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Per chi suona la campana
30 Novembre 2025 - 07:11
Tiziana Beghin
Genova l’amministrazione di sinistra, guidata da Silvia Salis, ha deciso quest’anno di dire di no al tradizionale presepe che da sempre veniva allestito nelle sale di Palazzo Tursi, sede del Comune. Il bello è che l’autore di un provvedimento di cui si sentiva la necessità (da chi?) è stato l’assessore alle Tradizioni, Tiziana Beghin, che ha giustificato la rimozione del presepe con la motivazione che si sta già facendo tanto per il Natale, soprattutto sul piano della valorizzazione della «tradizione genovese dell’arte del presepe».

Silvia Salis
In effetti, se la si vuol mettere sul piano dell’arte e del patrimonio culturale ciò che dice l’assessore è vero; ma se invece si pensa a ciò che san Francesco per primo ha immaginato, inventandosi la prima rappresentazione della Natività nella luminosa notte di Greccio del 24 dicembre 1224, allora non è così. È semmai una scelta ideologica: quella di cancellare il presepe, in quanto essenza del Natale e della tradizione cristiana, dalla sede istituzionale più importante della città. Almeno così è stata letta dai genovesi.
Per fortuna non è stata invocata la neutralità che un’istituzione pubblica deve avere di fronte a tutte le religioni e, in particolare, all’Islam, come avviene ormai da anni nelle scuole – questa sì che è una tradizione!
In una scuola di Magliano, in Toscana, un piccolo comune della provincia di Grosseto, alcune insegnanti hanno deciso di proporre ai bambini una versione «neutralizzata» di una canzone natalizia, eliminando ogni riferimento a Gesù. Per l’occasione, le maestre hanno rimaneggiato il testo di «Din Don Dan», la versione italiana di Jingle Bells, sostituendo il versetto dedicato ai doni portati da Gesù con una formula più generica: i regali sarebbero da attribuire al «buon Natal».
Una modifica minima nella forma, ma enorme e radicale nel significato per molte famiglie, che si sono chieste perché i bambini dovrebbero cantare un brano «ripulito» dei riferimenti cristiani. Si è insomma arrivati al punto di censurare i canti natalizi pur di evitare il fastidio di pronunciare il nome che dà origine alla celebrazione stessa. Un vero paradosso, che non regge né sul piano culturale né su quello educativo.
Da anni, con la scusa dell’inclusione, si tenta di edulcorare il Natale con invenzioni goffe come la «Festa d’Inverno», nella convinzione che basti cambiare etichetta per recidere secoli di storia e identità. Ma questa non è inclusione: è auto-cancellazione.
Viene in mente l’Unione Sovietica, quando il comunismo al potere abolì il Natale cristiano per sostituirlo con la festa di «Nonno Gelo».
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen
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