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Germania, svolta sulla leva militare: il nuovo servizio “volontario obbligato” che divide il Paese

Il Bundestag approva la riforma voluta da Friedrich Merz: questionari obbligatori, visite mediche per i diciottenni e volontariato retribuito. Una legge che non ripristina la leva, ma prepara la strada alla coscrizione selettiva in caso di crisi

Germania, svolta sulla leva militare: il nuovo servizio “volontario obbligato” che divide il Paese

Friedrich Merz

C’è chi scandisce slogan davanti a un liceo di Colonia e chi, a Berlino, alza il pollice per registrare il voto elettronico. Nel mezzo, un numero che pesa e che racconta già una frattura: 323 sì contro 272 no, con un’astensione. È la fotografia del 5 dicembre 2025, il giorno in cui il Bundestag approva la legge che apre al cosiddetto “nuovo servizio militare”: formalmente volontario, ma sostenuto da un censimento obbligatorio della platea potenziale attraverso un questionario e visite mediche per i diciottenni maschi, modellato sul sistema svedese. Una stretta che non ripristina la coscrizione obbligatoria — sospesa nel 2011 — ma rimette in movimento tutta la macchina che potrebbe renderla attivabile, se necessario, con un secondo voto parlamentare. Un architrave che sposta equilibri e ridisegna priorità nel cuore della maggiore economia europea.

La maggioranza formata da CDU/CSU (Unione Cristiano-Democratica e Cristiano-Sociale) e SPD (Partito Socialdemocratico Tedesco), guidata dal cancelliere Friedrich Merz, tira dritto nonostante le proteste in decine di città e le critiche incrociate. A opporsi ci sono Verdi, AfD (Alternativa per la Germania) e Die Linke, un allineamento politicamente anomalo che segnala quanto questa riforma divida il paese oltre le consuete linee ideologiche. È il risultato di un braccio di ferro durato mesi: i conservatori volevano una corsia rapida verso il ritorno della leva; i socialdemocratici hanno difeso fino all’ultimo l’impianto volontario. La mediazione finale mantiene la volontarietà della prestazione ma introduce l’obbligatorietà del censimento, con controlli semestrali da riportare al Parlamento.

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Dal 1° gennaio 2026 tutti i nati nel 2008 riceveranno un questionario della Bundeswehr. Per gli uomini sarà obbligatorio rispondere; per le donne resterà facoltativo, a meno di future modifiche della Legge Fondamentale. Il modulo rileverà condizioni di salute, motivazione, competenze e disponibilità al servizio. Seguirà una visita medica: per gli uomini convocati sarà vincolante, per le donne su base volontaria. Le prime sessioni scatteranno nel 2026 e diventeranno capillari da luglio 2027, compatibilmente con una logistica oggi incapace di gestire senza intoppi i circa 300.000 diciottenni maschi della coorte annuale.

Il servizio militare in sé resterà volontario, con una durata minima di sei mesi e l’opzione di arrivare a undici. Previsti una retribuzione di 2.600 euro lordi al mese, contributi pensionistici e incentivi come la patente finanziata per chi resta un anno. Al termine, i volontari confluiranno nella riserva. La logica, però, è evidente: non chiamare tutti alle armi, ma sapere esattamente chi potrebbe esserlo e in quali tempi. Una base dati aggiornata consente al Parlamento di decidere, con un secondo voto, un’eventuale coscrizione parziale basata su selezione casuale, qualora i numeri del volontariato non fossero sufficienti. Un sistema “a doppio binario”: attrazione oggi, leva potenziale domani.

L’obiettivo numerico è ambizioso. La Bundeswehr punta a passare dagli attuali 183.000 militari a 260.000 entro il 2035, con una riserva di almeno 200.000 persone. Nella prima fase si parla di 20.000 volontari nel 2026, con un incremento progressivo fino a 40.000 l’anno verso il 2031, ritmo considerato compatibile con la capacità addestrativa e infrastrutturale disponibile. Numeri che rispondono agli impegni NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e a un contesto strategico mutato dall’aggressione russa all’Ucraina. Paradossalmente, nel 70° anniversario della Bundeswehr, pesano gli anni di smantellamento successivi al 2011: caserme chiuse, centri di selezione quasi azzerati, reparti addestrativi ridotti. Ricostruire richiede tempo e personale, ma il censimento offre uno strumento per pianificare senza illusioni.

La domanda che rimbalza nelle piazze studentesche è semplice: se un diciottenne maschio riceve un questionario obbligatorio e una visita che non può rifiutare, quanto resta davvero della volontarietà? Il governo insiste sul fatto che la prestazione militare rimane una scelta, e che obbligatori sono solo passaggi informativi e sanitari preliminari. Lo ripete il ministro della Difesa Boris Pistorius, che parla di “servizio moderno”, più flessibile e professionalizzante. Ma la legge contiene già la clausola che molti temono: la possibilità di una coscrizione parziale, votata dal Parlamento, basata sullo “stiraggio” casuale degli idonei. Non è la leva di massa del Novecento, ma resta una leva potenziale.

La riforma tedesca non vive in un vuoto geopolitico. Nel Nord Europa e nello spazio baltico diversi Paesi hanno rafforzato le forme di servizio obbligatorio; altri, come la Svezia, hanno adottato sistemi ibridi tra volontariato e selezione centralizzata. Berlino guarda a questi modelli ma deve convivere con la propria architettura costituzionale e con una società abituata alla professionalizzazione post-Guerra fredda. Le relazioni semestrali al Bundestag servono a scandire il ritmo politico e a misurare l’efficacia delle misure senza scatti improvvisi.

Il costo della riforma si intreccia con le battaglie sul bilancio federale e sulla regola del “freno al debito”. La retribuzione di 2.600 euro non è solo un incentivo, ma il tentativo di rendere competitivo il servizio rispetto a un mercato del lavoro con alta occupazione, soprattutto nei settori tecnici. La maggioranza CDU/CSU–SPD si è già misurata con il delicato pacchetto pensioni per mantenere il tasso di sostituzione al 48% fino al 2031: un segnale che nei prossimi anni i compromessi sul bilancio saranno inevitabili. La gradualità del nuovo servizio aiuta a distribuire la spesa su più esercizi.

Le proteste, in circa 90 città secondo gli organizzatori, riportano al centro un tema generazionale: quale spazio per l’obiezione di coscienza in un sistema che resta “volontario” ma si fonda su obblighi preliminari? E quali saranno gli effetti su scelte formative e prospettive lavorative? La legge mantiene canali di servizio civile e valorizza competenze tecnologiche, sanitarie e logistiche. I critici temono però un piano inclinato: una volta operativo il censimento, il passaggio alla coscrizione potrebbe diventare più semplice politicamente. Il governo ribatte mostrando la garanzia del secondo voto parlamentare.

Resta inoltre la linea rossa costituzionale: l’obbligo non si applica alle donne. Per estenderlo servirebbe una revisione della Grundgesetz (Costituzione tedesca), una prospettiva oggi politicamente improbabile. È una scelta coerente con la tradizione della leva maschile, ma apre un fronte di discussione in un Paese che ha fatto della parità un pilastro culturale.

Sul piano operativo, l’Ispettore generale della Bundeswehr segnala un ostacolo concreto: l’esercito non potrebbe assorbire più di 5.000 volontari supplementari nel primo anno senza ridurre l’operatività nei reparti già schierati sul fianco orientale della NATO. Addestrare nuove reclute mentre si mantiene la prontezza strategica è un esercizio complesso; per questo la riforma procede per scaglioni, puntando a costruire una riserva ampia e continuamente aggiornata.

La scelta tedesca manda un doppio messaggio. A Bruxelles, dove si chiede a Berlino di rendere concreta la sua “Zeitenwende”, la svolta strategica annunciata dopo l’invasione russa dell’Ucraina. E a Washington, in un momento in cui l’Europa sente il peso di una postura americana meno prevedibile. La Germania opta per una strada incrementale e reversibile: costruire subito un serbatoio di volontari e idonei, mantenendo la leva parziale come opzione. Una risposta istituzionale e organizzativa al vincolo del tempo, risorsa sempre più scarsa in una competizione globale che corre veloce.

Dal 2026, per i giovani, lo scenario è scolpito: a 18 anni arriverà il questionario obbligatorio per i maschi e facoltativo per le femmine. In base alle risposte si verrà eventualmente convocati per una visita medica. Gli idonei potranno scegliere il servizio da sei a undici mesi. Chi non aderisce resterà comunque registrato e potenzialmente selezionabile nel caso in cui il Parlamento attivi la coscrizione parziale. Chi svolgerà il servizio entrerà nella riserva con aggiornamenti periodici, acquisendo competenze spendibili nel mercato del lavoro. Ma restano aperte le domande cruciali: la paga e gli incentivi saranno sufficienti ad attrarre giovani qualificati? Università e scuole tecniche riconosceranno realmente le competenze acquisite? Le imprese valorizzeranno i profili con formazione militare? E come reagiranno i corpi civili — sanità, protezione civile, logistica — anch’essi alle prese con carenze strutturali?

Il ruolo del ministro Pistorius resta centrale. Ha difeso il compromesso pur ammettendo che il testo finale si discosta dal suo primo progetto, più orientato al volontariato puro. La dialettica interna è destinata a crescere: se i numeri non soddisferanno gli obiettivi, i conservatori spingeranno sulla leva; i socialdemocratici rilanceranno sugli incentivi. Nel frattempo la macchina amministrativa dovrà far funzionare le selezioni senza rallentare l’operatività delle truppe.

La scelta di Berlino, la maggiore potenza demografica ed economica dell’Unione Europea, non è neutra. Diventa un precedente: dimostra come si possa aumentare la prontezza militare senza reintrodurre subito la coscrizione universale. Se il modello funzionerà, altri Paesi potrebbero seguirne la traiettoria; se fallirà, la pressione per soluzioni più rigide tornerà a salire. Per ora, la combinazione di volontariato strutturato, censimento capillare e riserva estesa offre alla Germania un vantaggio decisivo: sapere in anticipo chi può fare cosa, e con quale rapidità. E quando il tempo diventa la variabile più critica, questa conoscenza può fare la differenza.


Fonti utilizzate:
Bundestag, Bundeswehr, Ministero della Difesa tedesco, CDU/CSU, SPD, AfD, Die Linke, NATO, Governo federale tedesco, Zeitenwende – documenti ufficiali, agenzie e media tedeschi.

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