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Tartarughe killer ai Laghi di Avigliana. Minaccia per l’ambiente (e per l’uomo)

Proliferano le tartarughe palustri americane nei laghi aviglianesi: mettono in pericolo la specie autoctona e portano malattie pericolose come la salmonella

Tartarughe americane nel Lago Grande di Avigliana: una minaccia invisibile alla salute pubblica

Ai Laghi di Avigliana c’è una minaccia silenziosa che si muove lenta, ma inesorabile, tra le acque tranquille e le rive frequentate da bagnanti, sportivi e famiglie. È la Trachemys scripta, meglio nota come tartaruga palustre americana, introdotta anni fa come innocuo animaletto domestico e oggi trasformata in specie invasiva, predatrice e, per di più, infetta.

Non è una trama da film horror ambientato in Piemonte, ma quanto accertato da uno studio scientifico condotto dall’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, in collaborazione con il Parco Naturale dei Laghi di Avigliana. Su un campione analizzato nel Lago Grande, circa il 13,3% degli esemplari è risultato positivo a batteri pericolosi per la salute umana, come la Salmonella e il Cryptosporidium. Microrganismi che possono causare disturbi gastrointestinali anche gravi, specialmente in soggetti fragili.

avigliana

Chi pensava che la tartarughina acquistata alla fiera o regalata al figlio fosse un problema da poco, oggi si trova a fare i conti con un boomerang ecologico e sanitario. Abbandonate nel lago da proprietari ignari o irresponsabili, queste tartarughe si sono adattate benissimo, hanno iniziato a riprodursi e ora minacciano la sopravvivenza di una delle poche popolazioni residue della Emys orbicularis, la tartaruga palustre europea autoctona, una specie protetta che rischia di scomparire dal territorio.

Il bilancio è drammatico: secondo i rilevamenti del Parco, gli individui di Emys orbicularis nei laghi sono appena 27, in gran parte maschi anziani, con una proiezione di estinzione locale entro il 2050, se non si interviene subito. La competizione tra le due specie è impari: la Trachemys è più grande, più resistente, più aggressiva, si nutre di tutto, depone molte più uova e prende facilmente il sopravvento nei siti di basking e nidificazione.

In altre parole, le americane scacciano le europee, e lo fanno nel silenzio di un ecosistema che si sta trasformando sotto gli occhi di tutti, senza che nessuno – o quasi – se ne accorga.

Ma ora l’allarme è doppio. Oltre al danno ecologico, c’è la preoccupazione per la salute pubblica: le tartarughe possono contaminare l’acqua o trasmettere infezioni con il semplice contatto. In estate, quando le spiaggette dei laghi si riempiono, il rischio aumenta. “Serve responsabilità da parte dei cittadini”, avvertono i ricercatori. “Mai abbandonare tartarughe in natura”, ribadiscono i funzionari del Parco.

Il fenomeno, purtroppo, è diffuso in tutta Italia, ma ad Avigliana assume contorni ancora più critici per la presenza di una specie autoctona già decimata e per l’afflusso turistico che interessa l’area nei mesi estivi. Il Parco delle Alpi Cozie sta tentando di correre ai ripari: campagne di sensibilizzazione, marcatura genetica degli individui autoctoni, rimozione controllata degli esemplari invasivi.

Resta però il problema di fondo: la gestione degli animali esotici. Le tartarughe d’acqua dolce vendute fino a pochi anni fa a pochi euro oggi sono fuori legge (la Trachemys scripta è nella lista delle specie invasive vietate in Europa), ma l’eredità di decenni di commercio facile è ancora lì, a nuotare placida, nelle acque del Lago Grande.

E, intanto, le Emys orbicularis – eleganti, antiche, fragili – scompaiono una a una.

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