci permette di dimenticarlo mai». Attribuito ad Ovidio, il celeberrimo poeta latino esiliato dall’imperatore Augusto in una remota località sul Mar Nero, il pensiero ben si addice a Domenico Caccia, di cui ricorre il centoventesimo anniversario della nascita. Sacerdote e teologo, parroco di Lombriasco per poco meno di trentaquattro anni, egli fu il primo a pubblicare una monografia storica su Settimo Torinese: un’opera redatta con passione, semplicità e vivissimo amore per il luogo di cui era originario.
Figlio di Pietro Giuseppe Caccia e Maria Vittoria Francone, Domenico Caccia nacque a Settimo il 22 settembre 1906 (e vi morì l’11 gennaio 1979) nell’allora via Montebello (ora via Vittorio Alfieri). Sacerdote dal 1930, si laureò in teologia presso la Facoltà teologica del Seminario arcivescovile di Torino. Fu vicecurato a Volpiano, Giaveno e Torino (parrocchia di Maria Speranza Nostra, in via Chatillon, una parallela di corso Vercelli), finché l’arcivescovo Maurilio Fossati, nel 1939, lo nominò prevosto di Lombriasco, un centro agricolo della vicaria foranea di Carignano che contava, all’epoca, meno di mille abitanti. Cultore di storia piemontese, Caccia ricopiò pazientemente i principali documenti storici della piccola comunità, salvandone alcuni dalla dispersione. A lui, inoltre, si deve una puntuale cronaca dei fatti che accaddero nella zona di Lombriasco durante il secondo conflitto mondiale. Le sue note costituiscono una fonte preziosa per ricostruire gli episodi salienti della guerra civile e della Resistenza fra le province di Torino e Cuneo.
Ma Domenico Caccia è soprattutto legato al volume di memorie storiche che volle dedicare a Settimo e fu edito nel maggio 1978, per impulso dell’allora canonico Guglielmo Pistone (1910-2009). In realtà l’impostazione dell’opera risale alla fine degli anni Venti, quando il suo autore, giovane chierico ormai prossimo all’ordinazione, ebbe modo di compulsare numerosi documenti custoditi negli archivi del Comune e della parrocchia di San Pietro in Vincoli (il che spiega, in parte, lo scarso peso attribuito alle vicende novecentesche). Il lavoro fu proseguito a fasi alterne per circa mezzo secolo, sino alla stesura definitiva.
Per incarico dello stesso Caccia, nell’estate del 1977, l’autore dello «Stiletto» – allora studente liceale in vacanza – trascrisse il testo con la propria Olivetti «lettera 32», apportandovi alcune correzioni (specie al capitolo su Pietro di Settimo e Pietro Lignana, due uomini d’armi, il primo del tardo Medioevo, il secondo del sedicesimo secolo). Convinse pure Caccia a sopprimere un paio di capitoli che avevano scarsa attinenza con la storia cittadina e gli fornì i materiali per ulteriori integrazioni (sulle ferrovie, le scuole, la banda musicale, ecc.). Quindi l’opera fu stampata in millecinquecento copie dalla tipografia Edigraph di Chieri.
Sobriamente intitolato «Settimo Torinese, appunti storici», il libro di Domenico Caccia contribuì a divulgare la conoscenza del passato cittadino. Sino a quel momento, infatti, molto poco era stato edito su Settimo. Gli autori di riferimento erano Goffredo Casalis (1781-1856) e Antonino Bertolotti (1834-1893) che alle vicende locali dedicarono – nel 1850 e nel 1878, rispettivamente – alcune pagine delle loro ponderose opere corografiche. Esisteva anche una monografia pubblicata nel 1959 dall’Istituto Ricerche Economico-Sociali «Aldo Valente» di Torino, ma il suo taglio non era di tipo storico. Quella apparsa nel 1978, invece, fu la prima opera organica su Settimo.
Nell’impianto generale, nella periodizzazione e nel metodo, il libro del teologo Domenico Caccia presenta i pregi e i difetti dei testi di vecchia concezione, quando la storia locale era intesa come una rassegna di eventi tenuti insieme dal solo filo della continuità cronologica, senza alcun rimando alle dinamiche che concorrono a determinarli. Lo stesso autore, d’altro canto, ci tenne a premettere che le vicende esposte non dovevano «essere giudicate secondo la visuale dei nostri tempi, ma alla luce di quella Fede religiosa che sempre animò i nostri avi».

:Il libro di Caccia pubblicato nel 1978, il primo organico volume sulla storia di Settimo Torinese
Nonostante tutto, in Settimo Torinese, il successo del libro di Domenico Caccia fu notevole, a riprova di quanto fosse allora atteso un saggio sulla storia locale, a prescindere dal suo rigore scientifico. Pur collocandosi in una fascia non elevata della divulgazione storica locale, contribuì a una migliore conoscenza di Settimo. A piene mani vi attingeranno giornalisti, studenti, autori di teatro e schiere di storici improvvisati, spesso in maniera frettolosa e acritica, raramente citando la fonte.
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