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Ferrari, l’acqua per il tè è pronta. Le gomme no

Hamilton sbotta via radio, Leclerc si perde per strada, Sainz si smarrisce nei fondi della classifica. A Miami va in scena l’ennesimo disastro firmato Maranello: lento, prevedibile, imbarazzante

Ferrari, l’acqua per il tè è pronta. Le gomme no

Hamilton (Instagram)

“Fatevi una pausa tè mentre ci siete.”
Così ha sbottato Lewis Hamilton in radio, mentre si consumava – in diretta mondiale – l’ennesimo fallimento strategico della Ferrari. Ma quale pausa caffè. Qui si parla proprio di tè, con le tazze in ceramica buone, il piattino sotto, le bustine da lasciare in infusione tre minuti esatti, e magari pure un dolcetto, visto che tanto, in pista, non si corre. Si sopravvive.

Siamo a Miami, tra yatch scintillanti, vip che non conoscono le regole della bandiera blu e una pista che prometteva spettacolo. Peccato che il vero intrattenimento sia arrivato, ancora una volta, dalla tragicommedia messa in scena dal box rosso. Leclerc e Sainz, più che piloti, sembravano comparse in una sit-com scritta male. E il pubblico – quello vero, quello con il cuore rosso Ferrari – ormai ride amaro.

ferrari

La sprint del sabato è l’ennesima illusione. Hamilton riesce a prendersi un terzo posto, per carità, ma solo grazie alla sua esperienza e a una buona dose di fortuna. La monoposto? Sempre la stessa. Una SF-25 che in rettilineo fa ridere i polli e in curva piange pietà. Le gomme non si scaldano, l’anteriore pattina, il posteriore sfarfalla, il bilanciamento è un incubo.

E infatti le qualifiche sono un disastro annunciato. Leclerc ottavo, Sainz dodicesimo. In Ferrari si parla ancora di “finestra di temperatura”. Ma qui la finestra è spalancata sul vuoto.

E allora arriviamo a domenica, che nel paddock Ferrari è ormai sinonimo di “passerella di mediocrità”. Inizia la gara, ma è già finita. Leclerc resta impantanato nel gruppone, senza ritmo e senza speranza. Ogni curva è una supplica, ogni rettilineo un’occasione mancata. Il degrado gomme è ingestibile, ma tanto anche la strategia fa acqua. E poi c’è lui, Hamilton, che scalpita.

Sta dietro Leclerc, ha gomme migliori, chiede di passare. E il team? Il team ci pensa. Poi ci ripensa. Poi prende un biscotto. “Fatevi una pausa tè mentre ci siete”, dice Hamilton in radio, con quella britishness che suona come una coltellata.

Alla fine lo fanno passare, certo. Ma tardi. Troppo tardi. Le gomme sono già cotte e Charles si riprende la posizione. E lì, ciliegina sulla torta, arriva Sainz da dietro. E Hamilton, stanco, sarcastico, alza il sipario sull’ennesimo atto tragicomico: “Che facciamo, lasciamo passare anche lui?”

Alla fine, Verstappen vince. Norris trionfa con una McLaren che vola. La Ferrari? Fa tappezzeria. In un circuito cittadino che premia le squadre organizzate, il Cavallino s’inciampa sulle sue stesse gambe. Ancora.

A fine gara, lo show continua dietro le quinte. Fred Vasseur affronta Hamilton. Lui si difende, dice che è solo passione, voglia di vincere. Ma la verità è che la Ferrari è una squadra in confusione permanente. Strategie improvvisate, gerarchie indefinite, comunicazioni da dilettanti.

Leclerc si dice sereno, ma si vede che ha la luna storta. Sainz ormai pare avere un piede fuori da Maranello. E Hamilton, fresco d’ingaggio, si ritrova già a fare da allenatore, psicologo e pilota, tutto insieme.

E allora, sì, forse un tè se lo meritano davvero. Un tè amaro, però. Senza zucchero. Per digerire l’ennesima figura barbina. Ma attenzione: servito caldo. Perché a differenza delle gomme Pirelli della SF-25, almeno quello deve avere la temperatura giusta.

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