Cerca

Attualità

Calore nei tubi o solo fumo? Il giallo del teleriscaldamento nei nuovi data center

L’architetto Gian Luca Lepore interroga il Consiglio comunale: la sindaca Piastra parla di immissione del calore in rete, ma nei documenti ufficiali non c’è traccia. I cittadini chiedono chiarezza, l’Amministrazione tentenna

Calore nei tubi o solo fumo? Il giallo del teleriscaldamento nei nuovi data center

La sindaca Elena Piastra e l'architetto Lepore

Nel corso del Consiglio comunale dell’11 giugno 2025, a Settimo Torinese, la sindaca Elena Piastra ha affrontato il tema dei data center con il consueto piglio decisionista. Parlando della variante parziale n. 1 al Piano Regolatore, ha sottolineato l’importanza di questi insediamenti dal punto di vista urbanistico e, con una certa enfasi, ha ricordato come l’Amministrazione abbia previsto l’obbligatorietà dell’allaccio alla rete di teleriscaldamento. Un passaggio del suo intervento, però, ha fatto drizzare le antenne a più di un cittadino: secondo quanto dichiarato, il calore prodotto dai futuri centri di elaborazione dati potrebbe essere immesso nella rete pubblica. Un’ipotesi che, se confermata, aprirebbe scenari nuovi sul piano dell’efficienza energetica urbana.

data center

Ma è proprio qui che nasce il problema. Perché a quelle parole non corrispondono, a oggi, atti concreti. Lo fa notare con precisione chirurgica l'architetto Gian Luca Lepore, presidente del Comitato “Il Caro Teleriscaldamento Settimese”, che ha presentato "un’interrogazione del cittadino" da discutere nel prossimo Consiglio comunale.

Lepore ha letto e riletto tutti i documenti ufficiali approvati con la delibera n. 45/2025. Ha esaminato il Documento Tecnico di Verifica di VAS, dove si cita genericamente la presenza di una vasta rete di teleriscaldamento sul territorio comunale. Ha passato al setaccio lo Schema della Relazione Illustrativa, che si limita a richiamare il tema della dispersione energetica nei data center e il rispetto delle normative ambientali per il trattamento termico delle acque. Ma nessuna traccia di obblighi di immissione del calore in rete, né di ipotesi operative.

Ancora più clamorosa, secondo il Comitato, è l’assenza di ogni riferimento alla questione nel PSTLR, il Piano di Sviluppo del Teleriscaldamento contenuto nella Variante Generale. Se davvero si voleva fare del teleriscaldamento un asset strategico in sinergia con i data center, perché non metterlo nero su bianco? Perché non coinvolgere subito i cittadini in una discussione trasparente?

A rendere ancora più evidente il vuoto, Lepore porta un esempio concreto: il comune di Rozzano, dove il data center di Tim Enterprise, grazie alla rete di Getec, fornisce calore e acqua calda a più di 5.000 abitazioni. Lì la sinergia tra innovazione tecnologica e servizio pubblico è già realtà. Qui a Settimo, invece, siamo ancora fermi alle dichiarazioni in aula.

E allora Lepore chiede chiarezza. Vuole sapere se l’Amministrazione ha davvero in mente di costruire una nuova rete di teleriscaldamento separata da quella esistente, nel caso si realizzino nuovi data center. E se invece si pensa di sfruttare l’attuale rete, chiede come sarà gestito tecnicamente lo scambio termico: se con il flusso in mandata o con quello in ritorno. Due domande, in apparenza tecniche, ma che toccano questioni politiche di fondo: la trasparenza, la pianificazione, il diritto dei cittadini a non sentirsi presi in giro da promesse che svaniscono appena si chiude il microfono.

Perché in fondo è proprio questo il punto: le parole volano, ma gli atti restano. E in questo caso, gli atti sembrano non dire quello che la sindaca ha fatto intendere. Il Comitato non si accontenta di promesse vaghe e vuole fatti. In un contesto in cui il costo del teleriscaldamento continua a pesare sulle famiglie settimesi, ogni potenziale innovazione – come il recupero del calore dai data center – deve essere affrontata con serietà, visione e documentazione trasparente.

Insomma, a Settimo Torinese c’è chi parla di sostenibilità energetica e chi, invece, cerca di capire se sotto quella parola ci sia solo fumo. Oppure anche un po’ di calore, ma ben distribuito.

***

Un’interrogazione del cittadino è uno strumento di partecipazione civica previsto da alcuni regolamenti comunali – come quello di Settimo Torinese – che consente ai cittadini di porre domande formali al Consiglio comunale su temi di interesse pubblico.

Serve a stimolare il confronto pubblico, aumentare la trasparenza, chiedere chiarimenti formali su decisioni o dichiarazioni dell’Amministrazione. È uno strumento democratico fondamentale, anche se poco conosciuto, che permette ai cittadini di non restare a guardare, ma di prendere la parola in modo istituzionale.

In pratica:

  • Un cittadino (spesso anche a nome di un comitato o un gruppo) presenta una richiesta scritta indirizzata al sindaco, alla giunta o al consiglio.

  • L’oggetto dell’interrogazione può riguardare scelte amministrative, progetti, servizi pubblici, o anche incongruenze tra quanto detto e quanto scritto negli atti ufficiali, come nel caso dell’intervento di Gian Luca Lepore.

  • L’interrogazione viene poi calendarizzata e discussa in aula, durante una seduta del Consiglio comunale, di norma in apertura.A cosa serve?

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori