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Caffè, carte… e Carabinieri: cronaca di un centro sociale militarizzato

"Faida civico-senile al Punto Incontro Anziani: tra tensioni irrisolte e gestione precaria, il Comune affida parzialmente la pace ai Carabinieri, sperando in un autunno meno turbolento."

Caffè, carte… e Carabinieri: cronaca di un centro sociale militarizzato

Caffè, carte… e Carabinieri: cronaca di un centro sociale militarizzato

Le porte si riaprono, ma le ferite restano. Dopo mesi di risse verbali, minacce di chiusure, chiavi contese come trofei di guerra e dirigenti autoproclamati, il Punto Incontro Anziani “Carmela Vizzuso” di via Rosmini – epicentro della più assurda faida civico-senile degli ultimi anni – torna a regime estivo. Ma la pace, quella vera, è ancora lontana.

Dalle stanze del Comune arriva l’annuncio solenne: “Il Punto Incontro sarà aperto cinque giorni su sette fino a fine agosto.” Miracolo? No, toppa estiva. A garantire il presidio nei giorni di venerdì e sabato sarà l’Associazione Nazionale Carabinieri, chiamata non per sedare una sommossa – anche se forse ce ne sarebbe stato bisogno – ma per presidiare un centro che avrebbe dovuto occuparsi di socialità e invece ha prodotto solo tensione. I restanti tre giorni continueranno a essere coperti da dipendenti comunali. Una “missione di pace” in piena regola. Del resto, in via Rosmini non si gioca più a briscola: si combatte a colpi di statuti, regolamenti, lettere al Comune e insulti tra iscritti. L’unica cosa che mancava era l’intervento dell’ONU. E invece, ironia della sorte, sono arrivati i Carabinieri.

Per comprendere la portata del disastro bisogna tornare indietro. Marzo 2025. Aria irrespirabile al centro: direttivo lacerato, accuse trasversali, chiavi sequestrate, carte gettate in faccia e un intero gruppo di anziani in rivolta. Alcuni chiedono trasparenza, altri pretendono il comando. Qualcuno, esasperato, ha soprannominato uno degli irriducibili “Putin”. Perché no? A Ciriè, come a Mosca, il potere è questione di nervi saldi e mani sulle chiavi.

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La sindaca Loredana Devietti, che ha cercato più volte di mediare, ci aveva messo la faccia: “Abbiamo promosso l’autogestione e la collaborazione, ma il clima è degenerato. Se serve, chiuderemo tutto.” Detto, fatto. A inizio aprile il centro viene chiuso per troppa litigiosità. Altro che invecchiamento attivo: sembrava un reality show per gladiatori pensionati.

E pensare che nel 1999 l’allora Consiglio comunale aveva istituito il centro “Carmela Vizzuso” come luogo di socialità, accoglienza, cultura per gli over 50. Si sognava un salotto urbano, un presidio di civiltà. Oggi resta un bunker senza pace, dove perfino le elezioni del direttivo diventano terreno di trincea. A gennaio 2025 si era perfino redatto un codice etico per evitare scivoloni: ignorato. Una cooperativa sociale era stata coinvolta per rilanciare le attività: affondata nel silenzio. Le chiavi del centro, consegnate solo a metà, sono diventate il simbolo del caos. Alcuni iscritti ne hanno fatto un’arma di ricatto. Il Comune ha risposto mandando i suoi dipendenti a presidiare le porte. Un incubo burocratico travestito da dopolavoro.

E oggi? Oggi il Comune prova a ricucire, rattoppando il vuoto con l’ANC, nella speranza che l’estate stemperi i bollenti spiriti. Il comunicato recita serafico: “A settembre auspichiamo nuove elezioni del direttivo, in un clima di serenità e collaborazione.” Ma a giudicare dal passato recente, c’è poco da sperare: serenità e Punto Incontro di Ciriè sono due termini che non stanno più nella stessa frase.

La domanda che resta sospesa è sempre la stessa: com’è possibile che un centro per anziani si trasformi in un fortino assediato? Perché il Comune ha lasciato che la gestione diventasse feudo? Perché, a distanza di mesi, nessuno ha avuto il coraggio di commissariare tutto e ripartire da zero, con regole nuove, gestioni pulite, controlli veri?

La verità è che al “Vizzuso” si è sedimentato un micro-potere opaco, dove pochi decidono per tutti, dove chi chiede trasparenza viene tacciato di disturbare, dove l’anzianità non dà più saggezza ma solo rendita di posizione. Eppure, le richieste dei soci “ribelli” non sembrano così astruse: un po’ di ricambio, un po’ di equità, magari un bilancio chiaro.

Per ora, comunque, il centro resta aperto. Venerdì e sabato con i Carabinieri, martedì-mercoledì-giovedì con i comunali. Una mezza vittoria. Ma anche una resa parziale, mascherata da soluzione estiva. Perché finché il nodo della gestione democratica non verrà sciolto alla radice, il centro sarà sempre un luogo sospeso tra il ritrovo e il tribunale. E allora sì, meglio prepararsi a un altro autunno di fuoco.

Nel frattempo, in via Rosmini si gioca a carte, si prende il caffè, si mormora. Ma sotto il tavolo, le vecchie fazioni non mollano. Perché il potere – anche quando si tratta di organizzare un torneo di burraco – non si cede mai facilmente. Nemmeno con i Carabinieri di mezzo.

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