AGGIORNAMENTI
Cerca
Esteri
27 Novembre 2025 - 08:59
Trump e il ritorno al potere: promesse audaci e una leadership sempre sopra le righe.
La scena dura pochi secondi, ma diventa immediatamente il simbolo di un dibattito che corre come un filo elettrico attraverso i corridoi del potere. Nel pieno di un evento alla Casa Bianca dedicato alla riduzione del costo dei farmaci dimagranti, a metà giornata del 6 novembre 2025, il presidente Donald Trump siede dietro la scrivania del Studio Ovale. Attorno a lui i dirigenti conversano fitto, e per un istante le sue palpebre sembrano farsi pesanti, poi si chiudono, catturate dalle telecamere che registrano tutto. L’episodio — ripreso dai giornalisti e rimbalzato in successive ricostruzioni — alimenta una domanda che serpeggia ovunque, nei think tank e nei retrobottega dei comitati politici: a 79 anni, qual è oggi il passo del presidente e quanto si è trasformato rispetto al suo primo giro alla guida del Paese?
A pesare non sono soltanto le immagini, ma i numeri. Un’analisi del New York Times, basata sui calendari presidenziali aggregati nel database di Roll Call/Factba.se, indica che il numero complessivo delle apparizioni ufficiali di Trump tra il 20 gennaio e il 25 novembre 2025 è diminuito del 39% rispetto allo stesso intervallo del suo primo mandato: da 1.688 eventi del 2017 a 1.029 nel 2025. Nella stessa analisi emerge uno slittamento costante dell’orario di inizio degli impegni pubblici: da una media delle 10:31 del 2017 all’attuale 12:08, mentre l’orario di chiusura resta stabile poco dopo le 17:00. Numeri che non stabiliscono un declino clinico, ma definiscono un mutamento oggettivo nel ritmo della rappresentanza istituzionale. Fonti indipendenti hanno ripreso e confermato i dati chiave, consolidando quel gap tra 1.688 e 1.029 eventi e la soglia del -39% come elemento difficilmente contestabile.
Alle insinuazioni su stanchezza e calo di energia, Trump risponde con la consueta forza retorica. Su Truth Socialdefinisce il New York Times “fazioso”, rivendicando di aver superato “un esame fisico perfetto e un test cognitivo completo”. Ripetono la sua versione cronache come quelle di Politico, che ne hanno documentato le dichiarazioni in tempo reale. In primavera, l’11 aprile 2025, il presidente si sottopone al check-up annuale al Walter Reed National Military Medical Center. Il 13 aprile, il medico della Casa Bianca Sean Barbabella diffonde un memorandum ufficiale che parla di un presidente “in ottima salute, pienamente idoneo” a svolgere le funzioni di capo dell’esecutivo: 224 libbre di peso (circa 101,6 kg), riduzione del colesterolo LDL, un MoCA (Montreal Cognitive Assessment) nella norma, e annotazioni su una colonscopia del luglio 2024 che rileva una diverticolosi e un polipo benigno. Informazioni pubblicate da testate come il Washington Post e NPR, poi rilanciate da altri network nazionali.
Il confronto con la stampa, però, vira rapidamente sul personale. Dopo la pubblicazione del pezzo del New York Times, Trump attacca direttamente la reporter Katie Rogers, definendola “brutta, dentro e fuori”. L’episodio, documentato da Politico, dal New York Post e da People, si aggiunge a una lunga sequenza di conflitti con giornaliste, a pochi giorni da un’altra offesa contro una cronista di Bloomberg a bordo dell’Air Force One. La reazione non smentisce i numeri citati nell’inchiesta cui Rogers ha contribuito, anzi li riporta al centro del discorso pubblico.
Il tema dell’età, inevitabilmente, non riguarda solo il presidente in carica. Il suo storico avversario, l’ex presidente Joe Biden, nato il 20 novembre 1942, compie 83 anni nel 2025. Durante la stagione elettorale del 2024, vari sondaggi mostravano come l’età di Biden fosse percepita dall’opinione pubblica come un ostacolo più rilevante rispetto a quella di Trump, nonostante la ridotta differenza anagrafica. Gallup, ad esempio, rilevava che il 67% degli americani giudicava Biden “troppo anziano” per la presidenza, contro il 37% attribuito a Trump. Il Pew Research Centerevidenziava poi come la copertura mediatica dell’età fosse interpretata in modo diverso dalle varie aree politiche. Oggi, Trump è il presidente più anziano mai eletto negli Stati Uniti, e la traiettoria delle sue apparizioni — più corte, con esordi posticipati — riattiva un dibattito che in passato gli era stato politicamente favorevole quando a essere scrutinato era Biden.
Gli “eventi ufficiali” conteggiati dal New York Times provengono dal calendario pubblico presidenziale strutturato da Roll Call/Factba.se, che registra giorno, ora, luogo e descrizione di ogni impegno. Non tutto ciò che fa un presidente approda nel “guidance” quotidiano: telefonate riservate, briefing non registrati, incontri privati e attività politiche possono sfuggire alla metrica. Eppure l’ampiezza del divario — quel -39% — e lo spostamento sistematico dell’inizio delle giornate ufficiali sono indicatori solidi di uno stile diverso di conduzione della macchina istituzionale.
Il New York Times, insieme ad alcune testate europee, segnala che il minor numero di eventi domestici non coincide con immobilismo: nel 2025 Trump ha intensificato i viaggi internazionali, con andate e ritorni serrati — come il blitz in Israele ed Egitto in ottobre — e apparizioni frequenti nei suoi golf club durante i fine settimana. Tuttavia la finestra di visibilità pubblica si concentra ormai tra mezzogiorno e le 17, con scarsa esposizione mattutina. Anche questo contribuisce alla percezione di un’agenda “accorciata”.

Il memorandum del 13 aprile firmato dal dottor Barbabella rimane il più dettagliato della seconda presidenza Trump. Conferma una condizione “eccellente”, una terapia ipolipemizzante a base di rosuvastatina ed ezetimibe, la normalità dei test neurologici e cognitivi e la raccomandazione di un nuovo controllo endoscopico tra tre anni. Restano, però, i limiti noti: come spesso accade, le comunicazioni sanitarie presidenziali enfatizzano gli aspetti positivi e non forniscono tabelle cliniche complete o serie storiche di parametri vitali. Ed è anche per questo che, nei mesi successivi all’esame, il dibattito pubblico si sposta dai referti — rassicuranti — ai comportamenti osservabili: frequenza, durata e orari degli impegni ufficiali.
Sul terreno politico-mediatico, l’attacco a Katie Rogers segue uno schema collaudato: delegittimare chi pone la domanda per indebolire il contenuto. Ma l’insulto non cancella nulla, anzi amplifica il nodo sollevato dal New York Times: la distanza crescente tra l’immagine di energia inesauribile e la routine di una presidenza che, in questa fase, appare più misurata, più concentrata, più protetta. La Casa Bianca respinge ogni ipotesi di “cover-up”, mentre parte della stampa insiste su episodi come il micro-pisolino ripreso nello Studio Ovale. Al centro resta l’opinione pubblica: quella stessa che nel 2024 giudicava l’età un fattore di leadership e che oggi osserva il presidente più anziano della storia americana con la stessa lente con cui guardava il suo rivale.
Un’agenda pubblica più breve non equivale automaticamente a minore produttività. La prima parte del 2025 registra un forte attivismo regolatorio, ma la trasparenza sugli impegni resta la via più semplice per misurare la responsiveness dell’apparato: accesso della stampa, frequenza dei briefing, viaggi interni, rapporto con il Congress e con gli stakeholder. In questo senso, la riduzione del 39% degli eventi ufficiali significa anche meno occasioni di accountability in tempo reale, in un contesto segnato da tensioni sull’accesso dei media alla Casa Bianca e da proteste che scandiscono l’anno politico.
Restano aperti interrogativi che nessuno, al momento, può liquidare con una battuta. Quanto la rimodulazione degli orari è frutto di una strategia deliberata — concentrare gli eventi per ottenere massima resa mediatica — e quanto invece risponde a esigenze fisiologiche di un presidente di quasi ottant’anni? In che misura l’aumento dei viaggi internazionali compensa la minore presenza domestica? E soprattutto: quale sarà il saldo tra la difesa d’ufficio (“ottima salute”, test cognitivi nella norma) e la prova dei fatti — continuità dell’agenda, gestione delle crisi, capacità di reggere gli imprevisti?
Non sono domande ornamentali. I dati — 1.029 eventi contro 1.688, -39%, inizio degli impegni dopo mezzogiorno — costituiscono una base oggettiva per valutare l’evoluzione della presidenza Trump, al netto dei giudizi politici.
La discussione sulla salute e sull’età dei leader richiede sempre cautela, ma non può prescindere dai fatti. Nel caso di Donald Trump, il punto d’equilibrio tra narrazione e realtà passa da tre elementi verificabili: gli esami medici ufficiali che descrivono un quadro rassicurante; i calendari pubblici che mostrano giornate ufficiali più brevi e spostate in avanti; il rapporto con i media, testimoniato dall’attacco personale a una giornalista come Katie Rogers, che non sostituisce il confronto con le cifre. Il paragone con Joe Biden, 83 anni, completa il quadro: nella stagione delle percezioni l’età è un frame potente, ma nella stagione dei governi a parlare sono frequenza, tempi e qualità delle decisioni e delle uscite pubbliche. E, in questo, i numeri — più degli aggettivi — restano il termometro più preciso a disposizione dell’opinione pubblica.
Nel contesto metodologico, gli “eventi ufficiali” rappresentano una categoria costruita sulla base del “guidance” quotidiano della Casa Bianca e includono conferenze, cerimonie, briefing e viaggi coperti ufficialmente, senza catturare la totalità del lavoro presidenziale. La serie storica 2017-2025 consente paragoni omogenei sullo stesso arco temporale, mentre l’orario medio di inizio — pur non definendo la durata complessiva di una giornata di lavoro — indica con chiarezza una diversa distribuzione delle ore: più tempo riservato al mattino, più esposizione nel pomeriggio. Un cambio di ritmo che, nel cuore della capitale americana, si traduce in un nuovo interrogativo politico: quanto di questa presidenza è strategia, quanto è fisiologia e quanto, semplicemente, il passare del tempo?
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.