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La voce che mi ha salvata: la storia di Alessia e Laura Pausini

Tra violenza e rinascita, Alessia Pizzuti racconta il suo percorso con l'augurio di incontrare altre anime che siano pronte ad aiutare

La Luce per Alessia Pizzuti

Alessia Pizzuti e Laura Pausini

"Non credere che non verrà una canzone a dirti la verità, fidati di me." Queste parole, cantate da Laura Pausini nel brano Fidati di me, risuonano oggi come un messaggio potente, un faro nella notte per chi cerca di spezzare le catene di una vita segnata dal dolore.

Per Alessia Pizzuti, torinese di 42 anni, madre di due figli, quelle parole sono state un’ancora di salvezza, un appiglio per risalire dal fondo di un abisso fatto di violenza domestica, umiliazioni e anoressia nervosa.

La storia di Alessia non è solo quella di una sopravvissuta, ma di una donna che ha trovato nella musica e nell’empatia di una persona straordinaria il coraggio di rinascere. Laura Pausini, ben prima di essere un’icona della musica internazionale, è stata per Alessia una voce amica, un rifugio, una presenza che ha fatto la differenza quando tutto sembrava perduto. “Non è solo che fosse Laura Pausini, una cantante già famosissima all’epoca. Chiunque può essere quella mano tesa. Basta ascoltare e agire”, racconta Alessia con gratitudine.

Il calvario di Alessia comincia in un contesto familiare che, almeno all’apparenza, sembrava normale. “I miei genitori si amavano, o almeno così sembrava. Ma la violenza non si manifesta subito. È un lento processo che cresce nell’ombra, fino a diventare impossibile da ignorare”.

Le prime manifestazioni di abuso arrivarono quando Alessia aveva appena sei anni. Le urla, le botte, il controllo costante. Per lei e sua madre, quelle violenze erano una punizione continua, un inferno quotidiano dal quale non sembrava esserci via d’uscita.

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La situazione precipitò quando il padre di Alessia perse il lavoro come rappresentante di libri. La rabbia, l’insoddisfazione e il senso di fallimento lo trasformarono in un uomo sempre più instabile. Cambiò lavoro, trovando impiego come guardia giurata grazie ai contatti della moglie, ma quella stabilità economica non portò pace. Anzi, aggravò il clima di terrore: “Un soggetto instabile con un’arma in mano. Era come vivere in un campo minato”, ricorda Alessia.

Mentre Alessia subiva violenze fisiche e psicologiche, sua sorella più giovane veniva protetta dal padre. “È strano dirlo, ma nelle famiglie con più figli, spesso c’è un ‘prescelto’ che diventa l’alleato del carnefice. Mia sorella, probabilmente per difendersi da ciò che viveva, ha rinnegato me e la nostra madre. È stato un doppio tradimento.”

In questo contesto di sofferenza e isolamento, la solidarietà che Alessia sperava di trovare tra amici e parenti non arrivò mai. “Molti sapevano, ma nessuno ha fatto nulla. Alcuni dicevano che era colpa nostra. Altri arrivarono persino a proporre un esorcismo per mio padre, rifiutando di vedere la realtà.” Questo clima di omertà rese ancora più difficile per Alessia e sua madre cercare una via d’uscita.

Poi, nel 1998, accadde qualcosa di straordinario. Durante una trasmissione radio, Alessia trovò il coraggio di chiamare in diretta e raccontare, seppur in modo velato, il suo dolore. Dall’altra parte c’era Laura Pausini, che intuì immediatamente la gravità della situazione. “Quella chiamata mi ha toccato profondamente. Ho sentito il bisogno di fare qualcosa. Da quel momento, non l’ho più lasciata sola”, ricorda Laura. Attraverso il telefono cordless che Alessia teneva nascosto nella sua stanza, Laura ascoltava tutto, diventando per lei una confidente e un’alleata. “Ho chiamato i carabinieri più volte, ho fatto tutto ciò che potevo per proteggerla.”

Quella connessione ha ispirato molti dei brani di Laura, come Io sì e l’ultima canzone Flashback. “La musica ha il potere di smuovere le coscienze. Ogni nota può essere una carezza, un grido di speranza, un invito a reagire.”

Ma la rinascita di Alessia non si è fermata alla musica.

Nel 2022 ha pubblicato il suo primo libro, L’eco della tua voce, in cui ha dato finalmente spazio alla storia di sua madre: “In quelle pagine c’è la sua libertà. Scrivere è stato il mio modo di darle voce, di darle giustizia.”

Presentazione del suo primo libro con a copertina, da sinistra a destra, mamma e figlia  

Nel 2024 è seguito La fenice di cristallo, un’opera che raccoglie storie di donne che, come lei, hanno trovato la forza di rinascere. “Non basta dire a una vittima di denunciare. Serve un sistema che le accolga, che dia loro sostegno psicologico ed economico. Dobbiamo costruire una rete di protezione, altrimenti il rischio è che tornino indietro, in situazioni ancora più pericolose.”

Oggi Alessia guarda al passato con una nuova consapevolezza.

“Ora che ho l’età dei miei genitori quando tutto è iniziato, capisco quanto sia importante spezzare il ciclo della violenza. Mio padre non era solo un carnefice, era anche una vittima. È stato picchiato da bambino, ignorato dai suoi genitori. Questo non lo giustifica, ma mi aiuta a capire come si tramandano certi comportamenti.”

Il messaggio di Alessia è chiaro: per cambiare davvero, bisogna intervenire alla radice.

“Non dobbiamo solo aiutare le vittime, ma anche educare chi rischia di diventare carnefice. È un lavoro lungo, ma necessario se vogliamo una società più sana.”

E nel frattempo, Alessia continua a tendere quella mano che una volta ha trovato in Laura Pausini, dimostrando che anche dal buio più profondo si può rinascere.

Alessia Pizzuti verso la Luce con il suo libro : "L'eco della tua voce " 

 Abbraccio tra Alessia e Laura durante il world tour 

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