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19 Dicembre 2025 - 15:53
La sindaca di Rueglio
C’è un’idea curiosa, sempre più diffusa, secondo cui la democrazia locale funzioni come Facebook: si pubblica un post, si prende posizione, si raccolgono consensi, e il resto – regolamenti, statuti, opposizioni – viene dopo. Se avanza tempo. A Rueglio questa idea non è più un sospetto, è una prassi.
Martedì 16 dicembre, alle 20.51, la pagina Facebook ufficiale del Comune di Rueglio pubblica un messaggio molto serio, molto impegnato, molto solidale. L’Amministrazione diffonde una lettera aperta dei lavoratori Konecta, esprime vicinanza alla loro lotta sindacale e annuncia, con tono risoluto, che nel Consiglio comunale del 23 dicembre verrà presentata una mozione contro la chiusura delle sedi di Ivrea e Asti. Tutto deciso, tutto definito, tutto già messo nero su bianco. O meglio: messo bianco su blu.
Peccato che il Consiglio comunale, quello previsto per il 23 dicembre, al 19 dicembre – ore 15.15 – esista solo su Facebook. Perché le consigliere comunali di minoranza Martina Mathilde Ines Carolina e Maria Piras non hanno ricevuto alcuna convocazione. Nessuna. Zero. Il nulla amministrativo.

Martina Mathilde Ines Carolina e Maria Piras
Ora, si potrebbe pensare a una dimenticanza, a un disguido tecnico, a una PEC finita nello spam. Ma c’è un problema: lo statuto del Consiglio comunale non è un’opinione. Dice che le convocazioni ordinarie vanno fatte almeno cinque giorni prima. Quelle straordinarie tre. Ed è difficile sostenere che si tratti di una convocazione straordinaria quando il Consiglio viene annunciato con sette giorni di anticipo… sui social.
Qui non siamo davanti a un errore. Siamo davanti a un’idea precisa di gestione del potere: prima si comunica, poi – se necessario – si amministra. Prima si costruisce la scena, poi si chiamano gli attori. E se qualche consigliere di minoranza resta fuori dal copione, pazienza.
Rueglio è amministrata dalla sindaca Gabriella Maria Laffaile. Essendo un Comune sotto i 15 mila abitanti il sindaco presiede direttamente il Consiglio comunale. È una responsabilità politica e istituzionale, non un ruolo decorativo. Presiedere significa garantire le regole, non aggirarle. Significa tutelare il confronto, non anticiparlo con un post serale. Significa ricordarsi che il Consiglio comunale non è un passaggio formale dopo la comunicazione, ma il luogo dove la politica dovrebbe accadere.
Invece qui accade il contrario: il Consiglio viene annunciato come un evento già chiuso, già orientato, già raccontato. Le opposizioni diventano comparse eventuali, informate – forse – a cose fatte. La dialettica democratica si riduce a una formalità fastidiosa, buona solo se non intralcia la narrazione.
La solidarietà ai lavoratori Konecta è una cosa seria. Proprio per questo meriterebbe rispetto istituzionale. Meriterebbe un Consiglio convocato correttamente, discusso apertamente, con maggioranza e opposizione messe nelle condizioni di fare ciò per cui sono state elette. Altrimenti resta solo una posa morale, utile a fare bella figura online, inutile a costruire una posizione condivisa.
A Rueglio, intanto, si sperimenta una nuova frontiera dell’amministrazione locale: il Consiglio comunale annunciato ma non convocato, la democrazia comunicata ma non praticata, il confronto promesso ma non garantito. Una gestione in cui le regole sono flessibili e le opposizioni opzionali.
Insomma, se il Consiglio comunale è solo un dettaglio e lo statuto un ingombro, tanto vale essere sinceri fino in fondo. Si potrebbe risparmiare tempo e carta: niente convocazioni, niente PEC, niente regolamenti. Basta un post. Magari fissato in alto. Condiviso con tutti. Tranne chi, per mestiere e mandato, dovrebbe sedersi in aula e discutere.
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