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Aiuto! Un leone a Bollengo...

L'arte di Cinzia Perino trasforma il paese: un leone dipinto racconta identità e memoria, rigenerando gli spazi urbani"

Aiuto! Un leone a Bollengo...

Aiuto! Un leone a Bollengo...

C’è un leone a Bollengo. Non si muove, non ruggisce, eppure impone rispetto. Sta lì, fiero, in equilibrio tra il reale e l’immaginato, scolpito non nella pietra ma nei pigmenti di un murales che toglie il fiato. A donarlo al paese è stata Cinzia Perino, artista canavesana dalla visione potente e raffinata, che ha trasformato una semplice parete in un’opera capace di parlare alla comunità.

È arte pubblica, ma è anche qualcosa di più. È un gesto di cura. Un atto di memoria. Una dichiarazione identitaria.

“Su questa parete si affaccia un’opera che racconta identità, memoria e forza” scrive l’autrice. E in effetti, il leone che domina la scena – dipinto con la tecnica del trompe l’oeil – non è solo una figura decorativa: è un simbolo antico di potere e protezione, che abbraccia e custodisce, all’interno del suo scudo, il Castello di Bollengo. Un’opera che parla in silenzio, ma dice moltissimo.

leone

il leone

Cinzia perino

Perino non è nuova a questo linguaggio murale che sa emozionare e stupire. Lo scorso anno, sempre a Bollengo, aveva firmato un’altra meraviglia: una cartolina d’altri tempi, dipinta su un muro di via Ricca, con scorci del paese ricostruiti con nostalgia e precisione. Ma il leone è un salto in avanti, un manifesto. L’arte non come abbellimento, ma come strumento di rigenerazione urbana e culturale.

Dietro l’opera c’è la visione condivisa con l’amministrazione comunale, che ha scelto di investire in bellezza, trasformando i muri in storie da ascoltare con gli occhi. “Questo è solo il secondo di una serie di interventi che daranno nuova vita e significato a vari spazi del paese”, annuncia Perino, che ha all’attivo un percorso artistico internazionale tra Italia e Stati Uniti, dove ha sperimentato pittura su ceramica, stoffa, legno, vetro e naturalmente pareti, sempre con lo stesso obiettivo: dare voce ai luoghi.

C’è anche spazio per la gratitudine: “Un grazie speciale al sindaco Luigi Sergio Ricca per il sostegno e la fiducia”, scrive, concludendo con quella che ormai è diventata la sua firma poetica: “Io, intanto, mi preparo a salire di nuovo in quota. Al prossimo muro da raccontare”.

E allora non resta che alzare lo sguardo. Perché a Bollengo l’arte non si nasconde nei musei. Cammina tra le case, si arrampica sui muri, e ci osserva. Proprio come fa quel leone gigante, guardiano muto e magnifico di un paese che ha deciso di raccontarsi con orgoglio, pennellata dopo pennellata.

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