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Ombre su Torino
21 Agosto 2025 - 22:32
15 settembre 1991, ore 18.
Un senzatetto di nome Luigi Jordan è appena tornato “a casa” tra fango e rifiuti sotto un cavalcavia della tangenziale in frazione Barauda, a Moncalieri. Sta per coricarsi nel suo solito cartone quando i suoi occhi vengono attirati da un manichino con un vestito di seta rossa addosso. Incuriosito, l’uomo si avvicina ma si accorge che quello che ha trovato è il corpo di una donna.
Assassinata, strangolata.
In un primo momento, visto il luogo del ritrovamento, si pensa a una prostituta ma dopo due giorni si arriva all’identificazione: si chiama Franca Demichela.
Soprannominata immediatamente “La signora in rosso” sembra quasi che la sua morte abbia finalmente autorizzato chiunque a parlare della sua vita. 48 anni, bella, sempre elegante e con i tacchi a spillo, Franca è la figlia di un dirigente della FIAT morto da poco che gli ha lasciato 2 miliardi di lire tra bot e alloggi.
Vive con suo marito, Giorgio Capra, in un appartamento in corso Bramante 6 ma la loro non è una coppia felice. Lui è un contabile grigio, noioso, un travet da un milione e mezzo al mese, senza passioni; lei invece tenta in ogni modo di liberarsi dal perbenismo del matrimonio e dalla noia, in costante ricerca di emozioni.
La donna, pericolosamente dedita all’alcol, ha uno stuolo di amici e di amanti, sia uomini che donne, sempre molto più giovani di lei. Nella Torino delle prime ondate migratorie viene vista spesso con nomadi, slavi, arabi, extracomunitari in genere. Li abborda per strada, li affascina con la sua bellezza e i suoi gioielli, spesso la vedono girare per i campi alla periferia della città dove partecipa a feste ma va anche a vendere preziosi.
A volte se li porta anche a casa, dove il marito chiude un occhio, o in un’altra abitazione in corso Buenos Aires. Due giorni prima di morire è stata vista fare lo slalom tra le colonne di piazza San Carlo con la sua 126 e quello seguente viene dapprima notata in una boutique di via Giolitti con collane d’oro, un Cartier al polso e una borsa piena di contanti (niente di questo verrà ritrovato) e poi a spasso in compagnia di tre zingari.
La pista dell’omicidio per rapina sembra quella giusta. Anche l’opinione pubblica sembra essere d’accordo: è colpa degli slavi.
Ma, dopo due giorni, arriva il primo colpo di scena: in carcere finisce Giorgio Capra. Lo arrestano perché l’indagine della polizia sui nomadi non porta a niente. I tre, appena diramati gli identikit, spariscono nel nulla e non ci sono tracce né della donna nella loro auto né loro in quella della vittima.
Dopo diverse perquisizioni i gioielli spariti non spuntano fuori e testimoni li hanno visti lasciare la donna in centro a Torino, la sera del 14, viva. Per i carabinieri, invece, il marito della morta ha tutti i motivi per aver fatto quel gesto. Non sopportava più la vita sregolata della consorte, il suo carattere intrattabile, gli insulti, le umiliazioni. Ha simulato una rapina e l’ha uccisa in un raptus.
Su di lui gravano molti indizi. L’uomo dice di aver dormito dalla madre a Val Della Torre quella notte ma una vicina racconta di averlo sentito litigare con Franca. Gli vengono trovati dei gioielli in macchina, dei graffi sul corpo ma a suo carico c’è soprattutto la testimonianza di una prostituta cilena, Lisa, con cui avrebbe avuto tre incontri tra giugno e luglio: questi sarebbero avvenuti proprio dove è stato trovato il corpo della Demichela.
La difesa, però, li smonta uno per uno. Messo a confronto con le due donne, queste non si sentono di metter a verbale quello che hanno raccontato. I gioielli sono sì di Franca ma non quelli che portava quella notte e Carlo racconta che li aveva messi da parte per evitare che la moglie non se li vendesse. A Val Della Torre lo hanno visto in tanti e i segni che ha addosso non sono compatibili con la vittima: dopo 18 giorni Capra esce dal carcere, pur sempre indagato.
Da qui in avanti il buio. O quasi.
Nei quattro anni successivi vengono trovati i tre nomadi che sono interrogati e arrestati. Viene fatta un’ultima perizia: si confronta il terriccio trovato nella loro macchina con quello sotto il ponte a Moncalieri ma non coincide. Spuntano fuori altri amanti, altre storie peccaminose e buone per la curiosità dei lettori ma nessun indizio. I
l caso viene chiuso senza colpevoli nel 1995. Poi, nel 2021, alcuni giornali titolano di una svolta nel caso: vengono indagati nuovamente il marito e i rom. Si parla di reperti biologici, di analisi sul vestito, di nuove tecnologie che avrebbero portato finalmente alla verità ma anche stavolta è un buco nell’acqua.
L’epilogo nel 2023 quando, a 80 anni, muore Carlo Capra. Col sospetto addosso di essere un assassino e, come tutti, senza aver mai saputo la verità sulla fine de “La signora in rosso”.
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