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L'Unione fa la forza

Altro che proposta di pace: un progetto di neocolonialismo

Il piano di Trump e Netanyahu, con la regia di Tony Blair e i fondi del Golfo, non costruisce la pace ma disegna un futuro di cancellazione per i palestinesi, escludendo l’ONU e rafforzando interessi economici miliardari

Altro che proposta di pace: un progetto di neocolonialismo

Netanyahu

Va letto e approfondito per cogliere tutti i risvolti ma, dopo aver ascoltato sia Trump che Netanyahu, mi sembra di poter dire che il piano di pace collochi in un futuro molto indefinito la costituzione dello Stato di Palestina.

Inoltre è difficile considerare gli Stati Uniti come un garante neutrale o affidabile. Questa proposta potrebbe invece essere una manovra politica per ottenere attraverso la diplomazia ciò che Israele non è riuscito a ottenere militarmente: l'indebolimento o l'eliminazione della Resistenza palestinese.

Nella fase di transizione che viene immaginata e che nessuno sa se e che sbocco avrà, lo Stato di Israele continuerà ad avere la responsabilità della sicurezza a Gaza, mentre l'Autorita' Nazionale Palestinese non avrà alcun ruolo all'interno dell'organismo, con dentro Trump e Tony Blair, che dovrebbe gestirla e del quale dovrebbero far parte alcuni Paesi arabi ed europei.

Blair

Avranno cioè un ruolo Trump, Blair, i Paesi arabi, alcuni Paesi europei ma non l’Anp.

Considerati i noti precedenti di Blair in Medio Oriente, il suo incrollabile sostegno a Israele e i suoi stretti legami con Netanyahu, un simile meccanismo distorcerebbe quasi certamente gli sforzi di ricostruzione, favorendo gli interessi israeliani e rafforzando attori opportunisti all'interno di Gaza.

Come dimenticare che Blair si era già occupato della questione dal 2007 al 2015, con l'incarico di inviato per la pace nel Medio Oriente nel Quartetto per il Medio Oriente, su mandato di ONU, Unione europea, USA e Russia. Senza particolare successo, però.

Altro elemento non certo di secondo piano: Trump non assegna alcun ruolo all'Onu e questa esclusione sembra pensata apposta per delegittimarlo definitivamente. E i palestinesi ancora una volta (e nessuno sa per quanto tempo) non avranno alcun ruolo nonostante si deciderà il loro futuro.

Vedo purtroppo una linea di connessione con il progetto “Gaza resort” teso appunto a trasformare una colossale e disumana cancellazione di una popolazione in un’iniziativa immobiliare che ha una regia chiara e finanziatori ben definiti.

Il promotore, come è noto, è Jared Kushner, genero di Trump, che ha creato un fondo, Affinity partners, di cui sono finanziatori di rilievo il Public investment fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, la Qatar investment authority e Lunate capital Llc con sede ad Abu Dhabi.

A questa prima realtà finanziaria si sono aggiunti il Tony Blair institute e la Boston consulting group.

L’insieme di questi soggetti dispone di una liquidità di diversi miliardi di dollari ed è dunque pronta da tempo a indirizzarli verso Gaza.

Trump, Blair & Company vogliono spudoratamente rubare Gaza e la Palestina al loro popolo, in accordo con Netanyahu, che con il genocidio fa il lavoro sporco per loro.

Questa non è una proposta di pace, qui ci sono il colonialismo e il razzismo che oggi si avvolgono nella bandiera di Israele.

Quindi se anche alla TV di stato ci dicono che forse si è vicini alla Pace in Medio Oriente sforziamoci di leggere la realtà per quella che è, non basta uno sguardo distratto, non bastano sospiri da spettatori.

Bisogna nominare, bisogna schierarsi. Chi tace si macchia, chi finge neutralità è già complice e connivente. Chi non ha niente da dire ha detto anche troppo. La parte giusta è quella della dignità e della resistenza umana.

Tutto il resto è abiezione, viltà, vergogna scolpita nella memoria dei secoli. Oggi più che mai la libertà del popolo della Palestina è la nostra libertà, contro questi colonialisti, ladri, assassini, nemici dell’umanità e contro i loro servi e complici.

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