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Piastra in trasferta permanente: sta più a Roma che a Settimo Torinese

La sindaca gira l’Italia come fosse già in campagna elettorale. Mentre a Settimo restano appalti discutibili e partecipate onnivore

Piastra in trasferta permanente: sta più a Roma che a Settimo Torinese

Piastra in trasferta permanente: sta più a Roma che a Settimo Torinese

A Roma ormai la conoscono meglio che in Via Roma a Settimo. Elena Piastra è tornata ancora una volta nella Capitale, questa volta “a nome di Settimo” e – biglietto da visita alla mano – “a nome di Ali”. Che poi sarebbe quella associazione dei Comuni di centrosinistra che, secondo i bene informati, dovrebbe accompagnarla verso un seggio alle prossime politiche. "Sempre che ad Ali la Elly Schlein voglia davvero areuna quota" commentano i gufi. Lei ci crede, e tanto deve bastare.

L’occasione del giorno è stato il convegno al Senato, organizzato dal senatore Raffaele De Rosa con l'Università di Torino per i dieci anni del Bilancio Pop. Tema nobile, per carità: trasparenza, partecipazione, cittadini informati. La sindaca ha ricordato (e questo lo dice lei) di aver “adottato da tempo” il Bilancio POP e che a Settimo funziona benissimo. Certo (diciamo noi), perché Settimo ha un sistema che più unico che raro: il Comune gira un paio di milioni alla Fondazione ECM per la cultura, un altro paio a Patrimonio che ha in concessione strade, parcheggi e cimitero, qualche decina di migliaia alla SAT che progetta, e via a ruota tutte le altre partecipate. Insomma, quando deleghi tutto e i soldi scorrono nelle municipalizzate come acqua nei canali di Venezia, un sindaco può serenamente dedicarsi alla campagna elettorale permanente e anche quella è un po' "pop".

E infatti non finisce qui, perché se campagna elettorale dev’essere, Piastra non si tira certo indietro. E allora giù duro: dal 2011 al 2018 i Comuni avrebbero contribuito con 12 miliardi al risanamento dello Stato. Traduzione: abbiamo pagato per tutti e ora non ci sono più soldi. Ma attenzione: non è una critica al Governo attuale, né a quello precedente, né a quello prima ancora.  Una critica… eterea. “Da oltre 10 anni”, dice, senza mai spiegare chi fosse al potere. Più che un amministratore pubblico un oracolo di Delfi.

Guai però a far notare che nella sua città tutti chiudono gli occhi su un appalto del verde da 800 mila euro (blindato per le cooperative sociali) e con soli quattro tagli all’anno, che grida vendetta al cospetto di Dio e della Madonna. O sui due milioni evaporati per l’ampliamento del Parco Berlinguer, che doveva essere un parco e e invece è un bosco talmente disordinato che madre natura, appena l’ha visto, è scappata a gambe levate.

I servizi costano di più, i cittadini chiedono sempre di più, lo Stato taglia sempre di più. Eppure i Comuni resistono, come alle Termopili. Perché? Efficienza amministrativa e miglioramento della riscossione, spiega lei. Ovviamente non fa menzione dell’autovelox piazzato sulla provinciale che incassa quasi quanto tutti gli autovelox della città di Torino messi insieme.

Infine l'unica notizia seria. Il 10 luglio all’Archimede si presenta il Bilancio POP di Settimo. Tempismo perfetto. Prima si va a Roma a far vedere che si è importanti, poi si torna a casa a raccontare che si governa “per davvero”.

Peccato che a molti a Settimo sembri più un tour promozionale di una candidatura già scritta che un normale impegno istituzionale. Lei, naturalmente, smentisce. Sempre. Fino al giorno prima della conferenza stampa in cui annuncerà di volersi occupare del Paese “con lo stesso spirito con cui ha guidato Settimo”.
E a quel punto, finalmente, sarà tutto chiaro... Dio (lo stesso di prima) ce ne scampi...

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