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Ti sei mai chiesto cosa faresti per amore? A Torino qualcuno vuole una risposta.

Misteriosi fogli bianchi con la scritta "Cosa faresti per amore?" apparsi in tutta la città. Arte, pubblicità o provocazione? L’interrogativo scuote le coscienze e lascia spazio a desideri inespressi

Torino

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Sui pali della luce, sui muri consumati dal tempo, dietro i segnali stradali, persino sui banconi dei bar e delle caffetterie. Fogli bianchi, scritti a mano – o almeno con un font che li imita – con una domanda che sembra quasi sussurrata da un vecchio poeta o da un innamorato senza risposta: Cosa faresti per amore?

Non si sa chi abbia invaso le strade della città con questo interrogativo. Una campagna pubblicitaria geniale? Un’opera di street art dal sapore sentimentale? Un esperimento sociale firmato da qualche artista anonimo o da un gruppo di romantici postmoderni? Chiunque sia stato, il suo gesto non è passato inosservato. Le persone si fermano, leggono, qualcuno scatta una foto e la condivide, qualcun altro si perde nel pensiero.

Perché l’amore ha sempre questa capacità: si insinua, colpisce all’improvviso, risveglia ricordi, desideri, paure. E questa domanda così semplice e universale si fa spazio tra le preoccupazioni quotidiane, obbligando chi la legge a fermarsi per un istante e chiedersi: E io? Io cosa farei?

Potrebbe essere un’iniziativa artistica di Greg Goya, noto per le sue installazioni e per le sue domande aperte, capaci di trasformare le strade in pagine di un diario collettivo. Potrebbe essere una provocazione o un esperimento psicologico: quanti risponderebbero davvero con sincerità? E quanti hanno già una risposta che preferiscono tenere per sé?

C’è qualcosa di dolcemente inquietante in questi fogli sparsi per la città. Camminare e trovarne uno dopo l’altro dà la sensazione di una caccia al tesoro o di un enigma romantico disseminato nell’aria. È impossibile non collegare questa suggestione a certe atmosfere letterarie, come quelle evocate da Riflessi in un occhio d’oro di Carson McCullers, dove l’amore non è mai lineare e il desiderio è un nodo inestricabile di sguardi e silenzi. Un romanzo dove i sentimenti sono carichi di un’attesa frustrante, di passione inespressa, proprio come la domanda stampata su quei fogli misteriosi.

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Ma forse, più che all’amore, questi messaggi parlano di desiderio. Quell’elemento sfuggente e incerto che si colloca tra la paura e il coraggio, tra il pensiero e l’azione, tra quello che vorremmo dire e quello che invece rimane imprigionato nelle parole mai pronunciate.

Non è un caso che un altro inno all’ambiguità del sentimento porti la firma dei Velvet Underground: Some Kinda Love, una canzone che gioca sulle infinite sfumature dell’amore e dell’attrazione, su ciò che si può avere e ciò che invece resta sospeso, irraggiungibile. "Tra il pensiero e l’espressione passa una vita", canta Lou Reed, e in effetti la risposta a quei fogli anonimi potrebbe trovarsi proprio lì, nel limbo che separa ciò che sentiamo e ciò che riusciamo davvero a dire.

Perché l’amore, alla fine, non è una risposta. È una domanda continua. E qualcuno, in questa città, ha voluto ricordarcelo.

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