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Frank vs chitarra: Ivrea divisa tra canottiera mimetica e cena al sacco

Venerdì sera di ordinaria follia urbana: tra saluti ambigui, tavolini pieghevoli e reel virali

Frank vs chitarra: Ivrea divisa tra canottiera mimetica e cena al sacco

il raduno di Mascia

Tutti in stazione a far la guardia contro il degrado e altrettante (più o meno) al Movicentro a difendersi… col tupperware. La città, venerdì sera, ha vissuto l’ultima puntata della sua saga tutta eporediese: La sicurezza spiegata su Facebook contro la sicurezza vissuta a pane e salame.

Da una parte Frank Mascia, al secolo Franco Masciandaro, fruttivendolo-influencer, ex candidato leghista a Settimo Torinese, ex pugile e attuale giustiziere del disagio con vocazione per i reel virali, i ganci destri e – di tanto in tanto – per il saluto romano.

Dall’altra “La città Si-cura”, organizzata dagli amici dello Zac!, manifestazione alternativa a suon di chitarra che ha riempito il piazzale del Movicentro di sedie pieghevoli, risate, termos e buoni sentimenti.

Due visioni del mondo, due Italie che non si parlano ma si sfiorano appena: quella del presidio virile, della maglietta attillata e delle ronde chiamate “Angeli del Bene” (bontà loro), e quella della cittadinanza attiva col plaid a quadri, i calzini di spugna e la citazione di Edoardo Bennato (“e chi può farle del male…”).

 

Sul lato Corso Nigra, Mascia e i suoi hanno preso posizione sugli scalini della stazione: una trentina secondo la questura, una settantina secondo gli organizzatori, quarantotto e mezzo secondo i passanti distratti. Tra i presenti, anche Gabriele Garino, ex FdI, e qualche arancere nostalgico. Nessuno ha invaso i binari o imbracciato manganelli: hanno parlato, ascoltato e – incredibile a dirsi – non hanno fatto i “destroidi”, parola dell'ex consigliere comunale Gabriele Garino.

A pochi metri di distanza, dentro il Movicentro, l’altra Ivrea: gente sorridente, strumenti musicali, pasta fredda e gioco della dama. Una contro-manifestazione pacifica e dichiaratamente “anti-allarmista”, pensata per occupare lo spazio pubblico con la presenza, non con la paura. Una festa da campeggio urbano, condita da un pizzico di retorica progressista, anche se il Pd non c'era: “Riprendiamoci le nostre città… con la forchetta e la racchetta”.

E poi c’è lui, Frank, che ormai si sente a casa ovunque ci sia una telecamera e una fontana rotta. Dopo il foglio di via da Torino, il nostro fruit influencer ha deciso che Ivrea meritava la sua attenzione. Il presidio, stavolta, era autorizzato.

L’impianto narrativ? Sempre lo stesso: degrado, insicurezza, disagio, “la gente è stanca” e via dicendo.

La novità? Lo sfottò col sorriso: «Non vado a Rebibbia, scendo a Ivrea», ci aveva detto con la nonchalance di un venditore di mandarini al mercato. «Se il consigliere ci tiene tanto alla sua città, gliene regalo un chilo» s’era lamentato con noi qualche giorno fa al telefono.

Già, perché Massimiliano De Stefano, consigliere comunale, non l’aveva presa benissimo: “Speriamo sbaglino treno”, aveva commentato di fronte alla notizia del presidio. E poi: “Non abbiamo bisogno di quattro sfigati”.

Una dichiarazione che aveva subito attirato consensi (e risate) e trasformato Frank in una specie di martire del Daspo.

Che poi, per lui, tutto fa brodo: «Le provocazioni funzionano», ci aveva ammesso candidamente. «Con i video del ventennio ho fatto 11 milioni e mezzo di visualizzazioni. E poi quel braccio alzato era la sinistra...». Quasi quasi ci credevamo.

La domanda ora è: Ivrea da che parte sta? Con i reel o con le chitarre? Con le dirette Instagram o con le citazioni di Bennato? Con i mandarini o con il cous cous portato da casa?

La verità, come sempre, è che alla fine non è successo niente. L’unico che si è effettivamente preoccupato, o almeno così ha detto e lo ha detto sui social in tutte le salse, fors'anche in modo strumentale, è il presidente del consiglio  Luca Spitale. Secondo noi, ha davvero sperato che la cosa finisse a schifo per poi incolpare quei consiglieri comunali da mesi molto agguerriti sul tema sicurezza…

Gli è andata male. Un po’ di gente in giro, qualche video, due cori, zero scontri. Ognuno ha recitato il proprio copione e Ivrea, come spesso accade, è rimasta lì, divisa tra chi la vuole difendere con le mani, chi con la tombola serale, chi rompendo le scatole al sindaco Matteo Chiantore, alla maggioranza Pd e al presidente Luca Spitale, tutti i giorni da qui alla fine del mandato, chiedendo più vigili, più illuminazione, più telecamere...

Insomma, se la sicurezza è un problema, il teatrino non è parte della soluzione.

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