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27 Marzo 2025 - 10:17
È tutta colpa di Putin! Vuole comandare e ha occupato tutto!”
Così, al telefono, un signore che ci ha chiesto di non rivelare l'identità. Ha una voce chiara, precisa, e soprattutto convinta.
Non è un esperto di geopolitica internazionale, né ci vuole raccontare un convegno di politica estera.
Non siamo a Kiev, né in qualche sala stampa del Cremlino. Siamo a Ciriè. E il teatro di guerra è il Punto Incontro Anziani ‘Carmela Vizzuso’.”
A quanto pare, il “Putin” in questione non è il presidente russo, ma uno degli anziani iscritti, ribattezzato così – tra ironia e veleno – da chi non ne sopporta il piglio decisionista.
Benvenuti nella più surreale delle guerre di quartiere. Una guerra fatta non di armi, ma di regolamenti letti a modo proprio, chiavi che non vengono restituite, sguardi di fuoco, liste elettorali per il rinnovo del coordinamento e boicottaggi.
Una guerra combattuta all’interno di un centro sociale nato con tutt’altre intenzioni: offrire un luogo di aggregazione, serenità e attività ricreative per gli over 50. E invece oggi si litiga su tutto. Su chi comanda, su chi ha le chiavi, su chi deve parlare, su chi deve stare zitto. Altro che tombola e briscola.
Nel bel mezzo, a provare a ricucire i rapporti e riportare la calma, si trova l’Amministrazione comunale guidata dalla sindaca Loredana Devietti, che ora prende pubblicamente posizione e lo fa con un lungo intervento dai toni fermi ma misurati.
“Ciò che sta accadendo al Punto Incontro Anziani di Cirié è oggetto di attenzione e di lavoro da parte degli uffici e dell’Amministrazione comunale, e mia in particolare come Sindaco, da diverso tempo...”, premette.
In effetti, i tentativi per evitare il naufragio del centro sono stati molti. L’assessore al patrimonio Barbara Re, il responsabile tecnico Enrico Ghibaudo, l’Ufficio Cultura, le associazioni di volontariato: tutti – dice la sindaca – hanno lavorato per mesi per trovare una via d’uscita a una situazione sempre più tesa.
Il centro “Carmela Vizzuso”, che occupa un immobile comunale in via Rosmini, è regolato da un documento approvato dal Consiglio comunale nel lontano 1999. Il regolamento prevede l’autogestione attraverso un gruppo di coordinamento eletto dagli iscritti. Fino a pochi anni fa, tutto filava più o meno liscio. Poi il clima è cambiato.
Il Comune, da tempo, promuove un modello partecipativo ma responsabile: “Abbiamo sempre voluto responsabilizzare i membri del gruppo e promuovere un ambiente di collaborazione”, spiega la sindaca. Ma negli ultimi tempi, “sono emersi contrasti e dissapori che abbiamo cercato in ogni modo di dirimere”.
E così, a fine 2024, si è deciso di coinvolgere una cooperativa sociale con un progetto più ampio sull’invecchiamento attivo. Obiettivo: riportare ordine, rilanciare le attività, offrire anche un supporto tecnico e organizzativo.
Si è partiti dalla registrazione degli utenti, “per garantire trasparenza e corretto accesso ai servizi”, e per preparare nuove elezioni del coordinamento. Elezioni che si sono svolte all’inizio del 2025, per dare un segnale di cambiamento e introdurre un ricambio necessario. È stata anche redatta e condivisa una bozza di codice etico, per cercare di regolare comportamenti e rapporti interni.
Tutto inutile. “Nonostante la nostra buona volontà, le ore impiegate, le risorse spese, le ‘fazioni’ degli iscritti non accennano a cambiare comportamento e a parlarsi civilmente”, dichiara sconsolata Devietti.
Lo scontro, infatti, ha raggiunto livelli grotteschi: le chiavi del centro, che sarebbero dovute essere consegnate al nuovo gruppo eletto, sono rimaste in ostaggio, e a gestire gli accessi sono stati chiamati addirittura dipendenti comunali e volontari esterni.
La sindaca è chiara: “Pensiamo che il centro fornisca un servizio essenziale per tanti anziani, e che la maggior parte di loro nulla abbia a che fare con le beghe dei più animosi. È per loro che continueremo a lavorare”.
Ma il tono si fa netto quando si parla delle possibili conseguenze: “Il tutto però deve partire da una presa di coscienza da parte di alcuni utenti. A nulla servirà proporre possibili intese se non saranno loro per primi a trovare un accordo”. E l’ipotesi di una chiusura temporanea del centro non è più un tabù. “Se deve passare da lì, lo faremo”, avverte Devietti.
Infine, un promemoria non da poco: “La disponibilità del luogo, delle utenze, la pulizia dei locali… tutto è a carico del Comune. In cambio chiediamo solo educazione e rispetto reciproco”.
Nel frattempo, la città osserva e commenta. Qualcuno ci ride sopra, altri si indignano, molti si chiedono come si sia potuti arrivare a questo punto. Intanto, in via Rosmini, il Punto Incontro è diventato il simbolo involontario di una fragilità sociale che riguarda tutti: quando i luoghi della socialità perdono la bussola, quando il confronto si trasforma in conflitto permanente, nemmeno la terza età è al riparo dalla tossicità del potere. Anche se si tratta solo di scegliere chi organizza le gite o serve il caffè.
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