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Settimo

Una piazza per Sergio Ramelli, ucciso a colpi di chiave inglese e vittima dell'odio politico

"L'unica colpa del ragazzo fu quella di aver condannato gli omicidi delle Brigate Rosse"

Sergio Ramelli

Sergio Ramelli

Il 13 marzo del 1975, Sergio Ramelli, un giovane appena maggiorenne, faceva ritorno a casa in via Amedeo a Milano. Qui, venne assalito e picchiato con una chiave inglese (Hazet 36) da un gruppo di circa 10 persone, riconducibili all’area più estrema dell’antagonismo dell’epoca. 

Il 29 aprile, dopo 48 giorni di agonia trascorsi nel reparto di neurochirurgia del Policlinico di Milano, Sergio Ramelli morì. Era una vittima dell’odio politico. 

La colpa del ragazzo fu di aver dichiarato, durante la scrittura di un tema scolastico, la ferma condanna nei confronti degli omicidi perpetrati dalle Brigate Rosse. 

“Da una sommaria ricerca della toponomastica comunale - afferma Antonio Borrini, consigliere di minoranza settimese - risulta che in città non sia dedicata nessuna piazza, via o giardino a Sergio Ramelli. Chiediamo alla maggioranza di avviare le pratiche per l’intitolazione di una strada, o una piazza, proprio per Ramelli e tutte le vittime dell’odio politico”. 

Antonio Borrini, consigliere di minoranza di Settimo

“Negli anni la storia di questo ragazzo è stata oggetto di spregevole mistificazione e, in un clima di negazionismo, la sua famiglia continuò a subire chiamate anonime e minacce. Solo dieci anni dopo arrivarono i primi arresti e pentimenti - aggiunge il consigliere - il 16 maggio 1987, tutti gli imputati furono giudicati colpevoli di omicidio preterintenzionale. La libertà di manifestare il proprio pensiero è un diritto dell’uomo: questo drammatico evento può rappresentare un monito per le future generazioni affinché episodi simili non si verifichino più, garantendo la libertà d’espressione e assicurando il ripudio di ogni forma di violenza” .

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