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Il Canavesano imbruttito

L’Occidente rimbambito: viviamo di menzogne e non ce ne accorgiamo più

Un viaggio amaro nella superficialità del nostro tempo: tra pensiero preconfezionato, guerre lontane che diventano comode distrazioni, riti democratici svuotati e uno Stato che pretende tutto senza dare nulla

L’Occidente rimbambito: viviamo di menzogne e non ce ne accorgiamo più

Fazio Littizzetto

Vivo tra la gente, la incontro, la sento, sono molte le persone con le quali parlo ogni giorno. Visti i miei trascorsi professionali per lo più vengo invitato a parlare di economia, di finanza, mi chiedono consigli sul come investire i risparmi, ma raramente, quasi mai, quando provo a giustificarle, vogliono, o hanno tempo per ascoltare le motivazioni sulle quali si basano le mie risposte. Non interessa il perché, soprattutto non interessa sapere, le persone preferiscono la superficialità, così da evitare di far conoscere le loro opinioni. Non interessa scavare a fondo sulle cose, lo trovano antipatico, preferiscono alimentarsi delle “notizie” già accomodate dal mainstream e tirare a campare, incazzati con le banche, con le assicurazioni, con l’impiegato del Catasto troppo ligio al dovere, con il Sindaco che doveva far cambiare l’illuminazione nella piazza davanti alla chiesa e non l’ha fatto, con il professore di matematica che non capisce quanto è intelligente il loro “pargolo”, con Putin che è causa di tutti i nostri mali e con i cinesi che aprono attività ovunque mentre quelle degli italiani continuano a fallire miseramente. Non interessa leggere e interpretare il processo storico che stiamo vivendo, addirittura sembra che tutti i libri, soprattutto quelli del passato, siano stati definitivamente chiusi, riposti in librerie, scaffali e cassetti off limits.

Il nichilismo ha prevalso, ormai è l’unico specchio di verità, non esiste più l’etica della responsabilità e meno che meno il principio della contraddizione. L’Occidente filoamericano, quello “democratico”, “multiculturale” e “multirazziale”; quello dell’integrazione, del buonismo e del politicamente corretto, si è rivelato per quello che è, imponendo diseguaglianze sociali, biologiche, religiose, nazionali e razziali.  

Non c’è tempo per niente, tutti indaffarati a cercare di non affogare nell'oceano di “democrazia” e “libertà" che ci circonda, i più senza rendersi conto di essersi assuefatti alla servitù e alla prosecuzione delle guerre permanenti. 

Diciamoci la verità, in Italia, forse è così in tutto l’Occidente “democratico”, ci si indigna di più per un cane abbandonato sull’autostrada, cosa assolutamente da condannare, che non per le migliaia di bambini palestinesi assassinati dai cecchini israeliani.

Non so, non è successo solo negli ultimi tempi, forse qualcuno si ricorda ancora cosa abbiamo fatto con i nostri soldati in Somalia, in Iraq o in Serbia e mi pare che già in quelle occasioni, non uniche, le nostre massime istituzioni avessero tradito, esattamente come ora, con infamia e nell’indifferenza generale, la volontà dell’Italia Repubblicana, che si era voluta rifondare ripudiando la guerra come strumento di offesa e risoluzione delle controversie internazionali.  

Resta un dovere la difesa della Patria, certo, ma, sempre che io non abbia qualche difficoltà cognitiva, non mi sembra ci sia qualcuno al mondo che stia minacciando l’Italia. Militarmente siamo occupati dai nostri "amici" a stelle e strisce, nel nostro Paese, da Aviano a Sigonella, ci sono oltre 120 basi militari e installazioni strategiche americane, quindi, se la cosa sino ad oggi pare non aver dato fastidio a nessuno, credo sia ora di finirla di gridare “al lupo, al lupo” in direzione Russia, anche perché, la favola insegna, alla fine, a forza di invocarlo, il “lupo” potrebbe materializzarsi davvero e in gioco, credo, ci sia molto più di un gregge di pecore.

Vivo tra la gente, credetemi, ne incontro tanta e mi tocca davvero sentire di tutto, anche, purtroppo, da chi non proferisce parola senza aver prima sfoggiato titolo di studio e mirabolanti esperienze lavorative. 

Vivo tra la gente e le tavolate nei ristoranti credo siano ormai le più rivelatrici del modo di pensare o, molto più frequentemente, del non pensare. E’ “bellissimo”, dopo il secondo bicchiere di vino, in molti casi già dopo il primo, si capisce chi sono quelli che, più o meno consciamente, pendono dalle labbra di Bruno Vespa o da quelle di David Parenzo, da quelle di Nicola Porro o da quelle della coppia Fazio-Littizzetto, quali Tg ascoltano e quali giornali leggono, se leggono.   

Vivo tra la gente e credo di poter affermare che la cultura, ormai, abbia completamente abdicato in favore delle “mode culturali”.

C’è chi crede, addirittura chi spera, che si possa andare avanti così, all’infinito, a vivere di menzogne, di promesse e di raggiri ai danni del popolo, infatti, nonostante tutto, quelli che credono di poter fare e disporre dei cittadini a loro piacimento non sono neanche pochi ed a questi se ne aggiunge sempre qualcun altro, tutti senza arte né parte; tutti capaci di millantare conoscenze poi smentite dai fatti; tutti pronti a tutto, senza scrupoli, pur di risultare i prescelti fra i cortigiani; tutti che brillano per inettitudine e per manifesta ignoranza di cultura storica e tutti palesemente incapaci di pensare, ma eccezionalmente capaci di giudicare, di dettare regole, comportamenti e di indicare, senza ammettere contraddittorio, chi sono i buoni e chi sono i cattivi.

La nostra “democrazia”, ormai svuotata dell’unica cosa che poteva tenerla viva, il consenso popolare, si sta aggrappando, benché finita, a “riti” mummificati e senza più nessun senso, sembra quasi di assistere al “Parsifal” di Wagner, al rito del Graal, divenuto sterile e vuoto perché custodito da cavalieri pietrificati dall’indifferenza, dai giochi di potere e dall’aridità emotiva e spirituale. 

E’ così che la nostra classe politica, nel rispetto di “riti” svuotati di ogni significato, come al solito, litiga sulla legge di bilancio; è così che ogni anno ci risucchia nei festeggiamenti del 25 aprile, una festa ipocrita, che istiga alla doppiezza, una festa contro gli italiani del giorno prima, sempre più la celebrazione delle faziosità; è così che in Italia la festa dei lavoratori, quella del 1° maggio, quella che non ammette riflessioni, si è trasformata nell’umiliazione del lavoratore, ormai, nella maggior parte dei casi, divenuto costantemente precario, sottopagato e sottoposto a continuo ricatto. Il tutto per arrivare all’oggi con i nostri politici, forse perché impegnati in prima linea nella tutela dei diritti e della dignità delle persone con disabilità, che fieri mostrano i loro gravi handicap fisici, cecità e sordità, di fronte ai bombardamenti americani in Venezuela ed alle mai cessate stragi di palestinesi ad opera del “popolo eletto di Dio”. Non solo, dalla fine dell’emergenza covid, quella “splendidamente” gestita dai governi Conte e Draghi, quella che fra il 2020 e il 2022 ha portato alla chiusura di 907.915 aziende, noi continuano a sputtanare miliardi per aiutare l’Ucraina mentre non troviamo i soldi per i nostri pensionati, per i nostri malati, per le nostre scuole, per i nostri imprenditori in difficoltà e per la famiglie italiane che non riescono nemmeno più ad arrivare a metà del mese.

E’ di fronte a tutto ciò che è cambiata la percezione dello Stato da parte degli italiani, da parte della maggioranza assoluta degli italiani, sempre più numerosi e sempre meno inclini ad assimilare il pensiero preconfezionato, dispensato a reti televisive unificate e attraverso le più note testate giornalistiche nazionali e loro controllate locali, che si ergono a padroni dell’informazione ufficiale. 

E’ di fronte a tutto ciò che ormai c’è chi vede lo Stato come un grande elemosiniere, chi come un bieco rapinatore e in ultimo, ancora una volta testimoniato dal calo dell’affluenza alle urne in occasione delle ultime elezioni regionali, chi lo vede come un pericoloso nemico.

Giorgia Meloni

Da noi si parla di aumentare il numero dei soldati e non le occasioni di lavoro; si continua a foraggiare la corruzione ucraina e non si fa niente per diminuire le tasse; si trovano miliardi per il riarmo e poco più di tre euro per aumentare le pensioni minime; si è arrivati, già prima dell’indecente Governo Meloni, a stravolgere completamente il valore costituzionale del prelievo fiscale, imponendo a dei soggetti giuridici, solo per il fatto di esistere, un prelievo arbitrariamente deciso a priori; si è creato un sistema che sottopone piccole e medie imprese a innumerevoli adempimenti burocratici, che comportano costi elevatissimi sia in termini di esborsi economici, che in ore di lavoro sprecate; si è introdotto, per molte attività autonome, l’obbligo alla tenuta di registri inutili, che se non adeguatamente e correttamente compilati e gestiti, si traduce in multe pesantissime; si sono varate una serie interminabile di tasse e gabelle per ogni cosa riguardi l’impresa, per le licenze, per le tende, per le bilance, per le insegne, per le vetrine e addirittura sull’ombra, quest’ultima ribattezzata “Canone unico patrimoniale”, applicata alle strutture private-commerciali che proiettano ombra su aree pubbliche. Da noi esistono tasse nascoste come il “Canone TV”, che si trova rateizzato nella bolletta della luce; esistono tasse strampalate come quelle sui gradini esterni per entrare in casa propria, per fortuna, o per decenza, non applicate da tutti i comuni; esistono tasse risalenti al “Regio Decreto” del 1904 come quella sulle paludi bonificate, che ancora pagano, a più di 120 anni di distanza, sebbene non esistano più paludi da bonificare, i cittadini residenti in alcuni quartieri di Napoli e in comuni toscani come San Giovanni Valdarno; esistono tasse dal risvolto museale come le accise sulla benzina, introdotte negli anni per finanziare guerre, ricostruzioni dopo terremoti e alluvioni, addirittura per finanziare la “crisi di Suez” del 1956 e che pesano per circa il 60% sul prezzo finale alla pompa di benzina e gasolio. Da noi si pagano tasse per tutto in cambio di niente. Non si è nemmeno più liberi di prelevare o versare sul proprio conto corrente quanto e quando si vuole senza essere sottoposti ad assurdi questionari antiriciclaggio. Nel contempo non esiste evento storico, giudiziario, di politica estera o di cronaca che, a seconda del caso e delle convenienze del momento, non venga brandito dai nostri bravi politici come un manganello di fascista memoria, sempre contro gli italiani e contro la nostra storia, ormai, tanto edulcorata e vilipesa da risultare nulla, raccontata, commemorata, ricordata, testimoniata, scritta e riscritta, alla bisogna, senza nessuna vergogna, sotto precise indicazioni di chi, da Bruxelles e Washington, contro gli interessi del popolo elettore, muove i fili della politica romanocentrica. Gli stessi che ieri avevano interesse a ritenerci tutti malati e bisognosi di vaccino anti covid, anche quando eravamo perfettamente sani; gli stessi che oggi, invece, ci vogliono tutti smaniosi di indossare e imbracciare elmetto, divisa e moschetto per correre, finalmente tutti immunizzati e plurivaccinati, in aiuto dei nostri nuovi amici ucraini.

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