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Maria Callas, la voce che divenne destino

All’Unitre di Rivarolo Canavese – Favria – Feletto l’anno accademico 2025–2026 si apre con la conferenza del professor Paolo Gallarati dedicata alla “Divina”, la donna che trasformò il dolore in arte e cambiò per sempre la storia dell’opera lirica

All’Unitre di Rivarolo Canavese – Favria – Feletto l’anno accademico 2025–2026 si apre con la conferenza del professor Paolo Gallarati dedicata alla “Divina”, la donna che trasformò il dolore in arte

Maria Callas

Con la conferenza inaugurale “Fenomeno Callas” tenuta dal professor Paolo Gallarati dell’Università di Torino e dell’Accademia delle Scienze, l’UNITRE di Rivarolo Canavese – Favria – Feletto ha aperto l’anno accademico 2025–2026 rendendo omaggio a colei che ha incarnato la voce lirica per eccellenza: Maria Callas.

Ad aprire ufficialmente i corsi sono stati il presidente, professor Claudio Silva, e il direttore dei corsi, professor Giuseppe Poli. Hanno portato i saluti istituzionali il sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà, e la vicesindaco e assessora alla Cultura, Marina Vittone, sottolineando l’importanza di un’Unitre capace di unire formazione, passione e memoria culturale.

Nata a New York nel 1923 da genitori greci, Maria Anna Sofia Cecilia Kalogheropoulos trasformò una giovinezza segnata da solitudine e sacrificio in una parabola artistica irripetibile. Allieva della celebre Elvira de Hidalgo, mostrò fin da bambina un talento feroce, unito a una disciplina ferrea. Dalla Grecia alla Scala di Milano, la sua ascesa fu rapida e vertiginosa: in pochi anni divenne “la Divina”, l’interprete che rivoluzionò il modo di cantare e di vivere l’opera.

La sua voce, capace di spaziare su tre registri, non era solo perfezione tecnica, ma verità teatrale. La Callas non cantava i personaggi: li diventava. Medea, Tosca, Norma, Violetta – tutte trovavano in lei un’anima nuova, più umana, più fragile, più vera. Dopo Maria Callas, il canto lirico non fu più lo stesso.

Ma dietro il mito, dietro la diva ammirata e temuta, c’era una donna sola. L’usignolo diventato tigre portava nel cuore le ferite di amori irrequieti: il legame con Giovanni Battista Meneghini, la passione devastante per Aristotele Onassis, l’amicizia e l’incompiuto amore con Pier Paolo Pasolini. Tutto in lei fu eccesso e dedizione, luce e tormento.

Negli ultimi anni, chiusa in un appartamento parigino, la Callas visse un lento dissolversi, come se la voce che aveva incendiato il mondo si spegnesse con lei. Morì nel 1977, a soli 53 anni. Ma la sua voce – misteriosa, imperfetta, irripetibile – continua a vibrare come un’eco che attraversa il tempo.

Perché Maria Callas non fu solo una cantante. Fu un destino.

oo

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