Cerca

Attualità

Groscavallo e la vergogna della Bandiera Nera. Il progetto della strada nel Vallone di Sea porta il Comune sul banco degli imputati di Legambiente

La denuncia di “Groscavallo Cambia”: “Una disfatta ventennale, un danno ambientale, economico e d’immagine. E il sindaco tace”

Groscavallo e la vergogna della Bandiera Nera. Il progetto della strada nel Vallone di Sea porta il Comune sul banco degli imputati di Legambiente

Groscavallo e la vergogna della Bandiera Nera. Il progetto della strada nel Vallone di Sea porta il Comune sul banco degli imputati di Legambiente

C’è una montagna che frana e una politica che affonda. È la fotografia impietosa che arriva da Groscavallo, minuscolo e splendido Comune dell’Alta Val Grande, oggi al centro di una tempesta ambientale, mediatica, politica e amministrativa destinata a lasciare il segno. A gettare discredito sulla giunta guidata da Giuseppe Giacomelli è arrivata la Bandiera Nera 2025, assegnata da Legambiente come simbolo della peggior gestione del territorio alpino.

E quest’anno, unico caso in tutto il Piemonte, a riceverla è proprio stan Groscavallo.

La motivazione ufficiale parla di “passatismo irremovibile e incapacità di riconoscere le valenze ambientali”. In parole più semplici: una totale insensibilità verso la tutela della montagna e le sue fragilità. Una bocciatura senza appello che fa esplodere il malcontento dell’opposizione consiliare, il gruppo “Groscavallo Cambia”, composto da Giuseppe Rapelli, Andrea Parodi e Antonella Murrocu.

In una lettera aperta ai cittadini accusa l’amministrazione di incoerenza, testardaggine e spreco di risorse pubbliche.

Il progetto al centro della polemica è quello della strada nel Vallone di Sea, già tentato nel 2016 e fermato, allora, dalla stessa Regione Piemonte, che lo giudicò inammissibile sotto il profilo tecnico e ambientale. Ma come spesso accade in politica, ciò che cade nel dimenticatoio non sempre ci resta. Così nel 2024, nonostante i campanelli d’allarme lanciati dalla natura stessa – due eventi alluvionali, il 29 giugno e il 5 settembre, con frane, smottamenti e dissesti idrogeologici gravi – l’amministrazione ha deciso di riprovarci.

Per i consiglieri di opposizione, la scelta è stata “scriteriata”: “Non siamo contrari a tutte le piste forestali o pastorali. Anzi, abbiamo votato a favore in passato per progetti realmente funzionali allo sviluppo agricolo. Ma questo è un caso diverso: inutile, incoerente, dannoso”.

Il costo non è solo ambientale. I tre consiglieri parlano di migliaia di euro già spesi in progetti preliminari, pareri legali, consulenze tecniche e difese d’ufficio, in un circolo vizioso che sembra ignorare i giudizi già espressi dalla Regione e ora anche dal Tribunale Amministrativo Regionale.

Già, perché nel frattempo è intervenuto anche il TAR, che ha accolto la richiesta cautelare presentata da  Associazione Tutela Ambientale (ATA) di Ciriè, sospendendo ogni intervento nel Vallone di Sea fino a febbraio 2026, quando è attesa la sentenza definitiva. Un colpo durissimo al progetto. La minoranza, per evitare strumentalizzazioni politiche, ha scelto di non partecipare al ricorso, ma oggi rivendica il diritto-dovere di informare i cittadini su ciò che sta accadendo.

Poi arriva il 3 maggio. Legambiente pubblica il suo rapporto annuale e su Groscavallo cala la scure della Bandiera Nera.

Per il gruppo di opposizione si tratta di una macchia indelebile, che colpisce non solo l’amministrazione ma l’intera comunità.

“Ci siamo vergognati profondamente - dicono e scrivono - È il punto più basso raggiunto da questa giunta in vent’anni”.

La coincidenza temporale con la stagione turistica estiva rende il colpo ancora più duro.

“Il turismo si costruisce anche sull’immagine. Chi verrà ancora a Groscavallo, se l’unico riconoscimento che riceviamo è una bocciatura nazionale?”

E mentre il Comune si presenta come attore “green” con progetti sul cippato e l’adesione – annunciata solo dopo le elezioni – al Parco Nazionale del Gran Paradiso, le contraddizioni emergono in tutta la loro evidenza: “Questo progetto nel Vallone di Sea non è stato menzionato nel programma elettorale, ma era già in lavorazione. Una scorrettezza verso gli elettori e una presa in giro nei confronti di chi ama davvero questa montagna”.

Le conseguenze rischiano di essere devastanti non solo per l’immagine del Comune, ma anche per l’economia locale: turismo escursionistico, ristorazione, commercio, vendita di prodotti tipici. Tutto messo in crisi da una cattiva fama che corre più veloce dei sentieri. “I villeggianti con la seconda casa torneranno, ma chi sceglie Groscavallo per un weekend o una vacanza naturalistica? I turisti stranieri, i tedeschi in particolare, sono molto sensibili a questo tipo di riconoscimenti negativi”.

A peggiorare il quadro c’è l’assordante silenzio del sindaco Giacomelli. Nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna presa di responsabilità. “Speriamo almeno che si vergogni in privato, visto che in pubblico tace. Come tacciono i suoi consiglieri, che continuano a votare tutto, senza una sola obiezione”, scrive la minoranza.

La conclusione è un appello alla dignità e al futuro: “Groscavallo può e deve meritare di più. Può, e deve, meritare di meglio”. Parole che suonano come un grido d’allarme, ma anche come un invito a ripartire. Non da una strada, ma da un sentiero diverso: quello della responsabilità, del buon senso, del rispetto per la montagna.

L'approfondimento

Il Vallone di Sea, nel Comune di Groscavallo, resta – almeno per ora – uno degli ultimi paradisi selvaggi delle Valli di Lanzo. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte ha infatti accolto il ricorso presentato dall’Associazione Tutela Ambientale (ATA) contro la costruzione di una nuova strada di accesso all’alpeggio Gias Balma Massiet, sospendendo in via cautelare ogni intervento almeno fino all'udienza in programma l’11 febbraio 2026.

Nella sentenza sottoscritta dal giudice Gianluca Bellucci si legge: "...vizio di eccesso di potere per violazione del principio di ragionevolezza, difetto di motivazione, manifesta contraddittorietà, sviamento e manifesta illogicità..."

La notizia ha il sapore di una prima, importante vittoria per i tanti che da anni si oppongono all’apertura della pista lungo la destra orografica del torrente Stura di Sea, in un’area ad altissimo valore naturalistico e paesaggistico.

A portare avanti il ricorso è stata l’Associazione Tutela Ambientale, presieduta da Alfredo Gamba e federata con Pro Natura, grazie a un crowdfunding che ha raccolto oltre 200 donazioni da tutta Italia.

“Il Vallone di Sea – raccontano da ATA – è un luogo di rara meraviglia e di natura incontaminata, uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Un vallone aspro e selvaggio che parte dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (Torino), posto a 1219 m, e arriva, dopo circa 10 km, ai 3.100 m del Colle di Sea, segnando il confine di Stato con il dipartimento francese della Savoia, nella Haute Maurienne. Un ambiente che confina con due aree protette di fama internazionale: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, nell’attigua Valle di Locana, e il Parc National de la Vanoise, in territorio francese”.

Il progetto prevede la realizzazione di una strada larga 2,5 metri, per raggiungere un alpeggio situato a 1.500 metri di quota, né utilizzato né utilizzabile, in una zona classificata a rischio alluvionale.

La pista rappresenterebbe il primo passo per una futura estensione della viabilità che, secondo gli ambientalisti, porterebbe a una progressiva cementificazione del Vallone.

Nonostante i pareri tecnici contrari espressi dal Settore tecnico della Regione Piemonte, che aveva definito il sito soggetto a frane, valanghe e smottamenti, il Comune di Groscavallo, guidato dal sindaco Giuseppe Giacomelli, ha cercato di aggirare gli ostacoli appoggiandosi alla nuova Legge regionale n. 10 del 4 aprile 2024, che ha trasferito ai sindaci la competenza per autorizzare interventi su aree inferiori ai 10.000 metri quadrati o scavi sotto i 5.000 metri cubi, evitando così i controlli più stringenti.

Ed è del 15 novembre 2023 la delibera con cui il sindaco e l’Unione Montana Alpi Graie hanno autorizzato il progetto per la realizzazione di viabilità secondaria minore di accesso all’alpeggio Gias Balma Massiet.

Una manovra che non è passata inosservata.

L’opposizione al progetto è cresciuta negli anni, con la raccolta di oltre 5.000 firme e numerosi interventi politici a sostegno della tutela del Vallone.

Il consigliere regionale del PD Daniele Valle ricorda: “Nel 2017 avevo presentato in Consiglio regionale un’interrogazione proprio su questo progetto. Allora si parlava di una strada per raggiungere i Valloni di Sea e Trione. Il progetto saltò grazie alla mobilitazione popolare. L’economia montana non si tutela con strade che ignorano i vincoli ambientali: la vera ricchezza della montagna è la bellezza della sua natura. Il pronunciamento del TAR è un passo fondamentale per la sua salvaguardia”.

Anche la politica nazionale si è occupata della vicenda. Nel 2024, l’onorevole Mauro Berruto aveva presentato un’interrogazione in Parlamento, mentre più recentemente Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio regionale, ha definito la strada “inutile, pericolosa e dannosa per l’ambiente e il paesaggio”, chiedendone il ritiro definitivo.

Il Vallone di Sea, grazie alla sua natura intatta e aspra, è diventato negli anni un punto di riferimento per escursionisti, rocciatori, trail-runner e alpinisti. La zona, percorsa da sentieri storici e cascate mozzafiato, è una delle poche rimaste nelle Alpi occidentali a conservare una vera atmosfera selvaggia.

La battaglia per proteggerlo non nasce oggi. Già nel 2016, un progetto simile era stato respinto dopo l’intervento congiunto del CAI Torino, del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) e di Mountain Wilderness.

Dal 2017, l’associazione Valli di Lanzo in Verticale, fondata da soci CAI, organizza eventi e raduni con l’obiettivo di promuovere un modello di turismo sostenibile, ispirato all’esperienza virtuosa della Val Maira, dove lo sviluppo è avvenuto senza strade invasive.

Nel maggio 2024, il CAI Torino ha ribadito la propria posizione con una lettera indirizzata direttamente al Comune di Groscavallo: “L’opera rischia di compromettere in modo irreversibile l’equilibrio ambientale del Vallone di Sea”. In un appello pubblico, si sottolineava: “Abbiamo assistito a un aumento della frequentazione da parte di sportivi e amanti della montagna proprio perché il Vallone conserva ancora un’atmosfera selvaggia, sempre più rara nelle Alpi italiane”.

Il CAI Torino, insieme alla Scuola di Alpinismo Giusto Gervasutti, ha annunciato di voler continuare a sostenere la causa con iniziative pubbliche, manifestazioni e momenti di sensibilizzazione.

“È assurdo – hanno sempre denunciato i contrari – pensare di spendere risorse pubbliche per un’opera che non ha alcuna giustificazione pratica. La superficie del pascolo è irrisoria e il sito presenta condizioni di instabilità gravissime”. Ma soprattutto, la logica della pista agro-pastorale appare smentita dai fatti: l’alpeggio non è attivo e il tracciato proposto – che attraversa una zona delicatissima – potrebbe aprire la porta a futuri allargamenti.

Insomma, dare il via libera a quest’opera significherebbe ignorare le segnalazioni di pericolo, i pareri tecnici negativi, e soprattutto la volontà espressa da migliaia di cittadini, appassionati, esperti e semplici amanti della montagna. Fermarsi, invece, significa riconoscere che la montagna non ha bisogno di nuove strade, ma di rispetto. Di visione. E di coraggio nel difendere ciò che resta del suo silenzio.

Il vallone di SEA descritto dal FAI (Fondo Ambiente italiano)

Il Vallone di Sea è uno straordinario esempio di scenario incontaminato delle Alpi italiane e rappresenta uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Un vallone aspro e selvaggio che parte dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (Torino), posto a 1219 m, e arriva, dopo circa 10 km, ai 3100 m del Colle di Sea, segnando il confine di Stato con il dipartimento francese della Savoia, nella Haute Maurienne, oltre che il confine idrografico tra la Stura di Sea e l'Arc.

Un ambiente che si trova, quindi, molto vicino a due realtà naturalistiche di grande fama: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, che si trova nell'attigua Valle di Locana, posta a nord, e il Parc National de la Vanoise, posto a ovest, in territorio francese.

Il nome "Sea" deriverebbe dal verbo in lingua francoprovenzale, parlata nella valle e nella confinante Savoia, "sèyé", che significa “falciare”. La montagna sembra infatti “falciata” dalla lama di una gigantesca falce da fieno. Di qui la dicitura locale "seia"e quindi "sea".

Plasmato dalle forze della glaciazione, il Vallone di Sea è caratterizzato da ripiani glaciali intervallati da gradini di valle (come il celebre Passo di Napoleone) e bacini sospesi, regalando a chi lo percorre scorci unici ed inaspettati, in un continuo alternarsi di ripide rocce, pianori e dirupati versanti, segnati da vertiginose cascate.

Il vallone venne percorso, nel corso dei secoli, per raggiungere la vicina Francia ed è stato oggetto di numerose leggende.

Grazie alle sue pareti ricche di fessure e di spigoli strapiombanti (in particolare nel primo tratto), offre una grande quantità di vie di arrampicata – alcune molto tecniche – per gli appassionati di questo sport, facendone un vero e proprio paradiso, sempre più conosciuto a livello nazionale e internazionale.

Curiosi sono i nomi delle pareti, spesso fantasiosi e mitologici, come ad esempio "La parete dei Numi – Bec Cerel", "La Torre di Gandalf il Mago" (le forme della roccia somigliano al volto del Mago del “Signore degli Anelli”), "Il Droide", "La Sfinge" e "Lo Specchio di Iside".

Il Vallone di Sea è uno dei pochi luoghi delle Alpi in cui vi sia stata produzione di paesaggio letterario. Questo grazie all’alpinista e scrittore Gian Piero Motti, che pur senza mai arrampicarvi, seppe animare le “strane rocce”battezzandole una per una, facendo ricorso al mito e ispirandosi a Novalis, Mailer e Tolkien.

Un’esperienza nota non a caso come il periodo delle “Antiche Sere” (1977–1983), in cui si possono ravvisare tutti gli elementi del romanticismo: visione, contemplazione, evocazione, empatia, estetica.

Fu poi Gian Carlo Grassi ad aprire questo mondo agli arrampicatori negli anni Ottanta, esplorando la maggior parte delle pareti e creando il “Sogno di Sea”.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori