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Bruxelles sotto assedio: perquisiti Mogherini, Sannino e Zegretti. L’Europa trema sugli appalti della diplomazia

Agenti all’alba nel cuore del SEAE e del Collegio d’Europa. L’EPPO scava in un appalto milionario per la Diplomatic Academy: sospetti di fuga di informazioni, conflitti d’interesse e un sistema che rischia di implodere.

Bruxelles sotto assedio: perquisiti Mogherini, Sannino e Zegretti. L’Europa trema sugli appalti della diplomazia

Federica Mogherini

All’ingresso della sede del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE) di Bruxelles, alle prime luci del mattino, un piccolo drappello di investigatori in borghese si presenta alle 07:30. È martedì 2 dicembre 2025. Mentre nella capitale europea si muovono silenziosi tra badge elettronici e passaggi vigilati, un secondo gruppo di agenti entra in alcune palazzine del Collegio d’Europa a Bruges. Cercano documenti, computer, tracce contabili. Una scena inconsueta nel perimetro più protetto della governance comunitaria, e che lascia intendere la portata della giornata. Tre persone vengono portate via per essere interrogate: l’ex Alto Rappresentante dell’Unione Europea ed oggi rettrice del Collegio, Federica Mogherini, il dirigente della Commissione Europea Stefano Sannino e il manager italo-belga del Collegio Cesare Zegretti. Tutti verranno liberati al termine degli interrogatori, perché non ritenuti a rischio di fuga. Ma la conferma ufficiale arrivata nelle ore successive dalla Procura europea (EPPO, European Public Prosecutor’s Office) spalanca un’inchiesta destinata a incidere a lungo sul rapporto tra istituzioni dell’Unione, università d’élite e gestione degli appalti pubblici.

L’indagine ruota attorno a un appalto assegnato nel biennio 2021–2022 proprio dal SEAE al Collegio d’Europa, relativo alla gestione della European Union Diplomatic Academy, un programma di formazione di nove mesi rivolto ai giovani diplomatici degli Stati membri. L’ipotesi investigativa ancora tutta da dimostrare è che, durante la gara, siano state condivise con uno dei candidati informazioni riservate, violando le norme europee sulla concorrenza leale e sulle procedure di affidamento. Le qualificazioni giuridiche messe in campo dall’EPPO sono pesanti: frode negli appalti pubblici, corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale. Reati che, se accertati, configurerebbero lesioni agli interessi finanziari dell’Unione. È una cornice accusatoria che la Procura europea, pur mantenendo un assoluto riserbo, ritiene sufficiente per aprire un’istruttoria ad ampio raggio, confermando in una nota del 3 dicembre che i tre fermati sono stati «formalmente informati delle accuse» e poi rilasciati. Tutti restano, ovviamente, presunti innocenti.

bruxelles

Il primo nome finito sotto i riflettori è quello di Federica Mogherini, già ministra degli Esteri italiana ed ex Alto Rappresentante dell’Unione per la Politica Estera e di Sicurezza tra il 2014 e il 2019, oggi rettrice del Collegio d’Europa, istituzione post-laurea con sedi a Bruges e Natolin. È sotto la sua guida che il Collegio ha gestito la Diplomatic Academy nel periodo oggetto dell’appalto. Il secondo è Stefano Sannino, diplomatico di carriera, segretario generale del SEAE dal 2021 al 2024 e oggi direttore generale della DG MENA (Directorate-General for Middle East, North Africa and Gulf) della Commissione Europea, struttura nata per rafforzare la presenza dell’Unione nella regione mediorientale e nordafricana. Infine Cesare Zegretti, co-direttore dell’ufficio Executive Education, Training and Projects del Collegio dal gennaio 2022, al centro degli accertamenti sulla parte amministrativa e gestionale dell’appalto. Nei loro confronti non è stata formulata un’imputazione, ma solo una “formale informazione delle accuse”, passaggio tipico dei sistemi di civil law che può precedere tanto un eventuale rinvio a giudizio quanto un’archiviazione. Intanto, le ricostruzioni dei media internazionali oscillano tra definizioni più forti, come “arresti” o “accuse formali”, e le formulazioni più caute dell’EPPO. Una divergenza che pesa sulla percezione pubblica e che impone prudenza.

A creare ulteriore incertezza è la disomogeneità delle cifre circolate. Alcune testate parlano di un appalto intorno al milione di euro, altre indicano 654 mila euro per la sola annualità 2021–2022, altre ancora arrivano a 1,7 milioni riferendosi a un perimetro più ampio. La Procura europea non ha rilasciato alcun dato ufficiale e questo lascia intendere che la pluralità degli importi possa dipendere da diversi lotti, voci di spesa o periodi oggetto di affidamento. Nell’attesa di chiarimenti, la cautela rimane d’obbligo.

Il punto sensibile della vicenda è il luogo in cui è esplosa. Il SEAE, di fatto il ministero degli Esteri dell’Unione, è un snodo cruciale nel coordinamento diplomatico e nella proiezione esterna europea. Un’anomalia procedurale interna, qualora fosse dimostrata, toccherebbe direttamente uno dei cardini dell’integrità amministrativa comunitaria. Lo stesso vale per il Collegio d’Europa, istituzione nata nel 1949 e considerata uno dei principali vivai della futura classe dirigente europea. È da decenni un ponte tra il mondo accademico e le istituzioni, e la notizia di un’indagine al suo interno colpisce per la reputazione di eccellenza che lo accompagna. Il caso arriva inoltre in un momento in cui Bruxelles è già scossa da altre vicende, dal cosiddetto Qatargate alle indagini sulle ingerenze straniere. Un contesto che amplifica la sensibilità attorno ai temi della trasparenza, dei conflitti di interesse e delle regole sugli incarichi post-mandato.

La European Union Diplomatic Academy nasce per fornire ai giovani diplomatici europei un percorso di nove mesi fatto di corsi, esercitazioni e moduli su politiche comunitarie, gestione delle crisi e capacità negoziali. Nelle sue prime due edizioni avrebbe formato circa novanta partecipanti, con l’obiettivo di creare una rete comune di policy-makers dotati di cultura e metodo condivisi. L’inchiesta non mette in discussione il valore della formazione, ma la regolarità delle procedure di gara con cui essa è stata affidata al Collegio.

Man mano che emergono dettagli, le reazioni mostrano un misto di cooperazione e nervosismo. Federica Mogheriniha dichiarato di aver chiarito la propria posizione e di confidare nell’integrità dell’operato del Collegio. L’istituzione si è detta fedele ai più alti standard di integrità e pronta a collaborare con le autorità, assicurando che le attività accademiche proseguiranno. Le istituzioni Ue si sono limitate a confermare le perquisizioni, ricordando che le attività oggetto dell’indagine risalgono a un precedente mandato. Nelle sedi europee si coglie un’attenzione tesa: si teme un effetto reputazionale, anche se ufficialmente prevale la fiducia nei meccanismi di controllo dell’EPPO, operativo dal 2021 per proteggere gli interessi finanziari dell’Unione.

Sul piano procedurale, la fase è ancora quella dell’indagine: analisi dei documenti sequestrati, audizioni, valutazioni tecniche. L’EPPO ha confermato di aver richiesto anche la rimozione di immunità per alcuni sospetti, segnale che tra gli attori coinvolti potrebbero esserci figure coperte da protezioni speciali. Alla fine dell’istruttoria, potrà essere chiesto un rinvio a giudizio, potrà essere formulato un capo d’imputazione più preciso o si potrà arrivare all’archiviazione. In parallelo, il SEAE e la Commissione Europea potrebbero avviare verifiche interne sulla solidità dei protocolli di gara, sulla separazione delle funzioni, sui registri delle comunicazioni con i candidati, sui potenziali conflitti di interesse. Nessuna di queste procedure è stata annunciata ufficialmente, ma in casi simili rappresentano un passo ordinario.

La divergenza tra le fonti che ricostruiscono il caso, dalle definizioni giuridiche alle cifre, è un monito alla prudenza. L’unico dato consolidato è che l’EPPO non ha ancora reso noti né gli importi né gli atti ufficiali della gara sotto indagine. In assenza di informazioni trasparenti, qualsiasi lettura definitiva è prematura e rischia di alimentare interpretazioni improprie.

C’è poi un tassello spesso trascurato: la vita dei giovani partecipanti ai corsi della Diplomatic Academy. Molti hanno già completato il percorso, altri attendono di candidarsi alla prossima edizione. Per tutti, il rischio è quello di ritrovarsi in un limbo. Il Collegio d’Europa ha assicurato che le attività continueranno senza interruzioni, ma finché l’indagine non sarà conclusa rimarrà una zona d’incertezza che pesa sui percorsi di formazione di chi ambisce a servire l’Unione nelle sue rappresentanze.

La posta in gioco non si limita ai profili personali degli indagati. Toca il cuore della legittimazione istituzionale europea. In una fase in cui l’Unione chiede agli Stati contributi finanziari e politici decisivi, ogni dubbio sulla trasparenza nella gestione degli appalti rischia di erodere la fiducia dei cittadini. Allo stesso tempo, la capacità delle istituzioni di indagare al loro interno e di farlo con determinazione è parte della risposta. Ed è quanto sta avvenendo: l’EPPO, insieme alla polizia federale belga e con la collaborazione dell’OLAF (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode), sta tracciando una linea netta tra quanto è fisiologico in un sistema complesso e quanto invece potrebbe costituire una violazione della legalità.

Nei prossimi giorni sono attese nuove audizioni e ulteriori acquisizioni documentali. Non è escluso che la Procura chieda la revoca di immunità dove necessario. Le difese, dal canto loro, faranno leva sulla regolarità formale dell’appalto e sull’assenza di trattamenti di favore, ricordando che Bruxelles vive di una rete fittissima di relazioni istituzionali e accademiche che non possono essere scambiate automaticamente per condotte illecite. Sarà responsabilità degli inquirenti distinguere con precisione ciò che appartiene alla prassi da ciò che integra un reato.

Resta un dato di fondo: dentro la cittadella europea, la linea che separa competenza e conflitto di interessi deve essere difesa con regole chiare, strumenti tecnici solidi e una cultura della responsabilità che non tema i riflettori. L’indagine dell’EPPO, comunque se ne concluda il percorso, rappresenta uno di quei riflettori indispensabili.


Fonti utilizzate: EPPO, SEAE, Commissione Europea, Collegio d’Europa, OLAF, comunicati stampa istituzionali, ricostruzioni Reuters, Politico Europe, Le Soir, RTBF, agenzie ANSA ed EFE.

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