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Emma Bonino, migliorano le condizioni: trasferita dal subintensivo al reparto

Dalla notte in codice rosso al Santo Spirito al trasferimento nel reparto del San Filippo Neri: cosa sappiamo oggi, perché la scelta della Stroke Unit conta e quali precedenti clinici aiutano a leggere il presente senza allarmismi né facili ottimismi

Emma Bonino, migliorano le condizioni: trasferita dal subintensivo al reparto

Emma Bonino, migliorano le condizioni: trasferita dal subintensivo al reparto

E' arrivata oggi la notizia che molti attendevano: le condizioni di Emma Bonino migliorano e, alla data di venerdì 5 dicembre 2025, la storica leader radicale lascia la subintensiva per rientrare in reparto al San Filippo Neri. È un passaggio che la medicina definisce “tecnico”, ma che in realtà pesa come un giudizio clinico: meno monitoraggi, più stabilità, un gradino ulteriore verso la normalità. Le conferme arrivano da fonti di +Europa, che parlano apertamente di “deciso miglioramento” e di una convalescenza che procede.

Il quadro si è composto nell’arco di pochi giorni. La sera di domenica 30 novembre 2025, secondo le prime ricostruzioni, Emma Bonino viene trasportata in “codice rosso” al Santo Spirito dopo un malore e ricoverata in terapia intensiva, pur rimanendo vigile. Tra l’1 e il 2 dicembre, la ASL Roma 1 comunica il trasferimento alla Stroke Unit del San Filippo Neri, “setting appropriato” per la patologia riscontrata. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ribadisce che le condizioni sono stabili e che Bonino “è sempre stata vigile”. Le cronache parlano nei giorni successivi di miglioramenti lenti ma costanti, fino al salto di oggi: uscita dalla subintensiva, ingresso in reparto, altro segnale di un andamento che procede nella direzione giusta.

La Stroke Unit del San Filippo Neri è la tessera che spiega il resto. Un’unità neurovascolare di I livello, parte della rete ictus del Lazio, dove si gestiscono casi di ischemie ed emorragie non chirurgiche, si somministrano terapie mirate, si avvia la riabilitazione precoce, si lavora in telemedicina con gli hub regionali. È un luogo in cui il fattore tempo è una variabile clinica: diagnosi rapide, monitoraggi continui, decisioni immediate su prevenzione e recupero. Collocare qui la paziente significava inserirla nella cornice più adatta; riportarla oggi in reparto significa che quella cornice ha funzionato.

In ospedale le parole sono gerarchie. “Intensiva” è l’emergenza assoluta; “subintensiva” è già un passo indietro rispetto al picco del rischio; “reparto” è il territorio in cui si torna a gestire la quotidianità clinica. È qui che la macchina assistenziale si alleggerisce, che il monitoraggio diventa regolare, che la riabilitazione — quando necessaria — trova spazio. Il messaggio implicito, per Emma Bonino, è che i medici ritengono superata la fase più delicata.

Nessuna comunicazione ufficiale entra nei dettagli diagnostici. Fonti della ASL Roma 1 e di +Europa si muovono con prudenza: “quadro stabile”, “sempre vigile”, “setting appropriato”. È un linguaggio che racconta senza scoprire, che registra l’evoluzione clinica ma non forza interpretazioni. La timeline, però, parla da sé: intensiva al Santo Spirito, poi Stroke Unit al San Filippo Neri, ora reparto. Chi conosce il lessico ospedaliero sa che questa sequenza non è neutra.

Il nome di Emma Bonino porta con sé una biografia clinica che aggiunge peso alle notizie di oggi. Nel 2015 la diagnosi di microcitoma polmonare, poi otto anni di trattamenti fino all’annuncio della “guarigione” nel 2023. Nell’ottobre 2024 un nuovo ricovero al Santo Spirito per problemi respiratori, seguito da un miglioramento che culmina nella visita a sorpresa di Papa Francesco il 5 novembre 2024, con tanto di saluto in piemontese. Una storia fisica e politica intrecciata, in cui il corpo della leader radicale è stato spesso terreno pubblico. Le difficoltà di fine novembre 2025, secondo alcune ricostruzioni, non risultano collegate né al tumore né a nuove crisi respiratorie, nonostante nelle prime ore si fosse parlato anche di “insufficienza respiratoria”. Da quel momento, però, le comunicazioni ufficiali si sono concentrate sui fatti: trasferimenti, condizioni generali, percorso clinico.

Fuori dal San Filippo Neri, nei giorni scorsi, Riccardo Magi ha dato voce alla comunità radicale: “Emma è stabile e vigile, sarà importante vedere come si definisce il quadro nelle prossime ore”. Sostegno, cautela, rispetto. Lo stesso tono che arriva dal resto della politica, a conferma di un tratto costante: Bonino parla a pubblici diversi, a mondi che spesso non si parlano tra loro. Una delle poche figure capaci di suscitare attenzione trasversale anche nei momenti più fragili.

Raccontare Emma Bonino senza trasformarla in icona è sempre difficile. È una vita fatta di battaglie civili, Europa, istituzioni, ministeri, diplomazia, Senato. Ma è anche un percorso in cui la malattia non è mai stata cancellata: è stata narrata, condivisa, resa strumento politico nel senso più alto del termine. Per questo l’uscita dalla subintensiva oggi risuona più del normale: parla di un corpo che torna a imporsi sulla paura, di una figura che ha fatto della vulnerabilità un linguaggio.

Adesso il tempo è quello del reparto: monitoraggi, terapie mirate, ripresa graduale di routine, valutazioni fisioterapiche, visite più regolari dei familiari. È la fase in cui ogni miglioramento piccolo diventa significativo, in cui la stabilità quotidiana vale più di qualsiasi annuncio. Sarà così anche nei prossimi giorni, mentre la città che l’ha vista combattere in Parlamento e nelle piazze aspetterà di sapere quando potrà tornare a casa.

I trasferimenti, in sanità, sono una narrazione parallela. Dicono molto a chi sa leggerli: ieri intensiva al Santo Spirito, poi Stroke Unit al San Filippo Neri, oggi reparto. È un racconto di complessità che diminuisce, di vigilanza che si allenta, di prognosi che si irrobustisce. E dentro questa storia c’è anche un altro tema: il diritto alla riservatezza. Una figura pubblica genera un interesse pubblico legittimo, ma non infinito. Finora sono state fornite le informazioni essenziali; il resto appartiene alla sfera della paziente e dei medici. È un equilibrio sottile che la cronaca — quella buona — deve saper rispettare.

Alla fine restano tre parole: miglioramento, reparto, prudenza. La prima segna il presente, la seconda indica il luogo in cui avviene la ripresa, la terza è la regola che protegge l’informazione da ogni retorica. Attorno alla stanza di Emma Bonino passano grafici di saturazione, terapie, turni di infermieri; fuori, una città che per una volta sembra rallentare il passo. Le dimissioni arriveranno quando sarà il momento. Oggi è il giorno delle buone notizie misurate, quelle che in ospedale contano più di tutto.

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