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04 Dicembre 2025 - 18:19
Alberto Avetta e Sarah Disabato
Il Consiglio regionale ha approvato oggi la nuova legge quadro sulle Comunità energetiche rinnovabili e l’autoconsumo collettivo. Un trionfo, a sentire la maggioranza di centrodestra, che si lancia festosamente in autocelebrazioni degne di una campagna elettorale, agitando parole come “modernità”, “architettura del futuro” e “buona Politica” come fossero coriandoli. Ma è bastato ascoltare le opposizione per riportare tutti con i piedi per terra: la legge è utile, sì, ma arriva tardi, arriva male e arriva con pochi soldi, dopo anni in cui il Piemonte ha perso un vantaggio enorme costruito nel 2018, quando era davvero una Regione apripista e non un rimorchiatore stanco di decisioni prese altrove.
Nella narrazione trionfale del centrodestra, il Piemonte sarebbe un paradiso dell’energia condivisa, un laboratorio perfetto di cittadini virtuosi e pannelli solari che spuntano come funghi. Lo ripete compiaciuto Claudio Sacchetto (FdI), primo relatore di maggioranza, che ricorda che la Regione “raccoglie il 15% delle CER presenti sul territorio nazionale”. Numeri veri, certo, ma figli di un’altra stagione politica: quel primato non è frutto della Giunta attuale, bensì dell’impianto legislativo del 2018 – quello che oggi la maggioranza cancella e riscrive dopo averlo lasciato marcire per sette anni, senza investimenti, senza indirizzi politici, senza neppure uno sportello informativo che fosse degno di questo nome.
Perché sì, oggi la legge prevede finalmente uno sportello regionale di assistenza tecnica, corsi annuali per amministratori e tecnici comunali, sistemi di monitoraggio, contributi a fondo perduto, fondi rotativi e perfino finanziamenti a tasso zero. Tutto giusto. Tutto utile. Tutto quello che si sarebbe potuto fare dal 2019, se la Regione non avesse premuto il tasto “pausa” per sette interminabili anni mentre altre Regioni correvano.
Alberto Avetta (Pd), relatore di minoranza e cofirmatario di una delle proposte confluite nel testo, ha ricordato che il Piemonte non ha davvero nulla da festeggiare: “Siamo in ritardo rispetto ad altre Regioni, e con risorse molto inferiori rispetto al resto d’Italia”. Una frase che è risuonata come uno schiaffo al trionfalismo della maggioranza e che ha avuto il merito di riportare la discussione nell’alveo della realtà.
E non è stato l’unico. Dal Movimento 5 Stelle, Sarah Disabato, anche lei relatrice di opposizione, ha sottolineato un passaggio fondamentale, troppo comodo da ignorare per la maggioranza: “La nostra proposta introduce quote premiali e un sostegno vero alla fase di progettazione, perché senza supporto tecnico ed economico non si parte nemmeno”. Una stoccata elegante ma precisa: senza le misure del M5s, il testo sarebbe rimasto una cornice vuota, buona solo per essere esibita sui social e infilata nei comunicati di fine giornata.

Silvio Magliano
I 5 Stelle affondano ancora di più quando ricordano ciò che la Giunta si guarda bene dal dire. Mentre il Piemonte approva una legge da 1,2 milioni di euro in due anni – briciole, se rapportate ai bisogni reali – il Governo Meloni ha tagliato 1,4 miliardi di euro del PNRR destinati alle Comunità energetiche. Da 2,2 miliardi a 800 milioni. Una mazzata clamorosa per operatori, imprese, famiglie e Comuni che contavano su quei fondi per realizzare progetti concreti. Lo ricorda con rammarico Pasquale Coluccio, autore dell’ordine del giorno approvato in Aula: “Serve che il Governo rifinanzi seriamente le CER e adegui il quadro normativo alle direttive europee, altrimenti continueremo a perdere competitività”.
E mentre le opposizioni portano numeri, dati e richiami alla realtà, cosa risponde la maggioranza? parla di “buona Politica”, di “condivisione”, di “fiducia dei cittadini da ricostruire”, come fa compiaciuto Mario Salvatore Castello(Lista Cirio). E ci aggiunge un altro strato di retorica istituzionale con Silvio Magliano (Lista Civica Cirio), che dice: “Quando istituzioni, imprese, cittadini ed Enti del Terzo Settore si uniscono nel generare sviluppo, le risorse della tecnologia diventano veicolo di solidarietà e inclusione sociale”. Una frase suggestiva, certo, ma che resta sospesa a mezz’aria se poi la Regione non mette in campo gli strumenti economici e politici necessari per tradurla in realtà.
Perché la fiducia non si ricostruisce con un comunicato stampa, ma con scelte solide, con fondi veri, con priorità politiche chiare.
Poi arrivano le lodi al Terzo settore, al “valore sociale delle CER”, ai “soggetti che generano coesione”. Belle parole, certo. Ma prive di gambe, se non accompagnate da investimenti all’altezza delle aspettative che la stessa maggioranza alimenta a ogni conferenza stampa. Le opposizioni lo sanno bene: senza una strategia nazionale coerente, senza fondi adeguati, senza un quadro di incentivazione stabile, tutto rischia di restare nel libro dei sogni.
Per fortuna qualcuno lo dice, a chiare lettere. Emanuela Verzella (Pd) richiama il ruolo sociale delle CER e la necessità di sostenere i territori più deboli, quelli dove la povertà energetica non è un concetto astratto ma una bolletta che non si riesce a pagare. Nadia Conticelli, sempre Pd, va dritta al punto: “Serve una tutela seria del suolo agricolo nella realizzazione dei parchi fotovoltaici”. In altre parole: basta favole, servono scelte. Perché non si può predicare sostenibilità e nello stesso tempo sacrificare ettari di terreno fertile sull’altare dell’improvvisazione energetica.
E così, mentre gli esponenti di Fratelli d’Italia parlano di “approccio pragmatico”, di “architettura futura”, di “comunità vive”, resta sul tavolo la realtà nuda e cruda: la legge è utile, sì, ma è figlia di un compromesso che le opposizioni hanno nobilitato con contributi decisivi e che la maggioranza ha reso fragile con anni di ritardi, rinvii, incertezze politiche e, soprattutto, con il silenzio assordante sui tagli del Governo Meloni.
Si poteva fare molto di più.
Si poteva fare molto prima.
Si poteva fare molto meglio.
Il Piemonte approva una legge necessaria, ma resta lontano dal potenziale che aveva nel 2018, quando aveva davvero la possibilità di essere leader nazionale delle Comunità energetiche. Oggi, grazie alle correzioni delle opposizioni, almeno si torna in carreggiata.
Ma la strada per recuperare il tempo perduto è ancora lunga.
Ed è una strada che, volenti o nolenti, passa da Roma.
Dove i fondi, per ora, viaggiano al contrario.
Insomma: il Piemonte non riparte oggi.
Oggi, semplicemente, prova a rialzarsi.
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